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Wicca (3° parte)

Amore

Nel pomeriggio Edera volle restare da sola. Se ne stette fino a sera nel retro del suo giardino a rilassarsi. Si fece una doccia tiepida, cosparse il suo corpo con olio di gardenia, accese un piccolo fuoco in uno dei contenitori in pietra e mettendosi davanti all'albero della betulla si mise a meditare. Ogni tanto gettava dei grani d'incenso al gelsomino nel fuoco fissandone le fiamme arancioni, gialle, a volte rosse sfumate azzurre.

''Il passo del destino

a volte silenzioso

a volte tempestoso

a volte evidente

a volte imperscrutabile.

La chiarezza del fuoco

la luminosità delle fiamme

il calore del coraggio

la forza del suo agire

la potenza del suo avanzare

la facoltà di discernere

il bene dal male.

L'aria alimenta

l'acqua bolle ed evapora

la terra si fonde

nel suo abbraccio.

Nel ritorno alla propria anima

nel ritorno alla fonte

seguendone i segni delle scintille

le direzioni delle lingue di fuoco

il crepitio che consiglia

i colori che rivelano

le immagini si palesano

al centro del cuore.

Il fuoco dell'esperienza

il fuoco dell'agire

il fuoco del comprendere

cosa sarà giusto fare.

Nel fumo l'inganno

tra spirali che si disperdono

oltraggio e dolore

spazzati via

con il vento.''

Recitava le parole come se venissero da profondità incredibili e volessero uscire senza sosta come un fiume che scorre incessantemente. Sentì un brivido strisciarle addosso lungo la colonna vertebrale partendo dal basso e salendo lentamente in alto fino alla nuca, attorcigliandosi sulla sommità della testa. Sentì tutta la pelle del suo corpo vibrare, fremere, come mille bollicine che uscivano in superficie. La sua energia vitale fluiva ininterrottamente.

''Dal tronco della Betulla

la resistenza, e la forza.

Dalla linfa, la saggezza

dalla corteccia, la corazza

dalle foglie, la bellezza

dai rami, la tenacia

dal suo silenzio, l'audacia.

Dall'argento, la quiete

dalle radici, l'astuzia

dal suo respiro, la consapevolezza.

La luce metta ogni cosa al suo posto

mentre l'ombra si ritrae

verso il freddo strisciare della malinconia......

l'equilibrio sia la base

la giustizia le colonne

la perseveranza le mura

lo spirito

il tetto che copre il mio cuore puro.''

Tracciò le rune di protezione su foglie di betulla, gettandole poi nel fuoco con polvere di conchiglie, borragine e legno di sandalo.

''Il male è oscurità

il male è bronzo

piombo fuso sull'anima.

Stia fuori dalla mia mente

stia fuori dal mio corpo

stia fuori dalla mia vita

e da tutto ciò che mi è attorno.

Il bene è luce intensa

il bene e argento e oro

il bene segna il sentiero dell'amore

che nutra e protegga

ogni mia parola

ogni mio pensiero

ogni parte del mio corpo

ogni creatura che mi sarà intorno.''

Prese un'ampia foglia di quercia e scrisse con un pennino e dell'inchiostro le parole di un'antica formula di protezione. La racchiuse in un cerchio e mettendola sul fuoco, recitò.

''Così come il fuoco brucia e distrugge

niente possa ferirmi

niente crei disequilibrio,

scudo mi sia la legge.''

Prese un pizzico di terra, la mescolò con una goccia del suo sangue e getto il tutto nel fuoco.

''Le terra crolli sotto i piedi del malvagio.''

Prese dell'acqua di luna e ci sputo dentro.

''L'acqua inghiotta le cattive azioni.''

Soffiò per nove volte sulle fiamme dopo avervi gettato del pepe nero e delle barbe secche di finocchio che teneva in un recipiente di vetro.

''Il vento spazzi via le parole nere.

Ogni malocchio, ogni negatività

ogni legamento si dissolverà.''

Gettò del sale grosso e subito dopo un fogliettino d'argento su cui aveva scritto la stessa formula di protezione di prima. Il foglio si sciolse lentamente accartocciandosi su se stesso.

''Per il potere della Madre di tutte le cose

di tutti gli elementi

di tutti gli uomini, piante, animali.

Di tutti i pensieri

energie, materia e piani astrali.....

si dissolva l'oscurità

si annullino i contrasti

si purifichi ogni cosa

dal potere inquinante di tutti i mali.''

Accese una candela nera piantandola per terra tra l'erba verde e la lasciò consumare da sola dopo aver suonato un campanellino d'argento e battuto le mani per tre volte.

Entrò in casa ed andò a farsi una doccia per togliere le scorie delle energie troppo forti. Al contrario di molti wiccan lei non si rivolgeva a nessuna divinità in particolare. Il suo concetto di Grande Madre comprendeva tutti i lati luminosi ed oscuri della Generatrice della terra e dell'universo. Non concepiva di dare un qualsiasi nome a questa immensa ed infinita energia pura perchè a nessuno è dato di conoscere i nomi sacri dei divini elementi. Solo la fantasia potrebbe racchiudere questo grande potere generatore in uno stupido nome e ciò che è fantasia è molto lontano dalla fede.

Mentre era sotto la doccia faceva si che l'acqua penetrasse e togliesse qualsiasi negatività sia fisica che mentale. Visualizzava una grande corrente luminosa che scendendo sul suo corpo attraverso l'acqua, portava con sé le parti più pesanti e provate di lei.

Era stata una giornata stressante a stare in mezzo tra due persone che si inviavano energia negativa per tutto il tempo. Lei l'aveva assorbita ed ora la lasciata andare nelle profondità della terra e del cosmo che le avrebbero trasformate in luce pura.

Anche lei avvertiva qualcosa di strano in Matteo, un senso di oscurità che le si presentava davanti come un rivolo di piombo fuso che si faceva strada nella sua mente ma voleva capire se fosse solo una suggestione data dalle parole di Hermes oppure era proprio un presagio dell'anima dell'uomo. Le sembrava così fascinoso, gentile ed educato che non riusciva a credere a qualcosa di torbido in quella persona. Certo è che aveva qualcosa di ombroso nel suo modo di fare, sul suo viso. Ogni tanto coglieva nei suoi occhi una freddezza che sfiorava la spietatezza ma magari era solo una sua impressione.

Girò lo sguardo verso la poltrona contro il muro tra l'angolo e il mobile dove vi era il cellulare appoggiato sul ripiano. Vide Luna che la osservava silenziosa e malinconica. La gatta guardò il cellulare e vi soffio due volte sopra, dopo neanche mezzo minuto squillò. Edera andò a rispondere, era Matteo.

'' Ecco l'affascinante uomo del lago!'' Disse felicemente sorpresa di sentirlo.

Matteo: ''' Hehehe,'' rise'' volevo sentire la voce della più bella ragazza toscana che oggi mi ha regalato una giornata indimenticabile tra le onde del mare.'' Le disse ruffiano.

La gatta soffiò un'altra volta con rabbia e se ne andò di corsa uscendo dalla stanza.

'' Ma perchè si comporta così?'' Si chiese mentalmente pensando alla gatta.

''Edera? Ci sei?'' Chiese l'altro.

Edera: '' Si scusami stavo tenendo d'occhio la mia gatta che in questo momento è salita sul tavolo da cucina vicino al centrotavola.'' Mentì.

Matteo: '' Hai una gatta? Ah ma io adoro i gatti!'' Mi piacerebbe conoscerla. Io e i gatti abbiamo un feeling perfetto.'' Le rispose con voce suadente.

Edera fece finta di non averlo sentito.

''Sono contenta che tu sia stato bene con noi al mare. Oggi il sole era splendido!'' Gli disse entusiasta.

Matteo: Ah si, assolutamente sono stato da Dio. Hermes è stato simpaticissimo, un ragazzo davvero d'oro e tu una bellissima sirena che ammaliava i raggi del sole.''

Edera: '' Ah beh!'' Disse dentro di sé,'' mi è sembrato l'esatto contrario ma va bene così.''

Edera: ''Sperò che non tu non ti sia preso una scottatura perchè ho visto che non ti sei spalmato la crema di protezione!'' Gli disse.

Matteo: '' No assolutamente niente di cui preoccuparsi. Io sono un uomo forte, come si dice da noi ...un cinghiale! Hahahaha,'' rise.

''Ah ecco, ecco,'' fece lei.

Matteo: '' De....ascolta, purtroppo dobbiamo rimandare la cena di domani per un'altra volta perchè ho un impegno urgente che non posso spostare. Siccome dovrò andar via tra due giorni, pensavo che magari ti facesse piacere venire su con me. Dai ti prendi una settimana di ferie e vieni a goderti il lago. Ti va?'' Le chiese.

Edera: ''Ma, sinceramente non so se posso prendermi una settimana di ferie così su due piedi. Queste cose si pianificano prima col datore di lavoro.'' Rispose titubante.

Matteo: '' Ma va lààààààà! Non ti preoccupare! Basta che gli faccia una telefonata e si risolve tutto. Siamo amici da una vita io e l'Antonio. Ciapa i tò bè i set di e via!

Edera pensava a come chiedere al suo capo una settimana di ferie, quale scusa inventare.

''Matteo io non so quale scusa inventare per prendermi sette giorni di ferie!'' Gli disse un po' perplessa.

''Preocupat' mia gà pensi mi!?'' Le rispose lui.

Edera: '' Eh?''

Matteo: '' No dicevo, non devi preoccuparti per questo, ci penso io a tutto. Parlo io col tuo capo, con Antonio siamo amici da molto tempo.'' Le rispose pieno di sé.

''Ah ok,'' disse lei.

Stettero al telefono una buona oretta parlando del più e del meno. Ogni tanto Matteo le faceva i complimenti per la sua bellezza e la sua grazia. Lei era contenta come un po' lo sono tutte le donne quando si rivolgono loro dei complimenti.

Dopo cena se ne stette sul divano abbracciata a Luna che le si era accoccolata in mezzo alle costole mentre lei leggeva il suo libro.

Andò a dormire verso le ventitrè dopo aver bevuto una tisana alla camomilla, valeriana e fiori di passiflora.

Quella notte aveva bisogno di un consiglio. Mise sul suo comodino una piccola sfera di puro cristallo, accese un bastoncino di incenso e con la punta fumante, fumigò la sfera tutt'intorno. Chiese allo spirito della luna

di avere assistenza, un raggio di chiarezza che le dissipasse qualche dubbio.

Recitò la sua preghiera della sera e si mise a letto. Dopo qualche quarto d'ora si lasciò andare nelle ali di Morpheo. Sognò un serpente che le strisciava addosso. Era bianco, perlaceo sembrava diafano, quasi trasparente ma emanava luce dal corpo. Vide tutt'intorno centinaia e centinaia di scorpioni neri che cercavano di pungerla con la coda. Uno di loro le saltò addosso e la punse sul cuore. Il serpente si staccò da lei e si diresse verso la finestra. Salì in alto strisciando fino ai vetri e mentre le sue spire si snodavano proseguendo il suo cammino, apparvero delle lettere, delle parole di luce sul vetro.

''Accetta, ti servirà a capire la parte oscura e malvagia degli uomini. Vedrai cose che ti sconvolgeranno ma ti insegneranno a riconoscere il male e a non fidarti più di lui. Accetta.''

In quel momento il serpente si girò e la sua testa diventò il viso di una vecchia donna. Un viso bianchissimo come la luna. I suoi occhi la guardavano prima con dolcezza poi diventarono fissi, vitrei, sanguigni, vuoti e demoniaci. Edera si ritrovò a ripetere più volte nel sonno una frase:

'' La gentilezza nasconde spesso lo spettro affamato dell'ipocrisia ed il fantasma della falsità dentro occhi d'angelo. Le ortensie sono bellissime ma fredde, distaccate e crudeli. Le ortensie sono bellissime ma fredde, distaccate e crudeli. La superficie del lago riflette solo l'immagine della luna ma non la sua dolcezza, non la sua purezza, non la sua vera essenza.''

Si svegliò di soprassalto, prese il suo quaderno dove annotava tutti i sogni che riusciva a ricordare e vi annotò le parole che aveva letto sul vetro, una dopo l'altra.

Il giorno dopo, mentre era alla sua postazione di lavoro, arrivò una comunicazione per lei dalla direzione che la convocava in ufficio.

Antonio le comunicò che non avendo preso le ferie dovute durante l'hanno e per l'impegno e la diligenza lavorativa dimostrati, le proponeva due settimane di ferie regalate.

Edera lo ringraziò di cuore. Non credeva alle sue orecchie. Non aveva mai avuto grande stima di quell'uomo freddo e scostante ma capì anche il perchè di questo dono inatteso........Matteo.

Andò a casa, preparò la sua valigia con dentro tutto il necessario per due settimane d'estate in quei posti descritti così romanticamente come un sogno ad occhi aperti. Chiamò subito Hermes per metterlo al corrente.

Il cellulare di lui squillo per qualche minuto poi si aprì la comunicazione.

Hermes: '' Buongiorno gattina, come va?'' Le chiese.

Edera: '' Benissimooooooooooooo! Sono troppo felice! Non sai quello che mi è successo oggi!'' Disse esplodendo di gioia.

Hermes: '' Chi hai defenestrato questa volta?'' Chiese ironicamente.

Edera: '' Scemo! Hahahaha. Ho avuto due settimane di ferie pagate dal mio capo. E indovina dove vado?''

Hermes: '' Ma così su due piedi non saprei risponderti. Potrei con sforzo enorme dirti.......sul Lago Maggiore?'' Disse ironicamente.

Edera rimase stupita.

''Come fai a saperlo?''Gli chiese.

Hermes: '' Ma vaaaaaaaaaa! Perchè credevi forse che marpione non te lo proponesse?''

Edera: '' Dai Hermes, non essere cattivo con lui. E' proprio una bella persona sai!

Hermes: '' Sono contento che tu vada lì. Sono dei posti davvero meravigliosi!''

Edera: '' Ma come....se hai spalato veleno per tutto il tempo che siamo stati al mare con Matteo????''

Hermes: '' Non ho mai detto che il Lago Maggiore sia un brutto posto. Oltre all'acqua visibilmente inquinata, e questo si vede ad occhio nudo non c'è bisogno di un microscopio, il resto è stupendo. Poi vedi la gente e hai a che fare con i verbanesi e li scopri il lato brutto, volgare e vile.''

Edera: ''Bah..... vedremo se sono i mostri che mi hai descritto! Se non corrisponderà a verità preparati ad una tremenda punizione!'' Disse ironica.

Hermes: '' Cosa mi farai? Mi terrai in sotto vuoto nella cella frigorifera?'' Rise.

Edera: '' Vorrei tanto che anche tu venissi con me, sarebbe fantastico poter condividere quelle stupende emozioni!''

Hermes: '' Ti ringrazio ma io ho già dato. Goditele con grande intensità ma mi raccomando, tieni gli occhi sempre ben aperti e non farti incantare dalle apparenze.''

Edera si ricordò del sogno fatto la notte precedente e delle parole sul vetro lasciate dalla signora serpente.

Edera: '' Ok, ti voglio bene.''

Matteo la venne a prendere verso le due del pomeriggio. Dopo cinque ore di auto arrivarono all'uscita dell'autostrada per Arona.

Voglio mostrarti il lungo lago di questo pezzo di costa fino a Verbania, ti piacerà tantissimo,'' le disse lui.

Edera vide le montagne che si specchiavano nel lago con degli splendidi cigni che vi nuotavano dentro. I piccoli anatroccoli e le papere dal collo verde e azzurro. I lampioni e le panchine sui marciapiedi che costeggiavano il lago. Le splendide aiuole fiorite di azalee, camelie, gli alberi di magnolie, i grandi alberghi, i battelli attraccati ai pontili. Fecero Arona, Meina, Lesa, Belgirate, si soffermarono ad ammirare il lungo lago di Stresa con i bellissimi alberghi della ''Belle Epoque'' come il Regina Palace ed il Grand Hotel Des iles Borromees. Tra Stresa e Baveno, trovarono alla loro sinistra il bellissimo albergo Villa Aminta con le sue finestre a balconcino e le inferriate in ferro battuto incorniciate da meravigliosi vasi fioriti a colori abbinati. I bar pieni di gente del posto in prevalenza turisti provenienti da tutte le parti del mondo soprattutto tedeschi e olandesi. Raggiunsero Feriolo e poco distante la rotatoria di Fondo Toce, imboccando la strada sulla destra che portava verso Verbania. Matteo era molto dolce e gentile con lei, un uomo davvero fantastico. Per tutto il viaggio era stato brillante e l'aveva coccolata e corteggiata con tatto e fascino.

Alla biforcazione con Suna girarono sulla destra costeggiando la statale 34. Fecero lentamente tutto il lungo lago di Suna con i locali della movida verbanese sulla sinistra ed il lago sulla destra. Subito dopo arrivarono a Pallanza incrociando Piazza Garibaldi. Edera era estasiata da quei paesaggi stupendi con tanta natura intorno. Lei amava la natura ed i boschi e quei posti sembravano un quadro bucolico dipinto dalle abili mani di una fata. Risalirono Piazza Gramsci, Corso Europa e arrivarono sul lungo lago di Intra. Finalmente giunsero a destinazione, si aprì un grande cancello automatico che dava in una bella villa sulle prime colline. C'era un sentiero di cespugli in fiore che conduceva alla villa immersa nel verde del parco. Appena scesero dalla macchina c'erano ad aspettarli i genitori di Matteo in piedi sui gradini che scendevano verso il piazzale antistante l'entrata della villa. Un'ampia veranda con colonne incorniciate da rami d'edera che salivano fino al balcone arrampicandosi sulla balaustra del piano superiore.

''OOOOOOH caro, come siamo contenti di rivederti!'' Disse la madre correndo incontro a Matteo. Il padre rimase seduto sulla poltrona di vimini davanti al tavolo sotto la veranda.

Matteo: '' Ciao mamma, siamo arrivati proprio ora. E tempo bello qui!'' Le rispose abbracciandola.

Erano scesi tutti e due dall'auto, Edera era rimasta in piedi dietro a Matteo con un gran sorriso sul viso ed il cuore che le batteva a mille.

Madre: '' Si è arrivato il bel tempo finalmente, dopo tanti temporali e acquazzoni era il minimo! Disse stringendoselo al petto.

''Ma dimmi come è stato il viaggio?'' Chiese.

Matteo: '' Ci siamo fermati in qualche stazione di servizio per un caffè ma tutto è andato liscio, non c'era molta coda in autostrada.'' Rispose andando a prendere i bagagli da dietro al vano portabagagli.

Sembrava che Edera fosse diventata un fantasma, gli occhi degli altri non si posavano mai su di lei se non quando erano apparsi dal cancello dell'entrata quando erano ancora dentro la macchina.

Finalmente Matteo si avvicinò a lei.

'' Lei è Edera, una mia amica toscana!'' Disse mettendole un braccio dietro la schiena.

Madre: '' Piacere, io sono Annalisa, la madre di Matteo, il più bel giovanotto del lago! Disse porgendole la mano.

''Sono molto onorata di fare la sua conoscenza signora!'' Disse Edera raggiante allungando anche la sua per stringergliela.

''Malamo!'' Chiamò Annalisa,'' vieni c'è qui con Matteo un'amica di nostro figlio.''

Il padre di Matteo si alzò freddo dalla poltrona, scese gli scalini e abbozzando un mezzo sorriso si parò davanti a Edera.

Matteo: '' Questo è Malamo, mio padre!''

''Molto onorata signor Malamo, io sono Edera!'' Allungò la mano per stringere quella del padre di lui quando si accorse che l'altro allungando la sua le aveva presentato da stringere solo il suo dito mignolo.

Edera fece finta di niente per non creare contrasti già al primo istante della sua presenza lì, strinse quel mignolo bitorzoluto e lo lasciò andare subito. Lui staccò lo sguardo da lei per dedicarsi solo alla moglie e al figlio.

''Salve, le rispose.''

Malamo prese i due bagagli di Matteo, che con la madre erano già entrati nell'abitazione, Edera si trovò a prendersi il suo e seguire quel ''Signore.''

Annalisa: '' Sarete affamati, cosa volete che vi faccia preparare per cena? Volete mangiare subito?'' Chiese premurosamente quasi con ansia.

Matteo: '' Ma no mamma, ceniamo per le venti non preoccuparti, siamo giovani noi!''

Annalisa portò Edera nella stanza degli ospiti, le aprì le finestre che davano nel parco. C'erano dei bei mobili antichi, scuri lavorati magnificamente, più tardi si accorse che oltre che antichi erano anche vecchi, rosicchiati dalle tarme e con pezzi cascanti appoggiati sui vari ripiani o semplicemente accostati.

Un bel letto grande, uno specchio antico con cornice dorata, intagliatissima, delle porcellane antiche in più punti sbeccate e riattaccate. Vari oggetti di valore sui mobili tra cui fotografie in belle cornici grandi e piccole, cofanetti d'argento e bronzo e qualche Swarovsky sulle mensole.

C'era molto buon gusto ma anche anticaglie decisamente da gettare in qualche scatolone e dimenticarsene.

Annalisa: '' Quella è la porta che conduce al bagno personale, puoi utilizzarlo quando e come vuoi. Vorrai rinfrescarti ora, farti una bella doccia per toglierti la stanchezza di dosso. Fai pure come se tu fossi a casa tua cara e non preoccuparti di niente qui abbiamo i domestici che si occupano delle pulizie.''

Edera: '' La ringrazio signora! Lei è molto gentile.''

Annalisa: '' Ma chiamami semplicemente Annalisa, via questa formalità. Sei un'amica di Matteo e le sue amicizie sono anche le nostre. Dammi del tu cara. Metti pure tutte le tue cose nell'armadio dove trovi posto e sulle mensole del bagno.''Le rispose mentre usciva dalla stanza.

Andò in cucina e rivolgendosi verso la cuoca.

''Adelina, prepara la cena per le Venti.''

Matteo stava entrando in quel momento.

''Ma no, lascia perdere. Andiamo a mangiare fuori. C'è tempo per farle assaggiare la nostra cucina nostrana!'' Disse lui.

Gianny Mirra 23/11/2011 15:49 2 937

Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.

I fatti ed i personaggi narrati in questa opera sono frutto di fantasia e non hanno alcuna relazione con persone o fatti reali.


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«E' bello leggere queste preghiere rivolte alla natura e di questa magia nella quale sono avvolti tutti i racconti di questo autore che per la sua maestria nello scrivere e raccontare, rimane in assoluto uno dei miei preferiti su questo sito. Un racconto che incanta e trascina. Apprezzatissimo.»
Vivì

«Quando leggo questo autore le porte della fantasia si spalancano sull'infinito mistero della natura. E mi sembra di entrare in un mondo non più di fantasia ma reale, talmente i suoi scritti, comprese le poesie, mi emozionano Aspetto con ansia il finale»
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