Premio di Poesia Scrivere 2011
Amore Se tu mi dimentichi |
Non ti scordar di me quando il tempo avrà chiuso il cerchio, e sarò un’ombra fuori dalla scena. Ricordami allora dolce e serena come l’aria quieta della sera, rifugio alle onde inquiete.
Ripensami lago di brace viva, tra le mani il candore dell’attesa, negli occhi tuoi riverberi d’autunno, a legarci veniva amore tra schegge d’un tramonto in riva al mare, e soffiando nelle vene linfa nuova un nido arroccava dentro al cuore.
Mille strade già percorse senza ritorno è il tempo, quello degli sguardi incatenati di mani appese a cento e più carezze, di luci e ombre, di risa e pianto, insieme.
Non ti scordar di me semmai l’inverno ti trovasse solo. Rammenta non sarò nel vento l’esile traccia d’un fil di fumo né fotogramma d’ore da non dimenticare, ma eterna candela accesa, luce ai passi tuoi. Non sarò tra il gelo e il freddo, ma viva, e nel battito del cuore m’udrai cantarti in petto, amore. |
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Ricamo parole raccolte agli angoli del vento di pensieri rubati al cuore. E mi affretto nel passo quando a raggiungerti t’ascolto nel rumore di sospirate immagini.
Poi torno nel profumo di grano e al cielo che sa di zagara, fermandosi il battito alle lancette che piegano le ore lente a trascorrere.
Ad aspettarmi la notte sfiorandomi il sonno, e spenta agli occhi la luce s’accende di te.
Restami pensiero, all’ombra dei giorni che sfidano l’attesa, dove ombreggia insistente quel rivederti al lume dei sogni,
perché sfiniti cadranno sulla terra, come foglie avvizzite, nel perderli…
se mi dimentichi. |
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Le parole mai nate restano albe che fingo per te.
Risuona lontana, come le notti d'inverno mi gela la tua voce.
Sarà bellezza di un attimo questa mia poesia; un ritorno verso stanze che chiusi nei tuoi occhi.
E la luce tremula, bianco di mandorlo che ti tingeva i capelli.
Sono passante del mattino fra l'oblio delle tue mani.
E profumavi di settembre. |
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Ti offri al mondo discinta e aperta, valve di conchiglia gocce di mare amaro sale del desiderio
Hai boccaporti oscuri, nave corsara, avida di sogni rubati, crudele come la vita beffarda come la morte
Hai labbra sensuali e seni turgidi, richiamo vorace crogiolo di passione e tormento
Ho vissuto le tue notti goduto del tuo sesso bevuto la tua pozione.
Nel fondo della coppa soltanto rimane un'amara traccia eco disperata di un ancestrale inganno. |
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Aprirò le mie finestre sui tuoi occhi tra giardini di rose e salici ondeggianti e sepolcri di uomini che non ho amato
Vedrai fiorire la mia primavera nascosta custodita per te nel segreto di altre sembianze
Vedrai il mondo che vivo al confine con il sogno dove aspetto da sempre i tuoi passi sul viale |
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Cinquantasettemiladuecentouno, una città città d’intrepidezza e di lealtà città d’Eroi Caduti per l’Italia che reca il santo nome di Oslavia. Leoni sotto i tuoni dei cannoni avanzano maestosi in battaglioni è al fronte di Gorizia che inizia la lor leggenda: gioventù stupenda! Tutti all’assalto in quel della Bainsizza! E’ tutto rosso il fiume dell’Isonzo! Sì, son di carne, ma duri come bronzo. I duri e puri della Prima Guerra che mai fu così grande sulla Terra. Abbacinanti e ritti innanzi a loro tredici uomini con Medaglia d’Oro e con il capo cinto dall’alloro. La gloria dell’Italia è cominciata! Avanti! Avanti! Generale Papa! Salendo gli scalini piangi e preghi t’accolgono in divisa e sempre in piedi t’accolgono soldati sull’attenti sono il fior fior dei nostri reggimenti. Rintocca ad ogni vespro la campana la loro impresa non è stata vana. Lo scrigno della gloria nazionale questa fortezza bianca è baricentro guarda Santa Gorizia, lassù nel vento come se fosse stella in firmamento Pantheon dei Cavalieri del Cimento. |
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Nikos Kazantzakis Avete il pennello, avete i colori, dipingete voi il paradiso e entrateci |
Che sfumatura avrà l’anima mia se del suo colore or mi privo.
Ornerò allor di bianco il mio cammino, con toni spenti di grigio al suo declino.
Di rosso sarà invece tutto quel che vivo e di blu ogni mia emozione, mentre dipingerò con il rosa candido, ogni amore e di nero cupo, ciascun vissuto dolore.
E poi, attenderò il mio momento quello sincero, e senza sgomento pitterò il suo passaggio verso il cielo e nel blu screziato di verde, lascerò macchie al prossimo venturo.
Accederò quindi con i colori dell’anima al prossimo Paradiso, dove d’ogni cosa ne sarò fornito poiché è qui, che con coraggio io lascio ogni mio attimo finito. |
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Con corde di lire e bouzouki, inzuppate in mediterraneo azzurro o appena spolverate di bianco spiaggia, traccio la linea all’origine di ipnotiche danze.
Apro allora i giardini di pietra, rossi di fico d’india, sfiorando cardi e rosmarino, solleticato da tenue lavanda e con disteso sguardo su ginestra.
Partirò un giorno per fiordi e dirupi dove sol colore è lava incandescente. |
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il peso di questo muro divide e protegge
ne sento il bianco sulle cosce nude
lontano da questo equilibrio afferro il grigio il nero
tramuto le parole in silenzio ne sento il rosso sulla bocca socchiusa
è quel dolore in più nell’angolo convesso della mia memoria tinge il tempo di freddo inverno
non è un colore nuovo di questo cielo non posso fare a meno
si riflette nell’iride dei tuoi stanchi occhi tra i bianchi capelli tra le vene verdi in rilievo
non mi rimane che un angolo blu di paradiso un piccolo salto in questa notte di luglio oltre non si può andare |
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Vittime da zolfo e piombo |
Portami via mare, nascondo gli occhi per non vedere, dietro spighe di grano,
la città che brucia, tra polvere nera ed odore di zolfo muore,
si disseta con pioggia di sangue filtrata dal cielo, nuvole finte fanno da scudo ed il sole sembra non sorgere mai.
Portami via mare, la musica che sento non mi piace urlano, si disperano, piangono i miei amici, i miei nemici e carezze non conoscono più,
solo paura.
Portami via mare, lontano dall’odio dove la guerra è solo un miraggio in una triste favola,
fammi salpare su un veliero maestoso e scorgere un’alba timida, sospirando e gioendo
ed un tramonto di stelle e luna da ammirare come diamanti puri
riflesso su strade finalmente libere da corpi trucidati.
Portami via mare, io non voglio questo odio e non so perché duri,
io chiedo di vivere, in un mondo sereno dove l’aria è da respirare ed il sorriso sulle labbra di tutti.
Spazza via con le tue onde incalzanti il disprezzo, l’astio nella mia terra
riporta la luce dell’armonia,
una nuova gemma sul ramo arso riemergerà,
fammi ritornare, un giorno nella mia patria perché io possa riprendere a crescere e a vivere
qui. |
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