Imposte dai tempi
nella consapevolezza di quel che è intollerabile
alla tua dignità di donna, madre, custode.
Fantasticavo mentre nei vicoli m’inoltravo
e, il pensiero della tua sofferenza
era dominante.
Non posso pretendere la tua prossimità
perché questa la si conquista.
Conteggio la forza della tua interiorità
esponendomi alla percezione
del tuo tempo
confesso, senza alcuna eleganza morale.
Non sfuggo alla tentazione. Già. | 

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Si leva lo sguardo mio
sul compiuto, sull’incompiuto.
Suggestione?
Esiste razionalmente
l’armonia della natura
con quella del creato?
Ascolto il vento
ma voci concordi non sento.
Indocile, impenetrabile
quando si accanisce.
Solo quando il vento tace
la notte sul mare giace.
Quando il contrasto
senza mani di pietà
si ciba della sofferenza
la natura, a fatica respira.
Si deforma il tempo
supplice del cedimento
che si raccoglie in fiamma. | 

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M’insegue, mi opprime, mi tortura
questa dolente ferita brucia.
Nel silenzio della notte
un ronzio d’intorno al volto
e mi domando: perché tutto questo
ho d’intorno?
La danza delle ore nel seno della notte
mi accompagna nel torpore della mezzanotte.
Traccio l’ultimo pensiero
e lo dedico alla vita
prima della dipartita. | 

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C’è una figura sconosciuta,
l’oscurità si propaga,
la voce si spezza in lontananza.
Nel mare in tempesta
pure il vento parla.
La barca ondeggia!
La corrente cambia!
Non lo vedo, sono confuso,
uno scoglio a pelo d’acqua;
non lo evito,
sono troppo vicino.
E’ l’appuntamento
con l’oscuro! | 

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Scandisce il tempo,
fermo è il rintocco
che segna il momento.
Sfacciato come sempre mi avvio
con il respiro corto.
Lì mi aspetta lei
per un giro di danza. | 

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Un corto silenzio
sotto la volta celeste
e, un bisbiglio usciva
dalle labbra della luna.
Delicatamente, teneramente
si apriva la consapevolezza delle profondità
e, con lo sguardo a cercare
il punto d’incontro con gli altri
a prescindere dalle differenze e circostanze. | 
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Soffrente per ogni essere umano ucciso
si rattrista per il pianto di un bambino;
vivere con te è positivo.
Senza di te non sarei felice
e, la pioggia verserebbe copiose lacrime
per il mio infelice destino.
Non è un’anima come tante
perché severamente mi ricorda
la differenza tra amare e odiare,
respingere, accogliere,
includere, escludere.
Vive con me nell’interiore
è lei il mio custode. | 

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Il mondo intero non è una breve scena
data agli uomini come una fantasia.
C’è il sorriso, il pianto,
la gioia e il dolore.
Il cielo è presente
in ogni parte
con le sue alte penombre.
Oltre la piattaforma del gioco
è falsa la luce sulle ali della fama.
L’amore, la speranza, la bellezza
sono i doni floreali di madre natura.
I bagliori della fede,
della ragione, della fantasia
mostrano l’inquieta via. | 

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E’, dove ogni scintilla di vita risplende.
Nell’avventura della vita
dove lo spazio non si misura.
Nel dubbio che mette alla prova,
nella verità che abita nel cuore,
nel seme dell’oggi.
Per questo sentiment0 l’ho costruito.
Tra il presunto e il vero
e, nell’intimo lo conservo.
Lo omaggio della mia consapevolezza
finché sarò su questa terra. | 

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Zampillano e si rigenerano gli umori.
I chiarori dell’oggi
ne sono i contorni.
Allegri i giorni,
i piaceri, mirabili contorni.
Per noi che viviamo contenti
di quel che abbiamo
e, se Dio vuole,
nel domani c’incamminiamo. | 
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Mutazioni. Esseri umani.
Riciclati. Assoldati per costruzioni.
Di castelli in aria.
Esposti i cimeli sacri.
Per ammansire le immoralità.
Seduzioni.
Di esseri umani. | 

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Riandando e tornando
commiserando l’astio.
Inginocchiato, ho implorato
il cammino disperso.
Sopravvissuto nel freddo
compagno dell’albero
rigato dal vento. | 

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Rinchiusa nella prigione della tristezza
il tuo silenzio di grigiore si colora
e, la tua bellezza inesorabile si scolora.
Un male che opprime,
un gemito di dolore,
un grido d’aiuto
dal fondo del cuore;
soffrire senza parlare
e, il terrore assale
nelle aride giornate
che pur esse
per me non han colore. | 

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Parole di dolore che non hanno l’olezzo dell’uomo
nutrito tra i rifiuti delle incombenze
per timori, ossessioni,
tentativi d’amore,
desiderando, forse per promessa o per inganno
come il riflesso del sole
che colpisce l’occhio proteso a osservare
e poi l’estraneità,
questa malattia contemporanea
che si scioglie nell’attesa
senza nessun limite,
senza resistenza,
alternata a un brano, a un racconto,
forse un modo di dire
per non soffrire,
oltre le indulgenze
conservate in una ampolla di sangue
vestendo le attese,
denudando le promesse
alternando il salmodiare
con il melodico cantare. | 

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Lungo quel sentiero
trovai il gusto
del camminare a passo lento
e, del guardare.
Porsi ad un amico
la fatidica domanda:
racconta!
Lui mi rispose:
nego!
Allora decisi per il mio andare solitario
con il mio pensiero per compagno,
e, lo spirito a stringermi la mano. | 

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Francesco Rossi nato a Sestri Levante il 24/01/1958 Pensionato.
Terminata la scuola dell'obbligo nel 1974 assunto come operaio in una ditta, nel 1976 assunto in Fincantieri dove per 35 anni ho svolto la mia professione di operaio speciallizato. E' in quei anni che si completa la mia formazione culturale con l'impegno politico e nel movimento sindacale dove ho ricoperto vari incarichi senza mai tralasciare il lavoro manuale attivo che credo ho svolto con passione e profitto. Anni duri, sia per la giovine età che per le problematiche legate al mondo del lavoro in continua trasformazione. Scrivere poesie è oggi il mio passatempo preferito, condiviso con la lettura e le scarpinate sui monti. Cultore del libero pensiero in quanto credo che le sensazioni, le emozioni che ogni persona prova non hanno confini ma, spaziano nella magia della libertà individuale e collettiva. Nessuno ha il diritto a talpare le ali. In questo sito che mi è stato segnalato ho trovato uno dei tanti modi per condividere le emozioni con gli altri autori e, la lettura dei testi è sempre infinita fonte di piacere. Sposato con Rosanna, due figli Valentina e Marco e.........scrivo. Aprire le porte della nostra mente, approfondire le conoscenze e, cercare di capire, interpretare i pensieri e le speranze è sinonimo di conoscenza, sensibilità e passione. |
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