Era invisibile ai nostri occhi
non avevamo paura
poi, un operaio
trascinandosi con rochi spasmi
e, fame d’aria
sputò sangue. Morì |
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Sono ricolmo di dolore,
le sofferenze patite
sotto la cappa del lavoro
che per molti è stato
il tempo della morte. |
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Il mattino ingenuo
fece capolino
e, cortese ci alitò
il suo buonumore
che rimase con noi
per il resto delle ore. |
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Commerciabilità dell’appartenenza
adescata e nutrita dalla riverenza.
Goccia gonfia di rabbia
Dimenticata sulla passatoia
della prepotenza. |
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Tra ponti crollati
la morte mai è indecisa.
E’ improvvisa.
Ignara dei volti
colpisce ai fianchi
nei giorni dei destini. |
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La prima essenza della nostra felicità
è questa smaniosa complicità
sublimazione della nostra quotidianità. |
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Sotto un portico
su di un seggiolino di tela
seduto sta
e, tace in attesa
tra i pani di luna piena
per mendicar un sorriso
e qualche moneta. |
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Stratosferica emozione
mentre la terra
accelera il passo
e sull’asfalto
si dipinge il pianto
e, ogni respiro
è sollevato dal vento. |
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Tra scaglie di nuvole
lo spiraglio s’intravede
in quel cielo che nulla pretende
che accondiscendente coglie
le nostre mire
oltre le soglie dell’imprevedibile. |
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E’ l’onore del silenzio
che gentile non si piega
alla parola.
Audace dimenticanza
che si apparta fidata
nell’intimo dell’anima. |
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Arricciata da legami sinceri
alla vita pensa.
Disattesa.
Nello strapiombo si scaraventa
per vedere il profondo. |
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Invadenti le correnti
e, intrecci cosmici
ai calzari dei silenzi.
Mantelli celesti
adornati d’amori;
omaggi sinceri
di liberi cuori. |
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Accese fantasie
da dolcezze sussurrate
ai margini di abbarbicate ginestre.
Fioriture del cuore
pazientemente germogliate
nelle ore delle attese. |
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Minuscoli granelli
dispersi nelle fiumane
delle parole;
le attese,
sempre contese
offerte come un manto
per il singulto d’un pianto. |
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Per quanto tempo ancora
rivivrai il tuo sogno
gorgheggiando assoli
di buon mattino
quando vicino al tuo letto
c’è quello del tuo bambino?
Per quanti giorni ancora
ti sveglierai all’alba
provando nuove emozioni?
Quanti saranno i momenti
in cui troverai gli spazi
per i tuoi nascondigli?
Quando i tuoi lineamenti
saranno marcati dai tempi
che dirai?
Di quelle armonie fluenti
che palesi agli occhi miei contenti? |
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Francesco Rossi nato a Sestri Levante il 24/01/1958 Pensionato.
Terminata la scuola dell'obbligo nel 1974 assunto come operaio in una ditta, nel 1976 assunto in Fincantieri dove per 35 anni ho svolto la mia professione di operaio speciallizato. E' in quei anni che si completa la mia formazione culturale con l'impegno politico e nel movimento sindacale dove ho ricoperto vari incarichi senza mai tralasciare il lavoro manuale attivo che credo ho svolto con passione e profitto. Anni duri, sia per la giovine età che per le problematiche legate al mondo del lavoro in continua trasformazione. Scrivere poesie è oggi il mio passatempo preferito, condiviso con la lettura e le scarpinate sui monti. Cultore del libero pensiero in quanto credo che le sensazioni, le emozioni che ogni persona prova non hanno confini ma, spaziano nella magia della libertà individuale e collettiva. Nessuno ha il diritto a talpare le ali. In questo sito che mi è stato segnalato ho trovato uno dei tanti modi per condividere le emozioni con gli altri autori e, la lettura dei testi è sempre infinita fonte di piacere. Sposato con Rosanna, due figli Valentina e Marco e.........scrivo. Aprire le porte della nostra mente, approfondire le conoscenze e, cercare di capire, interpretare i pensieri e le speranze è sinonimo di conoscenza, sensibilità e passione. |
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