Conto in te
nel tuo rispetto
che trasporterai ai bordi
delle viole fiorite,
amichevole, soave.
Ho! Si.
Soave e duttile
sulle mie pupille
che estatiche e fisse
sul dipinto armonioso del mondo
danzino sulle piste
dello sguardo
per svelare segrete emozioni
che non vuoi svelarmi. |
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In questo buio
di un denudato giorno
un verso propaga
lacrima su lacrima
una melodia
d’amor che brama gioir
nella scura notte
tra desiderio e vita;
un verso d’un nuovo canto
dov’è assente il peccato
e, sconosciuto il pianto. |
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Nella sventura d’un giorno qualunque
un cuore puro ha lasciato
il graffio del suo rammarico.
Si sa che una vampata rovente
trema quando alita il vento.
Con accorgimento il gelo
nel deserto di una vena
è compagno del dolore.
Il pianto è la traccia
di un lamento.
Accostato a un batuffolo
di filo avvolto
per essere dipanato. |
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Mi son tolto un sassolino
quando ho visto quel cretino
che girava intorno al mondo
senza mai capirci un corno.
Mi son detto, il girar non è suo diletto
perché nel modo imperfetto
in cui gira intorno al mondo
non rispetta il mappamondo.
Da oriente a occidente
non ci azzecca un bel niente.
Anche se, l’astro nascente
gli da la direzione
lui non guarda un bel niente
va confuso a ponente.
Mi son chiesto
se girar così a caso
senza meta prestabilita
possa ancor aprir la porta
della scoperta casuale
che in fondo non fa male.
Il cretino sono io
che programmo il domani
e, invidio il pellegrino
per il suo gran cammino. |
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Schiacciato da sacrifici
bruciati dai pentimenti
per innocenze svagate.
Penitente d’una verità invecchiata.
Corona del pentimento
mai piegata alla volontà
di chi dispensa perdono.
Battona di un gioco d’amore
dove i sensi tesi al par dei venti
corde tese appaiono.
Vene gonfie di desiderio
inzuppato dell’umore
che sgorga dalla fonte della vita.
E, distese schiume
sciabordano sulle labbra.
Anime libere.
Impenitenti.
Sempre.
A prescindere dalle circostanze. |
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Sostenitrice delle attese.
Nostalgia delle costellazioni.
Sentimenti.
Fervori.
Amori.
Baci allo spuntar del sole
che ansima calore.
Tripudio di luce e amore. |
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| Un veloce saluto,
una stretta di mano
le rughe.
Il cuore sospeso
vibra il palpito del compiuto.
La voce, roca come un tempo,
la ricordo ancora.
Silenzio. Impaccio.
Arrogante, superbo,
discosto, distante.
Ciò nonostante amico,
compagno, confidente,
il mio mentore.
Il suo nome?
Segreto. |
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| Corre il tempo delle rese dei conti per esserci affidati a irrisolte teorie di contemporaneità
per il tentativo di sanare le dissolvenze di una società amorfa.
Note tra gocce di pioggia,
l’asfalto è agitato
il cielo è in degrado,
pare consumato.
L’acqua impregna il sentiero
appena tracciato
non ha pietà.
Già.
Come cristalli che rimbalzano
e, inseguono i momenti. |
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| Per le aurore, i tramonti,
i colori e, le loro sfumature.
Gaudio per aver toccato
fiori e guance,
goduto della festa con gli amici
e, lo stupore, a tutte le ore
per le onde danzanti
e, i bisogni primari.
Le dolcezze delle parole
i sorrisi delle presenze
le nostre verità da dire. |
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| Avete voi mai osservato le nubi in primavera?
Voi che nei locali vi destreggiate con disinvoltura
tra un caffè, una birra, una spuma?
Sembra amici miei che imprigionino la luna.
Poi, quando improvviso il vento arriva
si ritirano nei lembi e lasciano un piccolo vapore
mentre voi, giocate a carte a tutte le ore.
Tre sette, briscola, scopone, scala quaranta,
per non parlare del ramino tra un bicchiere
d’acqua e uno di vino.
Ognuno mi direte voi si diletta con quel che le pare,
nessuna obiezione amici miei, fate pure come vi piace.
C’è chi sceglie di fermarsi, c’è chi invece va avanti
o a piedi o in bicicletta all’aria aperta si diletta. |
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| Il punto cardine
dove il vento si fa sentire
è nella direzione del sognare;
dalla finestra lo osservo,
dialoga col mare.
Dialogare!
Parola che non conosce
il vortice, lieve carezza
oppure scure seducente
per poca gente. |
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Il tripudio della vita
trascina la parola.
Nessun pudore! Per le ore.
Eppur sono l’indice del tempo.
La folla vociante, ora è muta,
piegata. al volere del tempo;
pian piano, in silenzio. |
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Osserva, discerne, obbietta.
Ha per fine una meta
che si chiama fregatura.
La sua mente intristita
elabora congetture,
sparge attese,
sempre presente nelle contese.
Piega la parola
a suo uso e consumo,
non si mette in discussione,
vuole sempre aver ragione. |
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Questo tranvai interiore
attraverso il quale gettare
attimi di ieri o di oggi
e, riflettersi negli specchi
dei momenti vissuti
per non cessare; di essere.
Presentarsi nel nostro oggi
con permanente sorpresa
senza il suono del compenso
nel luogo dove tutto è già stato.
Il delicato scenario umano:
forza, vanità, orgoglio,
impatta nel quotidiano;
ignari, spesso ci abbandoniamo
a una stretta di mano veloce
e, conveniente,
peggio pure del non essere. |
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Francesco Rossi nato a Sestri Levante il 24/01/1958 Pensionato.
Terminata la scuola dell'obbligo nel 1974 assunto come operaio in una ditta, nel 1976 assunto in Fincantieri dove per 35 anni ho svolto la mia professione di operaio speciallizato. E' in quei anni che si completa la mia formazione culturale con l'impegno politico e nel movimento sindacale dove ho ricoperto vari incarichi senza mai tralasciare il lavoro manuale attivo che credo ho svolto con passione e profitto. Anni duri, sia per la giovine età che per le problematiche legate al mondo del lavoro in continua trasformazione. Scrivere poesie è oggi il mio passatempo preferito, condiviso con la lettura e le scarpinate sui monti. Cultore del libero pensiero in quanto credo che le sensazioni, le emozioni che ogni persona prova non hanno confini ma, spaziano nella magia della libertà individuale e collettiva. Nessuno ha il diritto a talpare le ali. In questo sito che mi è stato segnalato ho trovato uno dei tanti modi per condividere le emozioni con gli altri autori e, la lettura dei testi è sempre infinita fonte di piacere. Sposato con Rosanna, due figli Valentina e Marco e.........scrivo. Aprire le porte della nostra mente, approfondire le conoscenze e, cercare di capire, interpretare i pensieri e le speranze è sinonimo di conoscenza, sensibilità e passione. |
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