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Le stelle di Lorenzo 1° parte

Dramma

SE AVESSI GRANDI ALI, SOLCHEREI LO SPAZIO INFINITO. NELLA NOTTE DISEGNEREI LA LUNA E TRA LE STELLE SCRIVEREI IL MIO NOME.

Così pensò Lorenzo guardando il cielo da dietro la finestra della sua stanza. Aveva avuto un'infanzia tranquilla con i nonni e i suoi genitori nella loro casa di campagna. Le lunghe corse sui prati, le serate al fresco sotto gli alberi di fico dietro casa, ad ascoltare i grandi che raccontavano le storie della loro vita. Le estati al mare a fare il bagno fino al tardo pomeriggio. Alle elementari fu un'avventura fantastica. Gli piacevano le maestre e la loro aria d'importanza dietro quegli occhialetti sopra il naso. La domenica si andava alla messa della cattedrale e spesso, inseme ad altri ragazzi ritenuti i più svegli dell'oratorio, leggevano le preghiere davanti al microfono. Il panettone della nonna per il suo compleanno, i dolci che il nonno portava a casa la sera, durante le feste di paese. La spensieratezza della fanciullezza che gli dava pace e tranquillità. Sua madre era una donna fragile e nervosa. Non era mai stata particolarmente affettuosa con lui. Preferiva i figli degli altri al suo. Li vedeva più svegli, più intelligenti e forse anche più belli. Suo padre li aveva abbandonati per un altra donna e aveva cambiato città. Lorenzo era un ragazzino troppo sensibile e intelligente per essere compreso da chi lo circondava.Aveva fatto le scuole fino al diploma di maturità. Una notte ci fu una grande esplosione. La stufa a gas che riscaldava la casa, saltò in aria per una fuga di gas e uccise i suoi nonni e sua madre sul colpo. Lorenzo fu affidato ad una famiglia che viveva in una cascina fuori dal paese. I due coniugi avevano altri due figli brutti come il peccato. Lorenzo era costretto a mangiare in disparte e a dormire nelle stalle con l'asino e le mucche. Dormiva su un giaciglio di paglia e una coperta vecchia di lana lo copriva. A lui spettavano tutti i lavori più umili e pesanti. Pulire il recinto dei maiali, portare le pecore al pascolo, dar da mangiare alle galline, e sistemare le stalle. Durante le feste tutti avevano un regalo tranne lui. Lorenzo si sentiva molto solo, non aveva amici. La sua unica compagnia erano gli animali, gli alberi e le stelle a cui parlava e confidava i suoi segreti. Di nascosto da tutti, si intrufolava nella stanza dei libri e ogni tanto ne prendeva uno e lo nascondeva sotto il fieno. La notte lo leggeva e quando aveva finito lo rimetteva al suo posto senza farsi vedere. Quella sera stava affacciato alla finestra del fienile seduto sul mucchio di paglia su cui dormiva e guardava le stelle. Vide una stella cadente ed espresse il desiderio di scappare da quell'inferno che lo teneva prigioniero. Gli sembrò che la stella rallentasse la sua caduta per dargli il tempo di formulare per intero il suo desiderio, e poi sparì nel buio. Accese la candela di cera che c'era in una nicchia nel muro accanto alla statua della madonnina, e pregò:

''Dolce Madre che ascolti le preghiere di chi ti invoca, ti prego rivolgi anche a me il tuo sguardo. Non lasciarmi da solo su questa terra di dolore. Asciuga la mie lacrime e tienimi stretto a te, affinchè io possa camminare sicuro per la strada e dormire tranquillo sotto un tetto. Amen''

Si riaffacciò alla finestra di prima e si mise a parlare con le stelle che brillavano da lassù piccine piccine. ''Come siete belle, tutte vicine nel cielo. Sembrate un mantello con tanti diamanti. Forse in mezzo a voi c'è anche la mia mamma. Salutatemela se la vedete. Ditele che anche se mi ha fatto soffrire, io la amo tanto.''

Si distese sul fieno e si coprì con la coperta di lana. L'indomani sarebbe stata un'altra dura giornata di lavoro e la sveglia era come al solito al canto del gallo.

La notte era fredda nel fienile e Lorenzo si era sprofondato quando più poteva nel fieno per riscaldarsi. Sentiva i figli dei due coniugi che litigavano e si azzuffavano davanti alla televisione. A lui non era concesso guardarla. In casa poteva entrare a dormire solo d'inverno e sotto il sotto scala. Assunta, la moglie del fattore, era una persona cattiva e invidiosa. Era molto attratta dai ragazzoni muscolosi e forti. Per questo si faceva sbattere dal lattaio che veniva a prendere il latte ogni mattina, quando Fulvio il marito era impegnato a tenere d'occhio i braccianti. I figli scatenavano la loro innata maleducazione in giro con i testa calda del paese. Lorenzo era un bel ragazzo dai capelli castano chiaro e gli occhi nocciola muschiato. Il suo corpo si era modellato con tutti i lavori pesanti che gli facevano fare e aveva notato gli sguardi lascivi di Assunta su di lui in più di un'occasione. Fulvio la sera tornava tardi dalle bettole che frequentava e molto spesso era ubriaco fino all'osso. Ogni volta che Lorenzo andava a dormire sull'ammezzato del fienile, tirava via la scala di legno che serviva a farlo salire e la legava in alto dove nessuno poteva raggiungerla. Quella notte sognò di salire un'ampia scalinata di marmo con un tappeto rosso e ai lati delle balaustre degli splendidi vasi di fiori. In cima alla scalinata c'era una donna vestita di bianco che lo aspettava e lui si sentiva felice.

Il gallo cantò prima del solito, il giorno dopo. Lorenzo si svegliò, si inginocchiò, chiuse gli occhi,

'' Buongiorno Madre delle stelle ! La luce è già nata dietro le colline ed il sole sta spuntando, dopo aver dormito nelle tue braccia. Dolce Madonnina, fa che riscaldi e dia valore al giorno che nasce. Io ti ringrazio. Amen''

Si fece il segno della croce, scese giù con la scala e si lavò alla fontana che c'era fuori nel piazzale.

''Cosa ti lavi a fare, tanto devi stare in mezzo alle pecore, somaro! '' Gli urlò dietro Fulvio che stava andando nei campi in mezzo ai braccianti. Lui fece finta di non sentire. Finito di lavarsi, pulì il pollaio, la stalla con l'asino, quella con le due mucche e il recinto dei maiali.Andò a mungere le pecore e le vacche insieme ad un aiutante e ad Assunta. Alla fine della mungitura, si misero a fare la ricotta ed il formaggio. Filtrarono bene il latte. Ne lasciarono un po' da parte e tutto il resto lo misero in un pentolone a 38 gradi. Versarono le giuste dosi di caglio, lasciando cagliare il tutto per un paio d'ore. Lorenzo prese una frusta e ruppe la cagliata, lavorandola energicamente in piccoli pezzetti che rimanevano sul fondo del pentolone. L'aiutante infilò le braccia nel siero fino in fondo e raggruppo i pezzetti, formando un pezzo unico compatto. La caglia ottenuta la misero subito nelle fruscelle o forme, pressandola bene dentro ognuna di esse. Passarono a fare la ricotta. Aggiunsero il siero del formaggio di prima, ed il latte tenuto da parte lo misero a bollire lentamente. Assunta passava lentamente sul fondo una paletta piatta per evitare che si attaccasse. Poco prima dell'ebollizione cominciarono a vedersi i primi fiocchi di ricotta salire a galla.

''Hey scemo !''Disse Assunta rivolgendosi a Lorenzo,''Quando abbiamo finito il lavoro, prendi le pecore e vai al pascolo. Tu mangi quando torni.'' ''Va bene, grazie.'' Le rispose Lorenzo dandole le spalle. Prese la paletta col manico lungo che aveva prima Assunta e cominciò a mescolare ininterrottamente. Quando la superficie del siero si coprì di fiocchi di ricotta e divenne tutto uno strato denso, Lorenzo smise di mescolare.

''Quanto sei brutto !'' Esclamò lei uscendo dalla stanza del lavoro.

''Lasciala perdere,'' disse Amos, l'aiutante della fattoria.''E' una povera stupida. Non darle retta. E' una maiala hahaha.'' si mise a ridere.

'' Può dire quello che vuole tanto per me fa lo stesso.''Gli rispose Lorenzo.

Amos:''Avresti dovuto sentirla prima che tu venissi qui a mungere. Era nel magazzino del latte, col lattaio che cavalcava come un'indemoniata.''

''Mi stupirei se tu mi avessi detto il contrario, hahaha.''Gli rispose ridendo Lorenzo.

Spensero il fuoco e lasciarono riposare il composto per una decina di minuti. Scolarono la ricotta con due schiumarole e le misero nelle formine lasciandole sgocciolare.

''Il fattore c'ha più corna lui di un' alce !'' Disse ridendo Amos.

Lorenzo:''Mmmm chissà che peso! Che cerchio alla testa ! Hahaha.''

Passarono ad una prima salatura del formaggio, strofinando le varie superfici con del sale fino e mettendo tutte le forme su una grata, al fresco.

Arrivò l'ora di pranzo.Lorenzo aprì il recinto delle pecore e le fece uscire chiamandole ad una ad una. Si avviò al pascolo con Fulmine, il cane, che teneva di guardia le pecore. Lorenzo era tutto solo accanto alle pecore che brucavano l'erba nei pascoli, sulla collina, dietro la cascina. Aveva dato un nome ad ognuna di loro. C'era Nuvola che era la pecora più anziana, Ofelia, la capretta bianca che si arrampicava sempre dappertutto. Saetta la capretta di Ofelia e Addolorata una pecora chiazzata che quando belava sembrava si lamentasse. Lorenzo si era seduto su un masso coperto di muschio e con un bastone di legno disegnava semicerchi di fronte a se. Era l'inizio della primavera e anche se le giornate erano più tiepide. Nella tasca si era messo un pezzo di pane e del formaggio e appesa al fianco aveva una borraccia d'acqua per bere. Una rana gracidava dietro un cespuglio. Fulmine si avvicinò ad annusarla.

'' Fulmine ! Lasciala stare. Non prendertela con i più piccoli di te.'' Lo chiamò Lorenzo. Si avvicinò a guardarla, la prese in mano.'' Ciao principessa ! Ti manca uno stagno eh?!'' Le disse. '' Se ti bacio mi fai diventare un rospetto, così posso saltellare per le colline quanto mi pare?''

Lorenzo le accarezzò sulla testa e la rimise per terra dietro al cespuglio. ''Hey Ofelia,''chiamò la capretta,''scendi da li che potresti cadere. Ostinata di una capra !''

Fulmine si avvicinò ad Ofelia che si era arrampicata su di un cumulo di pietre pericolanti. La capretta guardò il cane che le abbaiava e si rimise a brucare l'erba sul cumulo. ''Scendi ti ho detto! Se cadi Fulvio mi spara nelle cosce. Scendi !'' Le disse ad alta voce. Il cane salì sul cumulo e si mise ad abbaiarle contro.

''Vieni qui tu piccolina,''disse rivolto a bianchina, una pecorella tutta bianca, ancora molto giovane.''Come sei morbida,''le disse accarezzandole il manto con una mano.

Lorenzo stacco un filo d'erba e se lo mise in bocca. Il sole cominciava a riscaldare. Si passò una mano tra le ciocche dei capelli,''mi ci vorrebbe un bel bagno caldo,''pensò,'' ma figuriamoci se la signora ''Assurda'' me lo permetterebbe. Gli potrei attaccare chissa quale infezione.....eh! Non sono mica uno dei due angeli caduti di faccia dei suoi figli !''

Ogni volta che Lorenzo era da solo e pensava a lei, invece di chiamarla Assunta la chiamava Assurda, per via di tutte le assurdità che diceva.

Nicola e Valerio, i due figli del fattore, Si erano appena svegliati. Erano rientrati a casa verso le 3:00 di mattina. ''Il pranzo è quasi pronto. Scendete a mangiare !'' Urlò la madre dalla cucina. Il più piccolo dei due, Valerio tirò una scorreggia appena finì di parlare la madre.

''Maiale !'' Le urlò dietro Assunta.

''Scusate se sen porco ma fa bene al mio corpo,'' le rispose Valerio ironicamente.

Nicola:n''Che puzza, ma che cazzo hai mangiato ! Topi morti e uova marce?''

Valerio: ''E' la combustione tra l'aria della tua bocca che mi tocca respirare e i tuoi pensieri !'' Gli rispose.

Assunta: ''Smettetela voi due. State sempre a beccarvi. Venite a mangiare piuttosto.''

''Tulipano è già uscito con le pecore?'' Chiese Nicola, riferendosi a Lorenzo.

''Si, è già andato.Quel ragazzo non lo sopporto. Quando lo guardo in faccia mi viene di cavargli quegli occhi dolci come una mammoletta. ''Disse acida. ''L'altro giorno l'ho sentito pregare dietro la cascina. Che ti preghi? Gli ho urlato dietro. Tanto Dio non gli ascolta gli scemi come te. Lui non si è nemmeno girato. Ha continuato facendo finta di non avermi neanche sentita. Oggi l'ho mandato al pascolo senza pranzo, hahaha, Si torcerà a terra dalla fame.'' Disse risentita.

Valerio: ''Io non prego mai. A che serve? Tanto sono tutte stronzate. Dio non esiste.'' Disse con aria indifferente.

Nicola: ''Digli a Tulipano se può metterci una buona parola e farmi mandare una bella mazzetta di foglietti da cinquecento euro ciascuno e magari una porca vogliosa con due belle tette.''Disse rivolto alla madre.

Valerio: ''Che te ne faresti della porca vogliosa con quel fagiolino che ti ritrovi.'' Gli chiese sfottendolo.

Nicola: ''Non siamo tutti culobucato come te fiorellino !''

Valerio: ''CULOBUCATO A CHIIII ?'' Urlò Valerio prendendo il piatto e spaccandoglielo in testa.

Si presero a pugni in faccia intorno alla tavola, mentre Assunta mangiava tranquilla.''Quando avete finito, toglietevi dalle scatole o vi infilo la testa nel forno a tutti e due.''

Disse lei fredda e indifferente.

Verso le 14:00 ritornò Fulvio a casa. Entrò come una botta di vento spalancando la porta e lasciandola aperta dietro di se.

'' Togliti quella merda di scarpe sporche di terra! Non vedi che hai attaccate le zolle sotto le suole !'' Gli urlò lei dal divano dove era seduta.

Fulvio la guardò interdetto, poi con una grassa risata si avvicinò a lei abbracciandola, sussurrandole all'orecchio, '' E' per questo che ti piaccio di più no!'' Le disse ammiccante.

Assunta: ''Vai a mangiare, il tuo piatto e nel forno. E non bere tanto vino che poi cominci a fare il pazzo !'' Le sbraitò dietro.

''Vacca!'' disse tra se il fattore dirigendosi verso la cucina.

Lorenzo tornò alla cascina col gregge prima del tramonto. Mise tutte le pecore nel recinto contandole e salutandole ad una ad una. Andò verso la fontana che era dietro al fienile, si lavò col sapone dalla testa ai piedi, si mise i vestiti puliti ed entrò in casa.

''Buona sera signora,'' salutò Assunta.''Posso prendere la mia cena?'' Le chiese gentilmente. ''Puzzi peggio delle pecore che ti porti dietro'' gli rispose lei con un ghigno freddo e lo sguardo fisso su di lui.

Lorenzo: ''A me non da fastidio,'' le rispose.

Assunta: ''Vatti a prendere la cena e togliti dalla mia vista,'' le sibilò con gli occhi stretti di veleno.

Lorenzo: ''La ringrazio signora. Buona sera !''

''Vatti a tirare la pelle da solo. Scemo!'' Gli rispose lei gialla di rabbia.

''Dopo di lei !'' Le rispose tra sè Lorenzo.

Andò sull'ammezzato del fienile e si mise a mangiare la sua cena su di un tavolino di fronte al giaciglio di paglia dove dormiva. Dopo mangiato si guardò lo splendido tramonto dietro le colline.

Il rosso e l'arancio del sole morente, colorava le fronde degli alberi. Gli uccelli tornavano al loro nido e il verso di un grillo echeggiava nelle vicinanze del fienile.

Lorenzo prese la bicicletta che gli avevano dato per spostarsi e andò a casa di Amos. I due si frequentavano alla fine della giornata. Di solito se ne andavano con le biciclette da qualche parte e si perdevano dietro lunghe conversazioni. Si divertivano a giocare a carte o a raccontarsi le stranezze dei coniugi della fattoria.

Verso le 22:00 ritornò al fienile. Salì sull'ammezzato la bicicletta, tirò su la scala e si mise a guardare la luna dalla finestrella.

Le galline erano già tutte a dormire nel pollaio. Ogni tanto partiva lo starnazzo delle oche, ma finirono per addormentarsi anche loro. Fulmine lo guardava stando accucciato davanti alla porta ed il verso di un gufo risuonò nella sera limpida.

Lorenzo guardava le stelle. Riconosceva tutte le costellazioni. Andromeda posta accanto a Mizar, la doppia Auriga, Camelopardalis, Cassiopea che segnava il momento della mietitura e le sue preferite : Cepheus e Cygnus.

Prese la penna e il quaderno dove scriveva le sue poesie e scrisse:

''QUI NEL MIO CUORE,

C'E' UN LAGHETTO D'ACQUA CALMA,

DOVE LE STELLE LASCIANO CADERE

PAROLE D'AMORE.

QUI NEL MIO CUORE

VOLA SILENZIOSA UNA FARFALLA

CHE SI POSA SULLA FALCE DELLA LUNA

E MI SORRIDE.

HO LASCIATO I RAGGI DI SOLE

CHE ILLUMINAVANO I MIEI GIORNI FELICI

E MI SONO VESTITO DI PIANTO

MA OGNI VOLTA CHE VOGLIO VEDERE LE MIE STELLE

MI BASTA TORNARE SUL LAGHETTO

QUI NEL MIO CUORE.''

Chiuse il quaderno dalla copertina di carta di sughero marrone e verde e appoggiò la fronte ad un lato della finestra.

''Voi siete le mie uniche amiche, ed io so che da lassù mi ascoltate. Siete come miriadi di pecorelle sparse nella notte e mi portate la luce della vostra anima pura. Ora chiudo il recinto e vado a dormire e voi mi proteggerete tutte insieme. Date un bacio agli angeli a alla mia mamma. Buona notte, fiammelle della sera !''

A mezzanotte arrivò una macchina che prelevò Nicola e Valerio dalla fattoria. L'uomo che era al posto di guida aveva uno sfregio che gli deturpava la guancia destra.'' Sbrigatevi che gli altri ci aspettano !'' disse in tono burbero ai due ragazzi.

'' Hei un attimo ! Avete sempre il pepe sul culo ogni volta.'' Rispose Nicola.

''Stasera faremo un po di soldi e ce ne sarà per tutti, hahaha,'' rise lo sfregiato.

La macchina si allontanò sparendo nell'oscurità della notte.

Lorenzo si fece il segno della croce davanti alla statuetta della madonnina:

'' Buona notte Signora del cielo. Fammi sognare di volare tra le stelle e di raccogliere un pò della loro polvere per donartela domani mattina, nella mia preghiera. Amen''

2

Un giorno Assunta stava cuocendo il pane quando Lucifero, il gatto Soriano color cenere di Fulvio, saltò sul tavolo e buttò per terra il sacchetto con la farina che era rimasta.

''Se t'acchiappo ti metto a friggere nel più nero degli inferni, brutto topo di fogna con le unghie!''Urlò Assunta.

''Hey mi servono le sigarette le mie le ho finite.'' Le disse con un tono arrogante Valerio.

''Hey, si chiama Assunta ! Dato che ti viene l'orticaria a chiamarmi mamma.'' Gli rispose con un'occhiataccia.

''Si va beh, dammi ste sigarette,'' le ripetè Valerio.

Assunta: ''Non ne ho più.' Le ho finite anch' io.'' Gli rispose.

Valerio: ''Sei proprio ridicola. A quarantacinque anni ti vesti e ti trucchi ancora come una ragazzina!'' La canzonò lui.

Assunta: '' E tutto questo perchè non ti ho dato le sigarette?'' Chiese lei ironica.

Valerio: '' Si va beh ciao. Parlati addosso da sola.'' Le disse dandole le spalle e andando verso la porta d'uscita.

Assunta: ''Se stai andando a comprartele compra anche le mie!'' Gli disse.

Valerio: ''Pure! Poi cosa vuoi altro? Che ti tenga il posacenere mentre te le fumi?'' Le rispose sarcastico.

Assunta: ''Tieni cinque euro e prendimene un pacchetto.'' Gli porse i soldi.

Valerio: ''Allora dammene dieci così compro anche le mie.''

Assunta: ''Perchè tu i soldi non li hai per comprartele?'' Disse con un moto di stizza.

Valerio: ''Se vuoi fumare dammi dieci euro, se no vuol dire che ti fumerai la paglia della sangina.''

''Tieni, Scorfano di fondo !'' Disse dandole dieci euro con una manata violenta sulla mano di lui.

Valerio: '' AZZZ , ha parlato Cita.''

Uscì lasciando la porta spalancata.

''Che figlio deficiente !'' Disse tra se Assunta.

Fulvio stava entrando in cucina mentre, da fuori, Lorenzo passava col secchio in mano a prendere l'acqua per riempire i contenitori dove bevevano gli animali.

''Voglio che da domani Lorenzo spazzi tutto il piazzale che abbiamo qua fuori.'' Disse lei seccata.

''Non ne avrebbe il tempo,''le rispose Fulvio.

Assunta: ''Questo non è un problema mio. Che lo trovi il tempo se no, va a mangiare da un'altra parte.''

Fulvio: '' Se tu pensassi a stare di meno al telefono con quelle quattro sguattere delle tue amiche, magari riusciresti a fare anche quello, no!?'' Le rispose ironicamente.

Assunta: ''Mi si rovinano le unghie a stare sempre con la scopa in mano.''

Fulvio: ''A si, preferisci altri manici da quello che sappiamo.'' Le disse ruvido come un colpo di carta vetrata.

Assunta: '' Se tu bevessi di meno magari spareresti meno stronzate. Che ne dici?'' Lo canzonò lei.

Fulvio: ''Dico che te ne puoi andare affanc...''

''Ecco bravo! Fammi strada dato che è un percorso che conosci bene !'' Gli rispose lei con un ghigno.

''Me l'hai preparata la mia colazione che sto morendo di fame?'' Gli chiese lui.

Assunta: '' Ecco a cosa servono per voi le donne. A lavarvi i vestiti, a cucinarvi, a pulire la casa e a preparare la colazione. Poi se c'è tempo e se rimane qualche briciolo di energia, magaaaaaaaaari si può anche avere un po' di sano sesso no?! Mah non parliamo di coccole e tenerezza, perchè se no entriamo in un campo mai arato. Basta vedere i tuoi figli, che frullato di gentilezze e buone maniere che ne sono usciti.'' Sbottò.

''Se, seee,'' le rispose lui.

La colazione di Fulvio consisteva in una tazza di pane raffermo tagliato a dadi, inzuppato abbondantemente col caffè amaro, zucchero semolato, ricotta col siero, con una punta di caffè in polvere. Fulvio ne andava matto.

Assunta: ''Non ho mai capito come fai a mangiare quella sciolta di cane !'' Disse tra i denti.

'' Ma come sono rilassati !'' Pensò Lorenzo vedendoli da fuori casa, mentre passava e prendere la scopa sangina per spazzare fuori. Aveva ascoltato la conversazione dei due dal porcilaio, tanto che questi urlavano tra di loro.

Cominciò a spazzare tutte le foglie e la terra dai mattoni del piazzale davanti a casa fino ai gradini al di sotto.

''Anche il percorso che porta fin qui,'' sibilò lei appoggiata alla finestra.

''Va bene signora,'' le rispose dandole le spalle.

'' Chi credi di essere, principino delle mie piattole!'' disse lei tra se con un ghigno.

Assunta era una donna piacente, capelli neri lunghi e occhi verdi. Aveva un seno prosperoso ed un corpo ancora appetitoso. Si era sposata con Fulvio a diciannove anni e insieme erano andati a vivere in quella cascina dove vivevano tutt'ora. Fulvio era un uomo molto rustico, un gran bevitore e amava le donne. Tutte.

Oltre alla relazione con Assunta, aveva altre relazioni in giro con altre donne non proprio tutte casa e chiesa.Quando nacquero i suoi figli, lui le promise che non avrebbe avuto più nessuna donna a parte lei, ma di nascosto continuava le sue relazioni sessuali con le altre. Un giorno, Fulvio fece un incidente col trattore e dovette subire una grave operazione che lo rese impotente. Lei, dopo dieci anni di tradimenti da parte di lui, decise di restituirli il favore, facendosi sbattere da chiunque le fosse piaciuto. Questo Fulvio lo sapeva benissimo, ma faceva finta di non vedere niente per non dargliela vinta. Quando successe l'incidente a casa di Lorenzo, Fulvio ebbe pietà di lui e lo portò a casa sua. Assunta vide la differenza tra la maleducazione dei suoi due ragazzi e la gentilezza e l'educazione di Lorenzo e non volle averlo in casa perchè le faceva rabbia. Lo odiò dal primo momento che lo vide e continuò a odiarlo fino ad ora. Lorenzo ci stette male i primi due anni di convivenza, poi fece il callo e non le badava più. Quasi non la vedeva per casa tanto non pensava minimamente a lei. Di questo lei ne era cosciente e attirava l'attenzione di lui facendogli delle cattiverie.

''Signora ho finito di pulire. Posso andare a riordinare le stalle?'' Le chiese mettendosi una mano davanti agli occhi per proteggersi dal sole.

Assunta: ''Che c'è, hai bisogno di un binocolo per vedermi?'' Gli disse prendendolo in giro.

''Non cè molto da vedere!'' Le rispose ridendo.

''Cos'hai detto?'' Sbottò lei con gli occhi spalancati.

''Ha detto che sta andando alle stalle. Entra e chiudi la finestra.'' Le rispose Fulvio dall'interno.

Assunta: ''Ma lo hai sentito come mi ha risposto?'' Disse basita.

'' No, però ho sentito te!'' Le rispose lui.

Assunta: '' Quel ragazzo e simpatico e gentile come una spina in mezzo alle chiappe.''

Fulvio: ''Lavora sodo e non si lamenta mai di niente. Perchè non lo lasci in pace?''

Assunta: ''E' lui che mi insulta !'' Disse contrariata.

Fulvio: ''Voi donne siete delle serpi avvelenate. Le uniche cose che sapete fare sono stuzzicare e fare le corna, li siete delle professioniste. Vado a lavorare !'' Le rispose lasciandosela alle spalle.

''Quando nella coppia manca la materia prima ! Una ragazza deve pur darsi da fare, per avere ciò che il marito DOVREBBE DARLEEE !'' Gli urlò dietro lei.

Lorenzo metteva a posto la paglia nel secondo fienile. Aveva sistemato le balle di fieno una sopra l'altra, addosso al muro sulla destra della porta.

Col forcone spostava la paglia sul suolo e la ammucchiava nei dintorni delle mucche dopo aver tolto la paglia vecchia, sporca di letame. A Lorenzo piacevano molto le mucche. La loro aria materna, l'espressione paziente e umile. Gli piacevano anche gli asini con i loro occhi mansueti e rassegnati.

''Ciao Isabella !'' disse rivolto ad una delle due mucche da latte.''Come va oggi eh?''

La mucca emise un muggito lungo, che sembrava una risata.

Lorenzo: ''Oggi avete dato tanto buon latte, sono fiero di te e di Drusilla,'' disse rivolto all'altra mucca.

Mentre stava pulendo gli arnesi nel fienile, vide passare Assunta dalla finestrella.

''Mi dispiace tanto per lei,''disse a Drusilla,''non è cattiva, purtroppo è una donna infelice, con due figli come quelli e un marito che non se la fila !''

Quando ebbe finito con le mucche andò nei campi a dare una mano a Fulvio.

''Non pensare a quello che ti dice Assunta,'' gli disse Fulvio nel suo modo gentile, ma sempre col suo tono rustico che lo contraddistingueva.'' Lei e gelosa di te. Il perchè non saprei dirtelo, ma le donne sono fatte così. Nella loro testa il mondo gira al contrario e c'è sempre una ragione, incomprensibile a noi uomini, che le fanno diventare gelose.''

'' Si è rotta una cinghia dell'aratro. Vado a cambiarla io.'' Gli rispose Lorenzo.

Fulvio: ''Si vai pure.''Gli rispose, capendo che a Lorenzo non gliene fregava niente dell'argomento.

3

Maggio era già arrivato. Gli alberi da frutto si erano coperti di fiori. I prati sembravano un giardino di colori e i passeri sfrecciavano allegri nel cielo. Lorenzo guardava le nuvole bianche che vagavano nell'azzurro come degli enormi dirigibili sospinti dal vento. Gli piaceva dare una forma ad ognuna di loro. Una gli sembrava una sfinge, un altra una nave e una gli sembrò un'isola con una palma al centro. Da bambino le nuvole lo affascinavano molto. Stava ore ed ore ad osservarle. Riusciva a vedere fantastici paesaggi colorati dal tramonto. Si era disteso sull'erba con un quadrifoglio in bocca e le gambe incrociate. Ofelia gli girava intorno curiosa. Ogni tanto con la bocca prendeva un lembo dei suoi calzoni e lo tirava per attirare la sua attenzione. A Lorenzo piaceva molto il contatto con la terra, il profumo dell'erba, l'odore del muschio bagnato. Cerano momenti che si perdeva dietro ai suoi pensieri e allora inseguiva il volo di una rondine che gli solcava l'immaginazione, oppure si soffermava a guardare le api e le farfalle che giocavano con i fiori. Una lucertola verde salì sul suo braccio sinistro.

''E tu cosa ci fai qui?'' le disse guardandola nei piccoli occhi neri.''Ti piace il sole eh?!''

La lucertola lo osservava immobile. Sembrava non avere paura di lui. Si limitava a guardarlo e Lorenzo si chiedeva quali pensieri, quali interrogativi passassero dentro quella testolina verde. Con un salto sgusciò su una pietra e si mise anche lei a prendere il sole. A Lorenzo piaceva ascoltare il silenzio. Sua nonna gli diceva sempre: '' Nel silenzio e racchiuso il mistero dell'universo. Se lo sai ascoltare, riuscirai a comprendere ciò che non è dato da sapere agli uomini comuni.''

Aveva amato molto sua nonna. Per lui era stata un sostituto della mamma visto che lei non si interessava molto al figlio. La nonna Amelia gli preparava i fichi secchi con le mandorle, cannella e alloro per l'inverno. Quando lui aveva la febbre e il raffreddore, Amelia gli faceva il decotto di malva, bucce d'arancia, fichi secchi, camomilla e miele. La sera la nonna gli raccontava le favole. A lui piaceva molto la favola di Serafino il bambino che era nato sotto un ciclamino.

Serafino era nato da un raggio di sole con una farfalla. Quando nacque, cadde dal bozzolo e andò a finire sotto un ciclamino rosa. Passò da li un'ape con due secchielli pieni di nettare, e vedendolo solo sotto i petali del fiore, gli si vì avvicinò e gli diede da mangiare un po' di nettare. Dopo mangiato, Serafino ebbe sete, allora una libellula gli portò delle gocce di rugiada che erano ferme su una rosa e glieli porse sulle labbra. Serafino cominciò a crescere piano piano. La cicala gli donò un piffero, e la libellula gli regalò una borsa di sacco, dove Serafino ci metteva i suoi giochi. Una notte si svegliò prima del solito e aprendo gli occhi vide la luna e le stelle. Andò dalla coccinella e le chiese chi erano.

'' Quella e la luna, la madre di tutti noi animali e delle piante e quelle sono le stelle le nostre sorelle dalle ali d'argento.'' Gli rispose la coccinella.

Serafino: ''E perchè stanno lassù tutte sole?'' Chiese.

''Perchè loro possono volare e spostarsi a grandi distanze.'' Gli rispose la coccinella.

Serafino: '' Ma così stanno sempre da sole!'' Esclamò.

Coccinella: ''Sono talmente tante che si fanno compagnia tra di loro e la fanno anche a noi quando si specchiano nello stagno.''

Serafino se ne andò pensieroso verso il bosco dei ciclamici rosa. Una notte prese due foglie grandi e se le legò dietro la schiena con una corda poi ci infilò le braccia dentro due buchi che fece al centro delle foglie e cominciò ad agitarle come se fossero delle ali. Si alzò in volo, e quanto più agitava più volava, fino ad arrivare vicino alle stelle. Allora si aggrappò ad un raggio di una di loro e raccolse tanta polvere di stelle nella sua borsa di sacco. Quando ebbe finito, le ringraziò tutte e piano piano ridiscese sulla terra vicino al bosco dei ciclamini rosa. Si sedette sul muschio vicino allo stagno. Aprì la sua borsa e fece uscire un pò di polvere di stelle che si sparse intorno, sugli alberi e sui fiori illuminando tutto il paesaggio come fosse una festa. Si mise a suonare il piffero e tutti gli animali dei dintorni si svegliarono ed uscirono dalle loro tane. I leprotti saltellavano e le farfalle svolazzavano in mezzo ai granelli luminosi che volavano leggeri come fiocchi di neve. Anche la coccinella si svegliò e uscendo da dietro il suo petalo di fiordaliso restò a bocca aperta davanti a quella festa.

'' Serafino Serafino, tra le stelle sei volato,

La pioggia di luce hai fatto scendere dalle stelle,

e il nostro bosco e un mondo fatato.''

Cantò la cicala.

Questa favola se la faceva raccontare spesso, perchè dentro c'erano le stelle e lui immaginava di volare come Serafino e rubare un po' di polvere fatata per regalarla al mondo.

Sentì dei passi che gli venivano incontro. Si mise a sedere e vide Amos che saliva il sentiero di pietre sulla collina dove stava lui.

''Ciao Lenticchia,''lo salutò Amos.

Lorenzo: ''Ciao Amos, come stai?'' Gli chiese.

Amos: ''Um seeee …....bene, e tu?''

''Meravigliosamente'' rispose Lorenzo.'' Oggi è una giornata fantastica ed il sole è caldo.''

Amos: ''Che ne dici se domenica prendiamo il motorino e ce ne andiamo al mare?'' Gli chiese.

Lorenzo: ''Al mare ?'' Gli chiese a sua volta con gli occhi pieni di felicità,''Si sarebbe bello !''

Amos si venne a stendere di fianco a Lorenzo,''Come va con quei lupi dell'inferno?'' Riferendosi alla famiglia dei fattori che ospitavano Lorenzo.

''Soliti,'' rispose Lorenzo.''Sono fatti così. Quello è il loro ambiente ! E' come voler trasformare un coccodrillo in un coniglietto. Ci vorrebbe un miracolo e noi i miracoli non sappiamo farli.''

Amos: '' E Assurda cosa combina?''

Lorenzo: ''Assurdità! Cosa dovrebbe combinare ! Ha proprio la testa adatta per confezionarsele su misura. Nessuno e bravo come lei.'' Gli rispose ridendo con gli occhi chiusi per il sole forte.

Amos: ''Se posso darti un consiglio. Stai lontano da Valerio e Nicola. Sembra stiano in un brutto giro di malviventi. La notte vanno a rubare nelle cascine e con le macchine si spostano in altri paesi e rubano nei negozi e nelle case.''

Lorenzo: ''Ah ecco! Mi sembrava che il tipo che è venuto a prenderli il mese scorso, non fosse proprio un prete.'' Gli rispose ironicamente.

Amos: ''Chi era, lo hai visto?'' Gli chiese mettendosi a sedere sull'erba.

Lorenzo: ''Uno con una macchina bianca con sulle fiancate delle fiamme nere e una striscia nera che partiva dalla cappotta e finiva sul cofano. Beh non sono intelligenti se vanno in giro con una macchina del genere e fanno anche furti. Non mi sembra che quella macchina li faccia passare inosservati!''

Amos si mise a ridere di gusto tenendosi la pancia con le mani.'' Vorresti per caso che anche la macchina non abbia il marchio del tamarro ?'' Disse canzonandoli.'' Vuoi riconoscere uno della loro razza? Ascoltano le canzoni napoletane a tutto volume, parlano velocissimi, quando camminano con le macchine corrono come dannati e soprattutto vanno e vengono da casa in continuazione. Hahahaha...... anche la macchina deve rispecchiare la loro anima Kistch. Ah dimenticavo, quando camminano sembrano che abbiano il pannolone taglia maxi, opppure la sedia rimasta attaccata al culo ….. hahaha. Camminano a gambe larghe come se avessero una trave nel ….....lasciamo stare va !''

Lorenzo: ''Dall'identikit credo di poterle dare delle indicazioni, signorrrr ?''

Rispose Lorenzo in tono scherzoso.

''Tu sei diverso,''gli disse Amos voltandosi di fronte a Lorenzo.

''Sei gentile, onesto. Mi piace stare con te perchè non hai niente da nascondere e non sei uno spaccone.'' Si alzò in piedi saltellando,''spacco de qua...spacco de là....di me tutti hanno paura , il perchè non si saaaaaaa !'' canticchiò ridendo.

''Quando mi metto a dormire sull'ammezzato del fienile, mi tiro sempre su la scala.'' Disse Lorenzo.

Amos: ''Hanno cercato di farti del male di notte?'' Gli chiese.'' Se lo hanno fatto devi dirmelo, così li sistemo io quelle due alici senza spine.'' Gli rispose serio.

Lorenzo: ''No non hanno fatto niente, ma cerco di prevenire. L'ammezzato e molto alto e senza la scala e difficile raggiungerlo.''

Amos: ''Ma non fa freddo li dentro?''

Lorenzo: ''D'inverno sicuramente. La paglia riscalda molto lo sai? E anche il letame hahaha,'' rise.

Amos: ''Perchè non vieni a dormire da me qualche volta.''

Lorenzo: ''Perchè poi la matina dovrei farmi mezz'ora di bicicletta per tornare alla cascina.'' Gli rispose.

Amos: ''Allora qualche sera vengo io da te e dormiamo insieme!''

''Come vuoi !'' Gli rispose Lorenzo,''tanto di paglia ce ne per tutti hahaha!'' rise.

Nel tardo pomeriggio, ridiscesero la colline insieme al gregge e si divisero sulla biforcazione della strada. Lorenzo imboccò la destra con il suo gregge e Amos la sinistra, per la stada che conduceva a casa sua.

La sera era dolce e l'aria carezzevole. Da lontano arrivava un profumo di rose e gelsomini. Una civetta si mise sul ramo di un albero e cominciò a emettere i suoi versi.

Lorenzo col dito puntato in alto univa le stelle in un disegno immaginario. I suoi occhi lucchicavano di felicità. Il cielo notturno aveva il potere di riempirgli l'anima di tenerezza e dolcezza.

Si sedette sul bordo del davanzale della finestrella e vide una stella cadente che solcava il cielo per intero.

Andò a prendere il suo quaderno delle poesie e scrisse:

''NON CI SONO RAGIONI PER CUI

L'ANIMA NON POSSA TROVARE LA FELICITA'

BASTA CERCARLA NELLE PICCOLE COSE

CHE CIRCONDANO I NOSTRI SOGNI

PER VEDERE IL SORRISO DELLA LUNA,

O UNA STELLA CHE CADE ILLUMINANDO IL CIELO.

Si distese sul fieno e si tirò su una coperta vecchia più, leggera che Fulvio gli aveva dato la mattina. Fece l'occhiolino alla madonnina che lo proteggeva dalla sua nicchia.

'' Buona notte stella del paradiso. Fammi volare come il piccolo Serafino.''

Quella notte sognò di arrampicarsi sui rami di un edera che raggiungeva la luna. Si trovò immerso nella luce bianca dell'astro e camminava su un fiume di latte che scorreva sotto i suoi piedi. Un coniglietto bianco con gli occhi blu gli salto davanti cantando:

''CON UN BALZO SULLA LUNA

TI RAGGIUNGE LA FORTUNA

SEGUI LA SCIA CHE PORTA AL CASTELLO

PRENDI LA CHIAVE NELLA FONTANA DI CRISTALLO.

FAI DUE GIRI SULLA SINISTRA

ED IL GIARDINO DELLE STELLE

TI APPARE COME UNA GIOSTRA.

UN...DUE....TRE.....

SALTA NEL SOGNO CHE T'INVOLA

UN....DUE …..TRE.....

CONTA LE STELLE TUTTE IN FILA.''

4

''Muoviti,'' disse lo sfregiato a Valerio.''Non possiamo permetterci di perdere tempo.''

Era notte fonda. I tre uomini erano nella tenuta di un paese vicino. I proprietari stavano dormendo nelle stanze superiori. Nicola e lo sfregiato aspettavano Valerio che si arrampicasse su un albero che calava i rami sul terrazzino della tenuta, dove c'era una finestra aperta.

''E se si svegliano?'' Disse a bassa voce Valerio.

Lo sfergiato: ''Chiudi quella fogna e sali più in alto.''

Valerio si staccò dal tronco centrale e si spostò sui rami che si appoggiavano alla balaustra del terrazzino. Silenzioso come un gatto, raggiunse la finestra, si calò nella casa e al buio scese le scale che portavano nella sala sottostante. Aprì la porta e fece entrare i due compari.

Cercarono la cassaforte dietro i quadri, dietro i mobili, ma non trovarono niente. Aprirono una porta che portava in cantina scesero i gradini della scala con la luce di una pila. Cercarono in giro e dietro dei sacchi di pellet trovarono la cassaforte. Nicola era molto pratico ad aprirle. Dopo vari tentativi beccò la combinazione giusta. Presero tutti i soldi e i gioielli e li misero in una borsa. Risalirono le scale per uscire dalla cantina, ma in quel momento si accese una luce nel pianerottolo che portava nelle stanze superiori. Si tirarono indietro socchiudendo la porta della cantina. Un uomo avanzò nella penombra, scese le scale e si diresse in cucina. Si versò un bicchiere d'acqua, lo bevve e stava per risalire quando qualcosa cadde giù in cantina. L'uomo si fermò davanti alla porta socchiusa. I tre si nascosero in una rientranza del muro dietro la porta. L'uomo accese la luce della cantina, aprì la porta e la oltrepassò. Nicola con un pezzo di legno lungo come un avambraccio lo colpì sulla testa e l'uomo cadde stordito sul pianerottolo della scala. I tre scapparono dalla tenuta con la refurtiva, dirigendosi verso la macchina parcheggiata dietro il muretto di cinta, poco lontano dalla casa. Misero in moto e si dileguarono nella notte.

''Sei un deficiente,''disse lo sfregiato a Nicola,'' Perchè lo hai colpito? Scemo ! Vuoi farci ammazzare?'' Urlò in macchina mentre scappavano.

''Ma quello ci era davanti di spalle?'' Protestò Nicola.

''Quando avrebbe visto che non c'era niente se ne sarebbe andato senza sospettare niente, scemooo !'' Gli urlò lo sfregiato.

Nicola: '' E se si fosse voltato e ci avesse scovati dietro la porta?''Gli chiese.

Lo sfregiato: ''Allora lo avremmo colpito. Ma non prima. Tu così, ci fai scoprire !'' gli urlò rabbioso.

''Gli altri ci stanno aspettando al capannone. Sbrighiamoci.'' Disse Valerio che intanto guidava la macchina.

Erano le 3:00 del mattino quando Lorenzo si svegliò per il rumore di una macchina che si avvicinava sul selciato. Sapeva che sicuramente erano i due fratelli Piripèra come li chiamava lui. Li vide scendere dalla macchina con in mano una mazzetta di banconote ciascuno mentre la macchina ripartiva con una sgommata.

''A lunedì,''disse lo sfregiato.

Cominciò a piovere. Le gocce cadevano rade per poi venir giù a catenelle.

La pioggia tamburellava sul tetto di legno e tegole del fienile e Lorenzo l'ascoltava come una ninna nanna. Ora aveva ventiquattro anni, ma amava emozionarsi come un bambino davanti alla luna, alle stelle e alla natura.

Il giorno dopo era domenica e non si lavorava. Amos venne con la macchina di suo padre e suonò sotto al fienile.

''SSSSHHH non fare casino che dormono !'' Disse Lorenzo affacciandosi dalla finestrella. Si mise i pantaloni, la maglietta e prese un asciugamano grande da dentro una cassapanca vecchia che aveva sull'ammezzato dove teneva i suoi vestiti nel cellophane. Scese la scala di legno e si avvicinò alla macchina di Amos.

''Azzo abbiamo fatto i soldi oggi !'' Disse ad Amos che lo aspettava al volante.

Amos: ''Seeee, questa e di mio padre ! Se gliela rigo mi appende ai tralicci della corrente e mi fa provare l'alto voltaggio con la lingua!''

Lorenzo: ''MMMM dev'essere un'emozione, indimenticabile!''Gli rispose con ironia.''Comunque buon giorno Zaffiro!'' Lo salutò.

Lorenzo chiamava Amos zaffiro per via dei suoi occhi azzurrissimi.

''Buon giorno ! Dai salta su che andiamo a fare colazione.'' Gli rispose Amos.

Lorenzo: ''Aspetta dove andiamo? Io non ho soldi! Non mi hanno ancora dato la paga.''Disse.

Amos: '' No preoccùpa padrone, io gombràto cornètte …..si si cornètte alla crema e cioggolàdo !'' Rispose ,imitando il modo di parlare di un africano.

''Dove andiamo a fare il bagno?'' Chiese lorenzo.

Amos: ''In una spiaggia deserta, lontano dai buzzurri e dalle oche. Io, te il sole e il mare !''

Lorenzo: ''E i cornettè hahaha !'' rise.

Arrivarono davanti ad una scogliera alta che impediva il passaggio con la macchina. La lasciarono parcheggiata sotto i pini e si avviarono per il sentiero che scendeva verso la spiaggia.

C'erano delle conchiglie sulla sabbia e dei cespugli di vegetazione con dei graziosi fiorellini gialli. Stesero le stouie che aveva portato Amos e sopra le stuoie i loro asciugamani. Si tolsero i vestiti rimanendo nudi sotto il sole.

Si sedettero sugli asciugamani e mangiarono qualche cornetto.

''Ti voglio bene,'' disse Amos a Lorenzo mentre mangiavano.

''Anch'io,''gli rispose Lorenzo.

Amos: ''La notte prima di dormire prego sempre affinchè non ti succeda niente. Con quei malati mentali non si sa mai.''

Lorenzo: ''Anche tu preghi? Io prego sempre la mia madonnina che ho di fronte alla paglia dove dormo.''

Amos: ''Io sono buddista. Mi siedo di fronte ad una candela accesa e recito OM MANI PADME HUM per tutti i grani che ci sono nel mio mala.''

Lorenzo: ''Cos'è il mala?'' Gli chiese.

Amos:''E' un rosario buddista con cent'otto grani. Me lo hanno portato dal tibet.''

Lorenzo: ''Sono contento che anche tu, a tuo modo preghi. Le preghiere sono importanti, la fede in qualcosa è importante. Ti aiuta a comprendere meglio la vita e a essere meno egoista con gli altri.''

Amos: ''Ora pregare è visto come una debolezza, una stoltezza. La gente preferisce bestemmiare e comportarsi come le iene per sentirsi svegli e più avanti degli altri. Tu pensa che schifo !''

Lorenzo: '' Contenti loro, contenti tutti no!?'' Gli rispose alzando le spalle.''Cosa vuol dire quella frase che ripeti nella tua preghiera?''

Amos: ''La frase del mantra ha molti significati. Ad esempio significa: ' O gioiello sul fiore di loto, concedimi tutte le realizzazioni.' Oppure ' Concedimi l'ispirazione per ottenere l'unione di metodo e saggezza.'

Ma ha anche altri significati. Ogni sillaba ha dei significati e delle corrispondenze:

Om chiude la porta delle rinascite nel mondo dei deva

MA quella degli asura

NI quella degli uomini

PAD quella degli animali

ME quella dei preta

Hum quella degli inferni ;

Oppure ogni sillaba è ritenuta avere un effetto purificatore proprio :

Om purifica i veli del corpo

MA quelli della parola

NI quelli della mente

PAD quelli delle emozioni conflittuali

ME quelli dei condizionamenti latenti

Hum il velo che ricopre la conoscenza ;

Oppure ogni sillaba è in sé una preghiera :

OM è la preghiera rivolta al corpo dei buddha

MA quella rivolta alla parola dei buddha

NI quella rivolta alla mente dei buddha

PAD quella rivolta alle qualità dei buddha

ME quella rivolta all’attività dei buddha

Hum riunisce la grazia di corpo, parola, mente, qualità ed attività dei

buddha ;

O anche le 6 sillabe corrispondono alle 6 põramitõ :

Om alla generosità

MA all’etica

NI alla pazienza

PAD alla diligenza

ME alla concentrazione

Hum alla conoscenza ;

infine, le 6 sillabe sono collegate alle 6 saggezze :

Om = saggezza dell’equanimità

MA = saggezza attiva, operosa

NI = saggezza originata da se stessa

PAD = saggezza del dharmadhõtu

ME = saggezza discriminante

Hum = simile allo specchio.

Vedi com'è complessa e semplice la preghiera buddista?'' Gli disse con un sorriso.

Lorenzo: ''E' affascinante.''Gli rispose.

Stettero distesi al sole per un po' di tempo, ascoltando solo il rumore dell'acqua che lambiva la sabbia e il cinguettio degli uccelli che volavano sopra gli alberi, dietro di loro.

Amos era un rgazzo di venticinque anni. Aveva i capelli castano scuro il pizzetto curato e dei favolosi occhi azzurri. Il suo corpo era modellato dai lavori nei campi nella cascina di suo padre. Aveva studiato ragioneria,ma anche lui, come Lorenzo, preferiva lavorare nella sua cascina pur di non stare tutto il giorno in città, gomito a gomito con gente piena di se e tremendamente arrogante.

Il sole riscaldava la pelle dei loro corpi coperta da una leggera peluria virile sulle gambe e sul torace, diradandosi scendendo verso l'addome per poi infoltirsi nella zona del pube. Amos aveva gli occhi chiusi disteso sul dorso. Si passò una mano sui genitali infilando le dita nei peli folti.'' Andiamo a fare un bagno?'' Chiese a Lorenzo.

''Ok, ma non mi schizzare!'' Gli rispose.

Si alzarono dalle stuoie e si diressero verso l'acqua che scintillava sotto la luce intensa del sole. Misero i piedi nell'acqua un po' freddina ma limpida come uno specchio.

''UMMMM non è proprio di scaldino! Mah …... entriamo piano piano va!'' Disse Lorenzo.

Amos prese la rincorsa ed entrò velocemente schizzando mentre correva in acqua. ''AAAAAAAAAAAAAAARGH !'' Urlo quando fu quasi completamente sommerso.


Gianny Mirra 30/06/2011 06:44 1 1055

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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