In un vassoio di cristallo
il fasullo appare vero.
Senza riposo
lavora l’intelletto
per mettersi a braccetto con l’ingegno
senza essere circospetto.
Se non fosse contraffatto
sarebbe l’antefatto del certo.
Lo misuro con il dubbio
per non essere ingannato
dall’acquisto taroccato.
Dove andrò solo io lo saprò
e, a condurre il gioco
io non ci sarò.
Questo peso vi lascerò. |
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Eccovi servito
su un piatto d’argento il contorno
e voi tutti a divorare
l’irrequieta dedizione al banchetto della vita
per quel senso costante
che segue il corso
e, confidando nel sollecito
per non sfiduciare, per non avvilire.
Soltanto per rincorrere
quel che ci è sfuggito. |
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Addio ai tramonti dorati
nel loro sbocciare
sull’orizzonte del mare.
Alle vedute che sublimate
dai giochi degli astri
piacevolmente invadenti
agli occhi miei giungete.
Al roseo color dell’alba
che ora tanto mi manca.
Addio a quel brontolio
che viene da lontano
dove il contadino
ha costruito il pollaio.
Verseggio l’addio
chiedendo l’aiuto al mio buon Dio.
L’amen dell’addio
trascina il pensiero mio.
Mostro l’indice al tempo,
nel momento del trapasso
l’addio lo do io. |
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Di lui non conosco il nome
di lei non so il cognome,
nessuno risolve l’enigma
che la vita pone
al centro della via
come una mera illusione.
E, tutti i fantasmi
in giochi agitatori
per chi è sconosciuto
e, il rito immondo
che riannoda il passato
dell’inganno per l’ignoto
che nel terrore profondo
sprofonda, per non essere conosciuto al mondo. |
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Stimola i sensi
al far della sera
mirar il cielo
negli accesi riflessi.
Dal sommerso
ecco il guizzo;
lo canalizzo
nell’arteria che giunge al cuore
e, assemblo il mosaico
del vedere |
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Perdita del valore vitale,
il niente diventa sostanza
e, il razionale cade nell’irrazionalità
delle idealità confuse.
Nell’amplesso della foga
il parolaio usa l’espressione violenta
e, partorisce mediatica commedia.
Falsa, ingiusta, la prepotente notizia. |
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Percettibile, corruttibile arruffio
il frastuono del mondo
disormeggiato, abbandonato
al presente della materialità
separata dal conflitto
dell’esistente. |
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Mi abbranca, mantiene la rotta
benedetta ed eletta considerazione
della mente gradiente
la coscienza.
Dinamica e amica dell’irrazionalità
dell’imperfetto uomo
che son io. |
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Imponiamo un nome
esposto al tempo.
Consapevolezza.
di chi comprende i cardini.
Punti di riscontri.
Spesso incerti. |
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Confabula con il silenzio.
Traccia segni visibili
a chi con occhi attenti
pronto è a coglierne le sfumature,
le particolarità, le attinenze, le brutture.
La sofferenza compagna della solitudine
non si racconta.
Si percepisce quando il pudore ammanta l’anima
e lancia sulla strada i suoi stracci
denudandosi delle particolarità
oltre ogni ragionevole ovvietà. |
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Caos riecheggia
nel sonno inquieto.
Lo alimenta il sogno.
Espansione, equilibrio precario?
O, attese soprascritte sulle pitture?
Oppure, trame tracciate dal cuore?
Indifferenza al dolore? |
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Storia di un’avventura
saziata da una promessa
non mantenuta.
Incomunicabilità del momento
in cui la passione
si nasconde alla tentazione
di un bacio folle.
Gli sberleffi del cuore
riflessi nella pozza interiore
infiammano l’ardore.
Vertigine.
L’ora dell’intesa
è nella paura di osare
di soddisfare la sete d’amore,
per dissetarsi alla fonte
di desiderati amori segreti
sulla scia, forse, dell’indifferenza. |
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Giochi di colori
creati da balsami
soffiati nei cieli.
Bordi dorati
di albe accese
da risaputi spunti
uniti in definiti punti
dove il vero riprende
per mano lo sconosciuto
trascinandolo nel conosciuto. |
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Incontri casuali su percorsi marcati,
manifestazioni solidali,
apparenti istanti beati di storie condivise.
Il perché è nella sostanza
che anela alla sconfinata.
Particella interiore: dove il sapore
del mistero e della conoscenza
non si disperde.
Al contrario accende con fiamma viva
il desiderio di condividere
le diverse attese dell’incompreso,
che oppresso dal lucido asfalto
del quotidiano cammino
non sente nessuno vicino.
Nessuna retorica, nessuna morale,
lasciamola pure a chi vuol predicare.
In questo contesto non siamo isolati
se con scrittura uniamo le menti
per essere sempre, pronti e presenti. |
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Francesco Rossi nato a Sestri Levante il 24/01/1958 Pensionato.
Terminata la scuola dell'obbligo nel 1974 assunto come operaio in una ditta, nel 1976 assunto in Fincantieri dove per 35 anni ho svolto la mia professione di operaio speciallizato. E' in quei anni che si completa la mia formazione culturale con l'impegno politico e nel movimento sindacale dove ho ricoperto vari incarichi senza mai tralasciare il lavoro manuale attivo che credo ho svolto con passione e profitto. Anni duri, sia per la giovine età che per le problematiche legate al mondo del lavoro in continua trasformazione. Scrivere poesie è oggi il mio passatempo preferito, condiviso con la lettura e le scarpinate sui monti. Cultore del libero pensiero in quanto credo che le sensazioni, le emozioni che ogni persona prova non hanno confini ma, spaziano nella magia della libertà individuale e collettiva. Nessuno ha il diritto a talpare le ali. In questo sito che mi è stato segnalato ho trovato uno dei tanti modi per condividere le emozioni con gli altri autori e, la lettura dei testi è sempre infinita fonte di piacere. Sposato con Rosanna, due figli Valentina e Marco e.........scrivo. Aprire le porte della nostra mente, approfondire le conoscenze e, cercare di capire, interpretare i pensieri e le speranze è sinonimo di conoscenza, sensibilità e passione. |
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