 Quando tutto tace, quando remoti richiami m’inquietano e sbiaditi volti ricompaiono e poi scompaiono nelle nebbioline che si mi addensano nella mente, sul far della sera, quando i doveri della giornata sono stati quasi tutti espletati e quelli per il giorno successivo allestiti, allora, come se entrassi nella mia "tana", accedo nella mia confortevole cucina, dove le mie impronte sono rintracciabili ovunque: piccoli quadretti ricamati a punto croce nella mia, ormai sempre più lontana, giovinezza, oggetti e suppellettili d’ispirazione fiabesca, ancore salviche di quell’infanzia non del tutto vissuta, ma anche silenzi e ricordi che riecheggiano quasi seguendo il filo conduttore delle mie mani, che cominciano a dare forma, profumo e consistenza a piatti più o meno elaborati. Ed ecco che l’aglio, per primo, si prende la scena, cominciando a sfrigolare allegramente in attesa di altri compagni. E mentre le mie mani continuano senza indugio ad aprire, affettare, mescolare, condire, quasi autonome, i miei pensieri, altrettanto autonomi, iniziano a far sfilare passato e presente in un connubio strampalato e scendono in campo anche loro, le domande, le deduzioni mal incasellate, su questioni ormai archiviate, e poi si presenta sempre lei, la smilza bimba bionda, completamente smarrita, spesso in lacrime, da sola, sempre, incompresa, invisibile, disperata, ma davvero troppo sola... è arrabbiata, perplessa, recrimina, poi si sente in colpa e allora ci abbracciamo; sarei voluta essere io sua madre, per stringerla a me, rassicurarla, scacciare dal suo capino biondo tutte le sue paure, per esserle sempre alleata, mai nemica, per credere in lei e spingerla a dare il meglio, per valorizzarla, sì, vorrei essere io mia madre. Nel frattempo, si diffonde un confortevole e avvolgente profumino e i miei pensieri si dirigono a Lui, al mio Tutto, al mio immenso e meraviglioso compagno di una vita, il mio adorato marito, chiedendomi e sperando che il mio "capolavoro" possa allietarlo, e, come di consueto, già mi prefiguro la cena, consumata trasformando allegramente quelle nuvole in coriandoli; da sempre lui trasforma i miei nembi minacciosi in ariose aurore, non smettendo mai di annodare la sua alleanza amorevole al mio barcollante umore.
Il mio lavoro di chef volge al termine e con esso la mia autopsicoterapia, che in automatico parte ogni volta che cucino... e capita spesso.
Il mio viaggio, anche per oggi è terminato. | 
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