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Mostrazioni
di paolo corinto tiberio
Armaghedon now

Le 19 poesie pubblicate nella raccolta


L’Emanazione

Sociale
L’EmanazioneChiamò le sue due parti e furono tre contrazioni per un solo budello
Comunicò restando sempre fermo il suo potere nascosto nello scindersi del guscio dei vermi nostrani
Nella coerenza ondulatoria dei fotoni satanici sprisse marchi ad involucri grassosi e molli
Tracciò e tranciò un cerchio di minerali ruttando due volte scolo di rivoletti di boffice fluorescenza sussultando brani di membra e lacerti
L’ordò il piano alle foreste e sussultarono vegetali e rocce divorando in tutti e tre i regni
Sputò alla luna non potendola offendere troppo e il modo ancora offende
La nera testa coronava un nera corona tutto coperto di lutto sulla sedia delle sparizioni stava
L’urina velenosa disegnò la figura dei cinque lati uguali inscritta all’opifizio
Nel vermiglio orifizio lanciò organi e pitali crepitando tutto al suo fondo
Stese il mantello nero della notte sulla terra calpestando nelle direzioni dei cardini cosicché tutta ne fu piena

E "appassirono le corolle, i tronchi scura lava, disseccarono le fonti sulle acque una materia biancastra aleggiava, sparirono le bestie immonde e monde, la corona azzurra sbucava, crollarono tutte le difese delle città delle nazioni sviluppando globo- cloaca"
Racconto in esclusiva
Racconto inserito in una raccolta
paolo corinto tiberio 18/10/2018 09:01 543

Extendar

Sociale
Disgregata e lacerata la chiave all’architrave degli alfabeti cosmo radianti stracciò scombinandole pesò permutando in desertiche leggi d’assenza i tratti bianchi della colpa trasmutante nel tempo dei corpi neri di cooperazioni sepolcrali di dieci interfaccie per venti braccia e penducoli da forca
I surgelati dispiaceri di ectoplasmi nutrienti la biomassa pantanica il numero delle mancazioni chiamò e, sudici massi, densissimo fumo, sozze radiottività crogiolanti, eidomatici commutatori, neoplasie feraci, cumuli di antirifiuti corposi, chelaggiche smembramenta scoriali infuse perenni flocculari esogeni di osmointolleranza perniciosa, monitorali avvistamenti di sbrodi e radica di mala pianta morbata: di che sapore è l’oro?
Racconto in esclusiva
Racconto inserito in una raccolta
paolo corinto tiberio 19/10/2018 10:52 319

Mosquitor

Sociale
Tra poco vedrete la conserva dei malefici geni nostri
Sarcofago innaturale dentro il quale perpetuare la specie
Mausoleo funebre vivente alla violenza cieca
Gretta sbabilonia miscellanea di veleni e pantomime

Ora sarà lo scenario mortuario programmato dallo spartito delle sette voci e chiavi segrete
La sanguinosa scena del porco maledetto in animale su cui è saltato in groppa
La notte quaresimale infiammata in un unico evento
La stella che oltre cortina s’è accesa morire di combustione interna

Vedrete lo zoccolo di bronzo liquefarsi in pattume
Il pattume della terra soffocarla a coltre
Vedrete disperati lupacchiotti morsicarsi i gomiti
Nell’urlo smorzato dalla curvatura del pozzo
Nel suggello del buco della serratura che proietta fantasie di fattoidi sconvolti
Vedrete l’ultima cifra predestinata al segno della porta macchiata di rosso
Poi urlò "Viscidosissime bestiacce, sangue infermo!
L’anello di malattia e morte che cintate sia da voi onorato pegno
Sia ora il tempo del pronunciamento, delle sette terribili bestemmie:
AVANTI LAUDATE!"
Racconto in esclusiva
Racconto inserito in una raccolta
paolo corinto tiberio 10/10/2018 11:28 400

Rattlor

Sociale
Viva viva viva bisplusbuonevole magnofrata!
Tu potenzevole verevole paxevole totamente infra umanati!
O sluce insorgato babominevolmente!
O archepensevole spanciasentire sforlaniato!
O summevole ocolinghevole velocitevole nerobianco!
Donni e uomi stristivi biannichilirevoli plusschiaccia!
Magnofrata elergato sgioia al mundo, tradimento scarezzature!
Scalpestat prolet mundo in mundo scalpestatura!
Pro gressolo in sofferenza, fondatato susamore e non susodio!
In mundo clucollato paura furore trionfo, antivivificazione!
Spermitteret filii genitoque, donni e uomi!
Sfutura mulieretet, antinimicot, parguli toltati dai boxcreatiprolet!
Riproduz ordogior gf bisplusserrata nonesisper riscrienter fristes!
Viva viva viva bisplusbonevole magnofrata semper!
Racconto in esclusiva
Racconto inserito in una raccolta
paolo corinto tiberio 23/10/2018 10:49 358

Saurod

Sociale
incenso incenso incenso!
incenso alle pietre umane!
incenso all’uomo della pietra!
attenti all’uomo sapiens!

Ora narro i segni graffiti sul costone canonico
Sulla prima faccia porta inciso tre lettere, una I una A una R:
scambiatele ed accoppiatele e due almeno si accechino fra esse
Sotto, un furente cavallo lanciato raggiante di trentasei antenne al capo d’equino sdegno verso il trigramma fuor di seminato:
scalpita il morello per serpe edulcorata sotto i piedi
Sulla prima lettera un atto osceno raffigura una orba spartizione di muli
Sulla lettera R uno scarabeo d’oro post donato a cavallo capzioso
Sull’ultima una duplice frusta immobile come se fosse in moto
Sull’altra faccia un formichiere aspira formiche bianche e a un di presso un fiore straniero
spunta da un nero crepaccio
Sopra una testa di gallo con busto e braccia umane e arti a forma rettile,
uno scudo nella sinistra e un cancro nell’altra
Il ciclo della serpe a mo’ di piedistallo include quattro lettere e sul pandemone è la stella coascesa con la retta di unioni di metropoli depredaportate

incenso incenso incenso alle pietre!
incenso alle sue riproduzioni formali!
Racconto in esclusiva
Racconto inserito in una raccolta
paolo corinto tiberio 14/10/2018 12:15 267

Leech

Sociale
eur eca eur eca!
L’abbiamo trovata. Uot is?
Ma la mer mellata

La schiacciata di noci mixiata di galli e zigomi idiomi cerulei e bianchi taurocaudati
E stoppaticci cariati dandy at venendy atque lùk vittoriaque
Cantando o sole vai grato col muso, a terra sniffato dalia bianca
Nutrivella da brunato rifiuto, partoriti dalle nefandezze,
In tossine d’oriundi sviluppata e coscarnasciata riperpetuata
Metamorfosi e comari velate

Eur eca eur eca, l’abbiamo assemblata:
rotta bacchetta di fata scarmigliata di quella presa lassata:
guardatela, lucchatela ad esso raccogliere uova di vuoto Pasquali
Rispondono le amazzoni orzate passeggiate d’animali sfornando
Conservazione frutta sciroppata, il simbolo del tempo blindato
Pisolare in fasce pargoletto, capitalregal a destra e a manca

Elleniamo le radici d’ascolto!
Racconto in esclusiva
Racconto inserito in una raccolta
paolo corinto tiberio 16/10/2018 12:37 262

Skifitor

Sociale
Veneremus veneremus veneremus quadrica capa d’asino
Scatolone compendio e principe di mali novelli
Un himnus alla terza un himnus alla sesta uno alla nona
Può un povero cristiano essere chiromante pecuniario?
Può un povero cristiano essere sproloquiatore che imbona?
Agli intervalli le tinture delle lane innaturali sono
Perché non colorare le pecore?
Detta il segnale prima dell’avvento o annunciazione
Ritmato orario funzione di sponsoret danone
Un himnus agli officiari accesi a cui è dato accesso!
Ah, sono frammisti i cenci con la lana
Architetti e desain di cappelle giù le mani
Scribi e dottori loctizzati uuuhau le risatelle
Menzogna e cupidigia porta al negotium
S’invitano i magistrati a non spettacolare
Riguardo al voto astenersi astenersi fino ad abiurare
Dolce brigatista montaniano di che era favelli?
Hic haec hoc cultus et adornatus vedrete
Vedrete quanti palinsesti scritturali, gli scatolami
Cianfrusaglie benemerite, enochiane nughelle
Scaturite da apostatici angelici voli
Intoelettata nelle vasche di porfido frizzanti
In nessun modo s’adoperino pennelli
Changino le facce di pece meridiunala
O dei e dee de li forbici d’oro de l’aghi e le ditala!
O gran mastresse del culto sfliato di moda!
Parlino i pentacolari, parlino le corpoerazioni viziose
Divi e divi circundino la sfera rifrangente
Dei destini distinti idolatrici imperanti
Veneremus veneremus veneremus semper!
Racconto in esclusiva
Racconto inserito in una raccolta
paolo corinto tiberio 28/10/2018 10:27 341

Bitete

Sociale
Ite ite ite a Rafael, l’angelo con l’ali di zucchero filato celeste e bianco,
d’oro rilucente (cui è magnanimitade sperata dalle torme vincenti:
si riversa e sgombrella in dendi e dendi festinaiuoli d’esotiche libaggioni
e divi e divi e terre: l’ala la libbra la lira il fiorino)

"Io mi sono fatto da me stesso" scrivi nel cartiglio
(o dio delle religioni di tutte le terre quale bestemmia spira al carbonio?
Quale caduta più profanata?)

Orrore! è scesa la notte della piovra elettronica invadente
Delle spaventose ed orribili forme che lo sponsor protegge
Ah, malattia e morte! (chi, chi fruga nella vasca di porfido?
Chi tiene la spada splendente?) Millanta, millanta e cento:
Luce calore acqua e moto, sanità azione gioco, santità e rifiuti
Gente! Gente! Le vipere ci uccidono, i predoni ci uccidono
Terrore: la notte coi suoi spaventi scende ed avvolge il globo!
Racconto in esclusiva
Racconto inserito in una raccolta
paolo corinto tiberio 02/11/2018 12:46 453

Skeletor

Sociale
Tre volte salve a te o novo nero!
Quidquid delira re son novi rei
nella suburramega

L’incendio riverbevole di già rutilanti mappe, pergamene combuste sgorgono nei planimetrati
Ordunque sia gran persecutorio, ordunque sue passioni edittoriali:

E’ vietato l’adunanza eccetto negli spettacoli sacrificali eccetto
nei videolupanari trasformati nei templi celebrati della scostumatezza mediatica eccetto
nei palazzi indifesi a giudizio nel foro, nei bagni, nei campi, nel commercio delle ossicine

Sia perseguitato chi non adora un criminale, chi non stupra la gente
chi non ruba alle casse dell’erario, chi non esalta il passato presente

Sia perseguitato chi non perseguita l’infanzia, o non disapplica giustizia
o chi non offende la vecchiaia o non urla e strepita impiombato silenzio:
chi libertà non vende sia perseguitato

Tre volte salve a te o novo nero!
Tre volte salve alla stirpe era nova!
Racconto in esclusiva
Racconto inserito in una raccolta
paolo corinto tiberio 08/11/2018 09:31 586

Strictor

Sociale
Numero, numero tondo delle deportazioni e delle mancanze
Della morte terrificante con gli occhi di fuori e la lingua fusa al palato
La morte maledetta nel miraggio di un’alba rugiada
Strisciante in un fosso per essere celato allo squilibrato sistema oncologico
Al sistema delle fiere prede dell’eco

Numero, numero tondo delle deportazioni e delle mancanze
Delle lingue secche che mosche voraci di bocche piene divorano di fuoco
A figli e figlie delle esotiche fate vermi brulicano bianchicci i pancini
Di vuoto pieno analogico importato da compagnie di ladri, confraternite furbesche,
Tecniche tribali di conflitti striscianti perché la rossa fucina insana delle patrie
Avesse a che affondare i mestoli, piccoli avvoltoi conflittuati a mendicanti
E diti artigliati in morbosa pelle d’assassini svaganti
E dei detriti fluviali l’aspirazione ingorda
E il topos di raccolta del vomito tossico dei sarcofaghi dell’intero mondo

Numero, numero tondo delle deportazioni e delle mancanze
Dei diabolici canti nella natura della femminilità in fiore
nei fondi abissali di coscienza gavazzata da rullar d’incisivi tamburi
enfiatizzando estetizzanti bisonti di comparti compartimentali di natura
disarmonica al satellite che irraggiò con sonori punti mobili o a glaciali riposi
le lingue morte nella crieratica struttura fiorente di vuoto piovendo l’ignota
allergia alla parola poiché tutti stracolmi di strame di sogni di segni

“Che sia impuro, immondo di scorie, trattato tre volte
col nome tonso, nell’ora del pianeta rosso e del fuggiasco
olio di solfo sapone catramoso, una marcia protesi
neutronica crescente al sudario messo di panacea e nepente"
Racconto in esclusiva
Racconto inserito in una raccolta
paolo corinto tiberio 21/11/2018 12:18 448

Masticator

Sociale
Ora che i dadi sono tratti e le sette meraviglie degli abissi neri
sono scesi nei germinosi vivai della terza figliolanza, ora
noi parleremo tra i sicuri covi del tetto più alto, nei saloni d’Eternia
dove la sinergetica massa dei mali che là permette
forma deforme governa e s’inputta, là l’orrore rotolando della terra e del cielo
là la lampada che oscilla e vacilla nel brutto, il fluttuante divenente cosmico
non ente a massimo trionfo, a riscatto del vomito ricreato modulo del tempo

"Sia la carne - sia funzione dell’essere, troveremo soluzioni che annulla"
"Ciberemo pazza violenza, fiele berremo nelle forme dei teschi fonchi"
"Manderemo quantità ai quattro venti miscugliata di nostra volontà guerresca"
"Ripasseremo il volto a memoria sugli schermi scintilligrafici dei propri tronchi"

"La carne che non viene si cerchi alle radici di zeri polinomi,
l’amarissimo liquido felleo negli alveoli alveari secernenti alieni,
le quantità dai quattro venti, da ogni terra desolata mal concia,
l’impenetrabile nebbia del volto fermo dai volti turchesi degli odi"

Poi fagocitoso e ringhiottito nell’antro, pasticciò con le materie
sistemate sulle tavole rase dal bianco calore fremente
e fabbricò sette ermetici tappi che chiusero le sette provette
consegnate ai dragoni infamanti: " la lisciviazione dell’aromatico anello"
disse "sbocca ora voi ".
Racconto in esclusiva
Racconto inserito in una raccolta
paolo corinto tiberio 23/11/2018 10:37 408

I sette sigilli

Sociale
Il primo sigillo fu di zolfo e d’azoto ciascuno in due parti col quarto suono impappolato a sbafature tecnolosse di bolle sterminose di sapone in inibizione completa e astratta a riflettere il quarto colore della luce fantasmata nell’arco fuso e colato nell’ora maledetta delle vergini dell’anti fasce orarie del primo e del quarto quadrante
Il secondo sigillo fu cellulosa di bava di strega brama solidificata fusa versata nell’informatica stampa di catene alimentari d’anellidi di fattori teniosi nell’ora che l’avventuriero incontra la stroia seduta sulle grandi acque della bestia scarlatta che va in perdizione ossidosa e scomposto in fotosintetici piani sradicali feroci all’evoluto superamento del primo regno genomico
Il terzo sigillo fu di polvere negra calcinata in paralleli di fuoco nel tempo che le concentrazioni dei punti neri ghiottosi collassano in opposizioni martoriali in aree avvilenti atte ad estendere la penetrazione delle pieghe nelle piaghe di crotali insidianti le assenze piene di biomassa inerte scadente sottostante alla liquidità nera del sottosuolo che azzera metà opera fatta
Il quarto sigillo fu preparato con l’atranzina degli ingredienti a cui s’immise poli d’acume fosfati sfertilatori snicchie lotiche fosforoscenti irregimentazioni colpose in bare di cemenze in letti catalettici asfisianti i nutrienti lotti d’opere in pose in degne dilavamenti di nitrati di mandibole d’equinici deputatori warrechina e quintessenza d’antimonio impastato e sospeso nell’ora e nel giorno del padrone del liquido stridente al numero dei segni celesti in doppio quadrato
Il quinto sigillo fu un preparato di necton- placton con gli interfacciali a due a due d’elementi con aggiunta di virus rabico virulenze planetarie in sfoghi sfocianti i sarcastici cascami terrestri traccianti l’inviluppo alla curva funzionale all’apocalisse invisibile per la persistenza delle sacrileghe immagini spruzzate di sensibilizzazioni dinsfamanti tenniche
canoniche ab imis de profundis substrati nell’ora che la sciprigna salottiera in tetravalenze di lettere mute avvolta entra nell’acquario mucillaginesco lattescente a mummiare funerari i sfiabeschi molluschi srampanti
Il sesto sigillo fu la puzza aere acre della forma allotropica gialloverdastra infralita e sottratta in gloria a elettrolitici padellami etilenanti quattro volte coi floruri dei denti, spruzzi ascellari e inguinali che aprono uno sprazzo al cielo di tonde vocali uvate tre volte e ricombinate nell’ora bisbianca dei termici sistemi succhianti e sbucanti allo zenit del polo nei pressi della stella che ruota d’un poco ogni tanto
Il settimo sigillo fu di pesanti puri elementi arricchiti spaiati e sparati a masse di critici fisici mancamenti assommati a catena che danna a buio eterno o luce reale nell’ora che la nefasta temperanza ai folli urti di morte uraniana entra nel peso della bilancia a sublimare a guisa plutoniana ogni forma vivente posterizzata in aure condense

Quando io vidi questi fatti mancavano trecentoundici giorni all’avvento
Racconto in esclusiva
Racconto inserito in una raccolta
paolo corinto tiberio 26/11/2018 10:35 387

La valle Stinfalia

Sociale
Quando io vidi questi fatti Eternia sinistramente scintillante sembrava e di luce accecante: acciaiosi uccellacci con le teste lucide e ribrezzanti markavano l’aria a morto in formazione romboica a tratti silurando l’aride rocce con le penne oscene Ora lo sguardo rivelava un’irreale contrada: una fossa ciclopica cinta da incredibile rocciosa massicciata ricamata di pinnacoli, paurose protuberanze contorte in allucinanti teste di mostruosità antidiluviane, in gole d’alligatori orride, in giochi d’ombra di tentacoli di piovra, poi rospi giganti, il gran demone dei venti ritto sui cocuzzoli lunari immersi in un buio atroce in un sinistro stupore sfilando in contorcimenti di colpevoli imprigionati, rappresi, dannati nell’atto della colpa e poi ancora prospettive sfingesche, festoni e merletti calcarei, agonizzanti deliri il colore pietroso e terra screpolata Il degradante raccapriccio sfiniva in una vasta pianura alluvionale: lì sorgeva Eternia, tra neri campi di lava, tra cupi detriti, in acquitrini vischiosi, tra piane salmastre: aleggiava solitudine mortifera e una rara produzione nebbiastra svelava a tratti fossilizzati castelletti da bimbi, polle sulfuree ciangottanti il ciclo leggendario dell’inferno più infimo, spaccature deglutienti in piccoli abissi gialli tranghiottire mari di piombo fuso, cascate di fango, una velenosa processione di scorpioni trascinava al trionfo, alla più sconcia desolazione assemblataRacconto in esclusiva
Racconto inserito in una raccolta
paolo corinto tiberio 29/11/2018 12:12 368

Karun

Sociale
Lettor, fin qui mi segui, ma presto, ritorna
a riveder le fike: la morta che risorge
dai veleni, le misere pike dispettarono
perdono con macabra veste da cerimonia oscena

O più e più i globi ritorci, risforma il grugno
e la voce, laido il risotto sotto i baffi
di piombo, scintilla la nevicata pupilla
ihihihi nitrisci come cavalli da monta:
la polla d’acqua che sale dal pozzo nero
passa per palla dea pollo, skalliopé la impesta
novi musi storkono l’orka: uno scemo di guerra
tra gli skeletri risiede senza smarrirsi e scomporsi:
quei gloriosi che andarono al kolko si skifarono
come voi farete di Iason fatto bifolko?

E come un quadrello posa e vola e quindi a ritroso
si dischiava, vidi miserevol cosa girare
e rigirare velocissimo nell’aria: un frisbi
sibilava in alfabeti di coniche spirali
a due spanne dalle nostre persone: la pianta
circolare aveva sagomata una mostricciatura
ad uopo: pendenti boccoli di lana, rotelle
di fuoco in fronte un inviluppo di serpi "Ecco,
ecco Karun il demonio re dei goops viventi
il preciso trasportatore d’anime morte”

Poi dalle labbra nere del dischello partì un ordine
scomposto "Disastrosi ingegni, o muro temporale
date orecchio e fede al dettato della birifrangenza
animale: c’è una cittadella interconnessa
con le semplici forme che il tempo complessa qui
al di sopra delle vostre spoglie, una cittadella
che vi ottagona il corpo e dove fra poco in procedure
andrete: essa ha solo il segno che gli ha dato
la mostruosità che lì abbonda, il resto è pura
sostanza materica, necessità di forma:
kaman kaman kaman, saltatemi dietro "

E quando fur quece le lanoce goce
al noccier de la livicia paluce
che incia a li oci avea di brace roce
rattamente saltavamo sulla noce
taurina del collo in rilievo
ancorandoci stretti alle stoppe
e poscia che il goops giroscoposo
ci roteava un’infinita storia
stransumanando nei gradi dell’incoscienza,
io mi svenia come in caduta moscia un greve
Racconto in esclusiva
Racconto inserito in una raccolta
paolo corinto tiberio 01/12/2018 11:54 407

La scala delle meraviglie

Impressioni
Mi svegliai nell’assenza più completa di colore: una radiazione complessata in un punto sperduto nel vuoto abbuiava a notte nera, poi un chiarore lattescente si risolse in singolarità di punti di quanti, in pioggia d’oro di scintille di stelle: vidi betelgeuse e belatrix altair e deneb, aldebaran, e quando la mano dalle dieci dita di rose digitò il cielo della valle Eternia, dalle finestre gotiche purissime intelligenze vorticarono in cromatici deliri geometrici: un duo filamentoso a maglia intricata bicolore s’avvolgeva ad elica su su verso la parte superiore del bastoncello perverso tra un turbinio di tinte strepitose: arancio e vermiglione, rosa giallo e verde E in un zampillio di luce solare vidi la danza d’oro delle ventitrè corone mezze che iniziava il blu movimento da dentro alla forma in continua trasformazione, poi volgendo lo sguardo in alto vidi la scala mobile delle meraviglie di miliardi di cristalli a forma di pioli perfetti vorticanti in tetratono alfazotato di gemme unirsi al lungo doppio laccio di file di perle infuocate da vetrate ora rosse ora violacee; poi nucleotidi azzurri scontrarsi coi diploidi arancio e inghiottirsi in neri lampi di diamanti e catene indache e gialle di molecole congiungersi all’ombra della sfera bianca e risonare nella forma strutturale dei globi verdi generando la natura all’animale, una teoria di mezze lune excidenti distillavano pure nanovibrazioni azzurre e lampi viola e gialli nei due piani complanari rispetto al vettore che sceglie: "ora si ascende!”Racconto in esclusiva
Racconto inserito in una raccolta
paolo corinto tiberio 10/11/2018 12:05 650| Racconto su 'Immagine caleidoscopica, metafora della vita'

L’ascesa

Sociale
I fragorosi marchingegni risolsero in melodie celestiali di cadenze, in cromatismi cangianti di colore continuamente col moto subitaneo della brezza e la scena fenomenale fu spalancato abisso di inaudita bellezza: miliardi di gioie s’avvitavano per il filamento rifulgendo in congiunzioni elettrici di puro plasma di ioni, in complementarietà ex novo sfavillanti di carbonii tetravalenti, di quanti di vuoti alternati a vuoti alterati più densi di strutture molecolar di sequenze di funzioni: rivestita della luce di una supernova splendente la scintilla penetrava nell’acqua densa in disciplina e istruzione verso il logos che cala dall’alto in forma di veste in tutta la sua persona: “su su” e saltai su un berillio luminoso passandoci dentro come in un balsamo colloso e fummo nel principio trasformatore risalendo la direttrice lungo un zigotico tempo: possedemmo tutte le informazioni, indi perdendo il vuoto, acquistammo la vesteRacconto in esclusiva
Racconto inserito in una raccolta
paolo corinto tiberio 18/11/2018 10:26 359

Il Guardiano del Giardino

Sociale
Mi risvegliai nella suggestiva scena modellata da una perturbante bellezza: un minuscolo lago modulato di bracci e baiette comunicanti con ponticelli di pietra spandeva di ninfee rosa e bianca coperta e rosse ondate di pesci sciamavano tra il profondo e l’altezza
Sfrangiati isolotti stretti congiunti alle riviere con lastre d’ardesia o tronchi guadavano con finte prospettive una serie di canali e ruscelletti e distanti, al di là dei lampadari d’ibisco bocche istoriate sprizzavano limpidi getti
Un sentiero di nidi di ragno serpeggiava a lato e tra rocce ricoperte di conifere nane misteriosi recessi sfogliavano granitici ideogrammi, poi paesaggi inattesi di pietra e acqua: ora la nuvola luminosa di siepi fiorite d’ibisco ora una ricca boscaglia di alte felci arboree ora gallerie dalle volte fronzute allacciate a ghirlanda di gelsomini e rose
Uno stagno blu zaffiro in superficie sosteneva una coppia di cigni neri e lo scroscio della cascata d’oro nei grandi loti irreali disegnava arco acquoreo tra boschetti di bambù e mangrovie
Più avanti la scena addensava fiori stellati rosa e gialli incrostati a grovigli di giada e nei rossi labirinti fiabeschi di aceri e azalee ricamate, tra viali d’alloro e oleandro, tra densi scrigni erborei scoprivano architetture leggere i padiglioni dai tetti di porcellana verde e gialla tra animali di pietra favolosi e beffardi
Una scenografia ancora più movimentata intarsiava grotte di lunghissime filari di nicchie sorvegliate da serre zebrate di perfide orchidee anti materiche, da giochi d’ombre dragate con i ciliegi in fiore e una teoria di cipressi dove giungeva nei pressi della enorme bocca della caverna del Guardiano dei giardini radiosi
Quindi in silenzio su per le rive d’un piccolo ruscello in risalita presso l’aurea cascata a raccogliere undici loti che pestati col sasso improntato a macchia colorarono in sospensioni fiabesche l’acqua d’una ampolla magica: "Bevi " disse, ed io bevvi, bevvi fino a quando l’incoscienza me lo impose, poi svenni
Racconto in esclusiva
Racconto inserito in una raccolta
paolo corinto tiberio 28/12/2018 17:51 346

L’entrata

Sociale
"Di lì è il secondo piano e il senso loro è duro come nell’altro ingresso, ma ecco la seconda generazione delle bambole arcane" e tracciava un cerchio col gesso e lo scompassava e subito dopo vestita di bianco appariva la Fatessa giocherellando con palline d’oro di berillio e topazio "Ciao Fatessa" "Ciao carina" "Chi è?" "Vogliamo varcare la soglia del piano" "Allora entra lo spazio e intrecciamo la danza" e al ritmo di un campanello un turbinio selvaggio saliva al cielo assieme al ritornello:

Faceva sembrare una donna un uomo
Un guscio di noce un cocchio dorato
Schiere di tuguri gran palazzi
Gioventù vecchiezza e all’incontrario
Tutto era inganno e nulla veritiero

e dopo nove giri fermavamo i passi e l’impedimento squagliava come a primavera fanno ghiacci: s’intravedeva in sua vece un vivo pozzo d’argento "Dlin dlin", scampanellava la Fatessa, "forza infilarsi"
Racconto inserito in una raccolta
paolo corinto tiberio 12/01/2019 11:19 396



paolo corinto tiberio
Prima, quand'ero piccolo
acchiappavo l'aria con le manine
poi le lucciole, poi le lucertole
poi acchiappavo le nuvole;
ed ora che sono cresciuto
acchiappo i fantasmi da adulto

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