Reggere il capo del Cristo,
detergergli le ferite
con l’acqua del mio mare
dove le alghe danzano
al ritmo della risacca.
Avrei voluto ripiegarne la veste
e, rammendarne le toppe
perché pure la veste di un martire
ha gli odori della pelle e i segni dei giorni
distesi sulle pietraie
e, sui prati verdi ammantati di fiori.
Da uomo è stato proclamato Dio. | 
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Non credo come crede mia madre,
non frequento più i templi
con i suoi sacerdoti.
Leggo con piacere le parabole di Cristo
semplici come lo sono io
e, penso a Dio che non sorrideva.
Onoro in solitaria preghiera Dio
nelle bianche pezze dell’infanzia
stretto tra le amorevoli braccia
della mamma e delle mani callose del papà.
Non aggiungo altro.
Tutto qua. | 
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Nel quotidiano della vita,
quando la gioia colma
e, la malinconia morde il cuore:
una preghiera recito a memoria.
Me l’ha insegnata mia nonna.
Intensità e armonia
nella parola viva.
Un peso rotola via,
voglio credere, piangere, ridere
ed è un lieve istante
non distante dal cuore
senza il cappuccio della misericordia
la mia preghiera solitariamente condivido
solo con Dio. | 

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Solo grazie a te mio Signore
partecipo al rito dell’amore
che si compie a tutte le ore.
Le mistiche estasi.
Le visioni.
Le apparizioni.
Sono i tradimenti
alle tramandate parole.
La dolce nostalgia della consolazione
mai mi abbandona.
Non entro nel tempio,
ti prego all’aperto perché mi concedi
di arrivare dove la bellezza prepara l’altare
dove non si celebra, ma, si ama.
Si apre il cuore,
si rigenera l’animo
quando osservo la tua opera
mirabile Scultore delle coscienze
forgiate dalla tempra del tuo sacro Cuore.
Percorro il tragitto dell’incanto
in compagnia di chi
ama la visione vera e concreta
di Madre natura.
Quante bellezze non circoscritte
ci offrono le emozioni
per vaste visuali d’amori
che interagiscono con i cuori.
Questa meraviglia non esisterebbe
se non fosse stata forgiata
da mano operosa e mente gloriosa. | 

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Non c’e niente di studiato
se non entri e, stai fuori
appoggiato al colonnato.
Son certo,
non hai ripudiato lo spirito,
hai solo alleggerito
il peso del tormento
nel dire: non entro.
Incentro il pensiero mio
nel tuo e, sono contento.
Perché non è il pretesto
di un atto dovuto.
Solo, puro sentimento
nei confronti di Dio
che tu manifesti
all’aperto. | 
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Amava andare in chiesa a tutte le ore
a pregare con devozione
nostro Signore.
La mano tende per offrire
e, il cuore terso dal frastuono
si nutre d’amore a tutte le ore.
Tra i sipari delle tue labbra
le parole si offrono timorose
al nostro Signore.
Il tuo appello d’amore
nel chiuso del tempio
rivolto è al Signore.
Il mio personale invito a pregare
si effonde nel verde
e nel mio camminare
e, con tanta bellezza nell’azzurro del mare.
La vita viva
nel bosco di Faggio
è un invito solenne
che il cuore ravviva
con preghiera giuliva.
L’immensa gioia della spensieratezza
nell’animo divampa
e dolcissima emana
preghiera sincera
dal primo mattino
al far della sera. | 

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Apri il cuore e respira
l’aria dicembrina,
osserva la volta
e, la potenza d’amor
che in essa si desta
per festeggiar insieme
questa ricorrenza.
Un cereo bagliore di luna
sopra il nostro capo
nel far del mattino discende
e, il vivo ricordo
giungerà alle stelle.
Leviamo al Signore l’osanna
senza clamore e, con sereno amore
per quel che possiamo
tendiamo
come egli ci ha insegnato
la mano.
Forza; senza nessuna paura,
senza preclusione,
solo con nostra gran soddisfazione
partecipiamo compatti al compleanno del Messia
e così sia. | 

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Ti elevi nei cieli,
aneli ai cuori casti amori
e, il fiato tuo è beatitudine;
bagliore d’amor giunge
dal tuo viso
come potrei non credere
di non poterti raggiungere
in paradiso?
Senza nessun timore
a Te mi affido
e, con fierezza mi vanto
di questa mia certezza. | 

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Perché mai conteggiare quanti sfregi sul corpo, appaiono evidenti?
Per quale ragione, a me misteriosa, l’ombra che ingombra
ai miei occhi appare, come dignità regale di spine?
Per quale scopo?
La Tua natura è la liberazione dall’oppressione?
Forse il martirio da Te patito
è la vicinanza che annulla la distanza?
Vorrei mi parlassi al cuore
nel tempo dell’anniversario perpetuo
della Tua resurrezione. | 

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Dal cuor potente si eleva la voce
per disperdere quell’ombra mortale
inanimata.
Ai marosi Tuoi, mio Signor
deleghiamo i pensieri
confidando negli aliti dei venti
e, traguardar con costanza
la luminosa via.
E, nei frangenti dell’amor
gettiamoci noi,
figli Tuoi. | 

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Non nella ressa e neppure nella confusione
si libra in volo preghiera d’amore.
Solo Lui può ascoltare
la parola dettata
da alma cosciente
che rivolte al Padre
è riverente.
Tutto il contorno pare esagerato
per l’incontro filiale
con chi ci ha creato.
Predisposti all’ascolto,
il vento sussurra
la parola bonaria
della Divina famiglia.
Ripetere sempre la stessa canzone
non giova a nessuno; che delusione.
Quando nel tempio il sacerdote dettava,
la convenienza era associata
non tanto all’architettura universale
che Cristo ha tracciato
per un percorso solidarizzato.
E’ l’accoglienza, il paradiso terrestre
di chi con slancio verso l’altro si protende.
Forse sarà pura follia,
di certo non è una fantasia. | 

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Si affacciò brillando
l’accesa luce del mattino
ancora pregna del canto vespertino.
E, ricordando lo stupor
nel sentir le litanie abitudinarie
stringendo il manto lindo sciolto
canta al mar
e, amor gli spende in volto.
Controvoglia al canto del vespro
essa si richiudeva
e, al far del giorno
risorgendo, ribolliva di felicità
per illuminare l’adolescenza
d’amore e di allegria.
La rena, nella baldoria
sembrava rinata
e piena di vita;
gocce saline su ciottoli multicolori
al pari di lacrime di fine brina
sulla riva del mar
si ravvivan.
Guardò con stupore
viva e rosata figura
di ragazza innamorata
della chiara natura.
Scorse un bambino
che cogliendo un sassolino
con vivo desiderio
lo lanciò nel mar
con suo sollievo.
Vide brillar al chiaro della sua luce
capelli biondi e neri
bagnati dal mare
perso nei suoi pensieri.
Non più suppliche al far della sera
per goder in pace
la fede vera. | 

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Nella quiete dell’agonizzante chiarore
Fasciata da quella luce strana
Il volto della Madonna,
Appare a chi il capo alza
E verso il cielo guarda.
Nel giorno del dolore
Come quello della contentezza
Palpita all’unisono
Il nostro e il suo cuore
In tutta tenerezza.
La pace in quell’istante
E’ antidoto al velen celato
Da quelli che dall’odio
Han l’animo contaminato. | 

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Al ricomparire del Sole
Si rasserena nell’albore
Il colore del giorno.
Gravita il ricordo
E la speranza lungimirante
Attende.
Sospinto dall’amore
Prospero si sviluppa il seme
E l’annunciato risultato
E’ il compenso del creato. | 

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Il cammino
Percorro il lastricato.
Implorando il tuo sostegno.
Nel tempio sacro
Incauto pesto una pietra sepolcrale
“ 28 settembre 1958”.
Genufletto spontaneamente
In onore all’uomo.
L’occhio abbagliato
Dalle teche colme
D’immagini in oro zecchino
Con gelosia sorvegliate.
Ossa.
Glorificazione di torture.
Negli ornamenti lignei dei confessionali
Si dispensano penitenze e assoluzioni.
Seggo sulla panca sporgente.
Alla tomba.
Alle preghiere sincere.
Io. Prono in raccoglimento.
La moltitudine guidata
Alla scoperta dell’arte
Come a una mostra.
Vaporosa la guida
Traccia la via.
Schivando. Le potenze contrarie.
Le vergogne.
Non tolgo dal cuore
Il fazzoletto rosso
Al termine del viaggio
Nel tempio millenario! | 

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Innalzerai delle epoche le cime
dell’onestà infiammerai la luce
che rischiara il mortale sentiero
e con la Tua unione
all’esteso cielo, alla terra al mar
urlerai: PACE!
Solo al grido Tuo
la moltitudine si scrollerà di dosso
quella paura seminata su grani dolorosi
che ancora aspetta d’esser vinta
dalla vergogna del rimorso
che i nostri padri ingrati
verso Te hanno compiuto.
Scandiranno cori di letizia
tutti i figli, i padri, le madri
e il tuo fecondo respiro
sarà il Tuo perdono o Cristo. | 

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Celestiale il cielo
granulato di dolore
dove il sospiro alitato
come soffio vitale
alimenta il dolore.
Madre dell'uomo.
Delicato il sospiro,
il giorno s'imprigionò,
la luna si nascose,
ma non l'ultimo spasimo
tra il martirio e l'amore divino.
Madre dell'uomo.
Mai e poi mai
debba ripetersi il passato
Madre dell'uomo. | 

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Quanto sacrificio
il buon Dio
deve aver fatto
per posare la luna in cielo
perché la sua bianca scia
restasse traccia
d’una promessa condivisa,
lucente e radiosa
dal puro e casto profumo
della dolce vergine Maria.
Eppur oggi al mistero radioso
una veste nuziale consunta
al rintocco di silenziosa campana,
vespri e salmi appannati
dall’abbandono regale
di chi non sa più pregare.
Il Tuo splendore,
mistico fiore del giglio
è la redenzione dal rifiuto
del distacco alla vita terrea
per giungere penitente
a cogliere la luna
e l'inebriante sensazione
di toccare le stelle. | 

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Un suono nuovo
s'alza al cielo
voce di perdono,
pianto, preghiera.
Suoni di festa
irrompono nell'azzurro,
il mare accoglie
le celestiali musiche,
la dolce prece dell'Ave Maria
è un inno alla vita.
Quando scende la sera
il suono di umili campane
invita le genti alla preghiera,
armonia, gioia, oblio
sono il desiderio della pace
promesso al mondo
dal risorto Dio. | 

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Inebri l'animo della tua celestiale immagine,
doni gli effluvi dei tuoi splendori
avvolgi tutti i pensieri
di tristi cuori
e, in un istante
la vita rimembra.
Oasi di pace.
Azzurri gli orizzonti
che gli occhi attoniti scrutano,
la tua immensa beltà
si contempla nell'immensità
che il Signore ti ha donato
rendendoti maestà divina
di tutto ciò
che Dio ha creato. | 

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Sulla cima di quell’incrollabile scoglio
in cui batte l’eterna marea
troneggi nitida in alto,
inviti all’antica preghiera.
Il mare con fremito alterno
s’infrange sulla bella scogliera
il vento, sussurra una nuova e dolce preghiera:
“del popolo sei il gemito,
dell’Eterno il sospiro
un suono felice esclama
un inno al magnifico Dio.”
Piantata la in alto
nessuno ti potrà scordare
da secoli attenta vedetta,
proteggi la gente di mare. | 

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Dell’animo umano cui conosci i misteri
con dolci respiri ne sveli i segreti,
visiti e proteggi con uguale misura
chiese, conventi e Madre Natura;
ti getti sul mondo seminando l’amore
inebri la mente di un lieve vapore
alito fecondo che entri nel cuore.
Avvolto di luce tra armonici canti
ti allietano in coro le schiere degli angeli,
conforti gli afflitti nei tristi tormenti
alberghi sovrano nei cuori ridenti,
il tuo soffio feconda il Verbo divino
che giunge sereno al ricco e al meschino.
Sei come l’anima, che per volere universale
comune è a ogni mortale. | 

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Francesco Rossi nato a Sestri Levante il 24/01/1958 Pensionato.
Terminata la scuola dell'obbligo nel 1974 assunto come operaio in una ditta, nel 1976 assunto in Fincantieri dove per 35 anni ho svolto la mia professione di operaio speciallizato. E' in quei anni che si completa la mia formazione culturale con l'impegno politico e nel movimento sindacale dove ho ricoperto vari incarichi senza mai tralasciare il lavoro manuale attivo che credo ho svolto con passione e profitto. Anni duri, sia per la giovine età che per le problematiche legate al mondo del lavoro in continua trasformazione. Scrivere poesie è oggi il mio passatempo preferito, condiviso con la lettura e le scarpinate sui monti. Cultore del libero pensiero in quanto credo che le sensazioni, le emozioni che ogni persona prova non hanno confini ma, spaziano nella magia della libertà individuale e collettiva. Nessuno ha il diritto a talpare le ali. In questo sito che mi è stato segnalato ho trovato uno dei tanti modi per condividere le emozioni con gli altri autori e, la lettura dei testi è sempre infinita fonte di piacere. Sposato con Rosanna, due figli Valentina e Marco e.........scrivo. Aprire le porte della nostra mente, approfondire le conoscenze e, cercare di capire, interpretare i pensieri e le speranze è sinonimo di conoscenza, sensibilità e passione. |
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