C’era una coppia ed una cascina,
lavoro duro di prima mattina,
tanta fatica ancor fino alla sera,
perch’era giusto e la sola maniera,
strappando frutti e raccolti alla terra,
in tempo di pace oppur con la guerra,
di fare grandi ben nove figlioli
finché sapessero fare da soli;
e con l’esempio, la gioia e l’affetto
cresceva gente di tutto rispetto.
A San Lorenzo, nel Monregalese,
dei nostri nonni la vita si spese,
cristianamente, una linea a seguire
che i discendenti non devon finire.
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C’è un po’ di folla in questa cascina,
siamo arrivati di prima mattina,
ci tratterremo ancor fino alla sera,
perch’è la giusta, la sola maniera,
nel rincontrarci sull’antica terra,
in tempo di pace, via dalla guerra,
di ricordarci, insieme e non soli,
che discendiamo da tanti figlioli;
e siam l’esempio, la gioia e l’affetto
di quella gente di tutto rispetto.
A San Lorenzo, nel Monregalese,
per sessantotto una vita si accese,
e tanti ancora verranno a seguire
perché la stirpe non possa finire. | |
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Nella vita ancora spasso
è l’asilo il primo "passo",
e il bambino più gioioso
ci si addentra fiducioso.
Ed è un passo non da poco;
lui la vive come un gioco
la sua prima relazione
con un mondo di persone;
da "appendice" di qualcuno,
lui diventa "sé", un "uno",
imparando il suo volere,
le scoperte, il suo piacere,
rapportandosi a un ambiente
dove mamma e ogni parente
son certezze sullo sfondo,
ché da solo "tocchi" il mondo.
Qualche piccola paura?
Va‘... La vita è un’avventura!
Qualche limite a scoprire
nel volersi divertire.
Sconfinato avrà di fronte,
colorato, l’orizzonte. |
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Piango anch’io
in quel campo
- distrutto dalla grandine
il raccolto -
su un masso, con mio padre
e la famiglia di lui,
ante il mio tempo.
E mi vedo
nell’aia della fattoria
quando l’ufficiale tedesco
punta il fucile su mio padre
ma non sparerà.
Sento mia madre dire a un ingegnere
“No”, perché ama un altro,
un contadino.
Vedo
mia zia portare
mucche al pascolo,
bambina all’alba,
e poi correre a scuola,
faccia sporca,
ma con la voglia di imparare
netta.
Me le hanno raccontate
le radici della mia storia,
del mio albero;
le ho assorbite,
vissute dentro il tronco,
dove ho appreso
dall’esempio.
Dopo,
ho aperto i rami,
quelli miei,
fidando sulla loro resistenza
o comunque rischiando
si spezzassero,
alcuni,
perché la vita è rischio,
scoperta, schianto,
sudore e conoscenza,
ricerca di noi stessi
e dell’amore,
ma la fiducia
la danno le radici
ed il sapere,
per me,
ante il mio tempo,
ante tutti i tempi...
"Chi" ha piantato l’albero. |
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L’educazione è fatta di granelli,
come sabbia,
che chiudono le buche
della strada che fai, che devi fare,
perché qualcuno sa
che puoi trovarle,
così non cadi,
così rimani in piedi.
I valori son come dei mattoni
in pila;
se son tanti
arrivan sino al tetto,
a completar la casa,
casa tua.
Sabbia di tenerezza e educazione
avvolge e compatta
gli angoli
dei mattoni di argilla,
i tuoi valori di base.
Quell'impasto di sabbia con l’argilla
t’insegna come farlo la famiglia. |
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Prediligo
gli affetti preziosi
perché più antichi,
come a scaldarmi
mi volgo al sole
di mezzogiorno |
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Ricordi, papà, quella giornata?
Era strana di suo perché da soli
- mai successo -
e stavi dando retta al desiderio
di soccorrere un uccellin ferito
trovato non so come sulla strada
e mi aiutavi in questo, gli fasciavi
la zampina con un fazzoletto,
lo mettevamo in un nido di cartone,
poi mi dicevi: “diamogli una casa”
e compravi una gabbia, la più bella,
poi dicevi: “non può stare da solo”
e prendevi un canarino femmina
a fargli compagnia
– esagerato! -
Questo il ricordo
di un giorno dedicato solo a me,
uno su tanti
che invece non ti avevo,
tu sempre occupato
a lavorare per tutti noi bambini.
Ho anche nei ricordi la tua voce,
bella, tenorile e appassionata:
“Oh signora Fortuna...”
e il nostro coro,
viaggiando in otto
nell'auto di famiglia
- in due nel bagagliaio rannicchiati -
per andare da nonna la domenica
e trovarci gli zii con i cugini
e giocare tra i meli ed i ciliegi:
ritratto di famiglia sotto il sole
con cornice di foglie contro il cielo. |
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La mamma arriva,
con negli occhi le stelle,
nella notte interrotta
da un grido,
e scaccia
ogni oscura minaccia
con la voce e la mano
protese. | |
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Andare a casa
è rientrare nel guscio
accogliente di quella
- conchiglia -
che ha dentro
la tua amata famiglia
e le voci ed i volti
raccolti |
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Si affaccia
dietro lo schermo del video
computer
e di lato sorride trillando
- il richiamo imparato è cucù -:
mi nascondo e riappaio su e giù.
Dopo trotta - son nuovi i suoi passi -
e raggiunge la nonna di mamma
che seduta in salotto riposa,
coi ricordi a metà,
e le abbraccia le gambe,
le posa
la testina sul grembo...
Ecco l’ava,
dalla mossa destata, risponde
e carezza la bimba, col garbo
di chi ha dato la vita
e cresciuto
e la nonna e la mamma
di lei.
La fiducia assoluta negli occhi,
che il destino le ha dato di cielo,
mi scombina, mi porta a un’altezza
che trascende l’inadeguatezza.
Finché posso, le mostro il suo mondo,
e l’amore, la lingua le insegno,
confidando a un domani che ignoro
che si meriti il nostro tesoro. |
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| Ha onde alte il mio mare,
trascinanti,
con le tempeste domate
sottostanti,
guardingo per le nuove,
maestoso ed imponente
mar vissuto,
ricaricato
tante volte a riva.
Piccole onde ha il tuo mare
di scoperta,
d’incertezza a lambire la riva
ai primi assaggi,
ignote le tempeste,
quieto il ritmo,
tra lo stupore del nuovo che accavalla
i flutti.
Crescono l’onde in un mare
di entusiasmo. |
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| Vento di novità sul tuo visino,
tutto il creato si presenta a te,
e dopo il mare le alte Dolomiti
e i fiori, gli animali e le stagioni.
Tanti sorrisi fanno le emozioni
e tutto è ritmo, i suoni e le canzoni.
Spalanchi gli occhi, imparano a vedere;
voglia di vita, voglia di sapere.
Non c’è paura: in tutto l’orizzonte
una certezza viva si trasfonde...
Lo stesso cielo "messo" a far da sfondo
ai visi conosciuti del tuo mondo. |
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| Hai fatto un percorso
con ingegno e tenacia
e in un giorno d’autunno
il successo ti bacia.
Sai contare le stelle
senza farti ingannare
e di polvere sugli affetti
non ne lasci posare.
Ti raggiunga di cuore
un augurio speciale:
ti rincorra la vita
senza farti del male;
sfugga l’ovvio e il banale
il tuo chiaro orizzonte
e che il sole di fronte
dia un riflesso integrale
a una vita appagante... |
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