Premio di Poesia Scrivere 2014
I nodi del destino Riflessioni |
Venisti come brezza a primavera dolce ed improvvisa e fosti il turbamento d’una vita, laccio ai giorni miei, l’incanto del “sarà per sempre”.
Siamo, d’uguale amore, rami sullo stesso tronco foglie d’una stessa fronda, sospiri d’unico alito di vento, intrecci d’un destino parallelo.
Ti guardo e vorrei fermare il tempo vorrei che non sciupasse il tuo bel viso, che gli occhi rimanessero di bosco vivo e tutto ritornasse come l’onda che per gioco s’arrende a riva e muore, e poi ritorna allegra al mare.
Vorrei - amore sai vorrei – pel tempo che ci manca e goccia troppo in fretta, che un nodo nuovo mi legasse a te, per sempre, come allora, e rubarti le mille e più carezze i cento e più sorrisi, fermi a mezz’aria per timore che sia quasi troppo chiedere un di più alla vita - e all’amore.
Vorrei d’uguale amore - vorrei – la trama infinita dei giorni ritornare a vivere, con te. |
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Bruciano ancora le stoppie del mio cuore come montagne brulle percorse dai fuochi dell'estate; una lunga stagione di ardori, innamoramenti e rabbie mi ha portato fin qui alla porta degli anni dei ricordi perduti; e abuso di parole fuori corso per emozionare ancora, per stupirmi al mattino degli uccelli in canzone; ma non riesco a pensarmi nave e vascello di lago, non riesco a spiegarmi perchè il mio mare quando torna a riva è solo ondeggio, non segno di tempesta; per millenni ho vagato rincorrendo aquiloni finti di vento assaporando amori persi e trovati e poi di nuovo persi dietro donne splendenti di magiche pozioni, illusioni d'aprile e carezze di un autunno tardo; ma son rimasto sarto per facili costumi e burattino in maschera delle buone intenzioni; i vestiti strappati dalle lunghe attese hanno cambiato i ritmi della vita, mi han dato il passo delle nuove paure; ma poi gli amori tutti, siano scorie di sacro o storie di pagani, mi hanno ridato il senso della storia, memoria e pane caldo e nessuna maceria; e in certe notti tiepide di luna come sere da cinema in periferia presento ancora il conto dei miei giorni e di assistenza in piena garanzia. |
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Certo è, che ognun sua vita crea con gran sudore e con visione aperta, così che strada vinca pur se erta e del lavoro suo allor si bea;
ma pur non sempre c’è propizia Dea che l’orizzonte apra, e l’occhio avverta la verde via oppur landa deserta, così che sorte non divenga rea.
Quando... nel principiare d’un cammino, tra due fiorite siepi il cuore avanza ma poi andando si fanno steccato,
allora che cercar si vuole un guado che ancora ridonar possa speranza: un muro c’è...! e forza già in declino. |
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"Con l'orlo del suo abito l'amore sfiora la polvere. Pulisce le macchie da strade e sentieri e poiché ne ha la forza ne ha anche il dovere" Madre Teresa di Calcutta - Spiritualità |
Sontuoso toccasana della vita cammina ovunque senza far rumore e abbraccia tutti con il suo candore è il germe che ripiana ogni ferita.
Intende abbraccia dona e niente chiede del bene resta ovunque primo attore del male è l’assoluto guastatore comprende ride piange e si concede.
Fucina che promette e non inganna non parla con la bocca ma col cuore è sempre pronto all’uso col suo ardore è il tuo sorbetto vivido alla panna.
Non pianta non si vanta non si schianta del sangue genuino agitatore nel dare alimenta il suo motore non conta non raffronta non si smonta.
Carnefice dell’odio e dell’invidia non chiede né interesse né clamore di ogni malafede è l’evasore rinnega per natura la perfidia.
Raccoglie coglie scioglie e niente toglie attacca l’ingiustizia e il suo datore dei ponti della mano è il redattore sconvolge tutt’avvolge e ti stravolge.
Nel dubbio nella gioia e nel dolore è il sole che ti infiamma col suo raggio. Messaggio della fede e del coraggio è sempre lui soltanto il vincitore. |
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Alto il sole
cuoce il pasto sul marciapiede. Il volto di un’ombra sottile interroga la coscienza e i ratti festeggiano attratti dall’odore putrido.
Per non vomitare l’anima unica via di scampo la fuga invocando l’oblio per dimenticare. Superato l’angolo la Luce acceca, diviene faro e guida i passi a ritroso.
D’improvviso l’Amore vince sul ribrezzo consuma la veste battendo sempre gli stessi sentieri, sporca l’orlo nel più profondo degli Inferi e tocca il Paradiso stringendo la mano al più povero dei poveri. |
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Madre d’amor vestita in quella piccola tenuta
che con lembo d’orlo appena sfiora tutta la miseria
della terra
Forza divina nel seno del suo grembo, accogliente nel sorriso del sofferto dono d’esser povera tra poveri,
effluvio di rose nei ghetti desolati di Calcutta
Roccia di fede nel praticar virtù, curando con sollievo l’umana lebbra sopra il cuore
Sentiero brullo nell’ascesa della croce fatta di lacrime e richieste appena sussurrate,
benedicendo nel silenzio colui che nel mistero dirige l’umile strumento,
“una piccola matita” nel disegno di salvezza
Ricchezza d’opere trabocca nella straordinaria forza
che incessante offre tempio di speranza per derelitti emarginati,
irradiandosi di luce nella nuova dimensione verso l’immenso |
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Erano sentinelle i gabbiani di Aspra di fronte al proprio lungomare diroccato
Di lato una carcassa di pescespada guardava i propri carnefici festeggiare
Anche qui avevo freddo anche gli amici non aiutavano
Vino e cozze poi in riva al mare poesie discusse e poeti senza futuro
Erano sentinelle i gabbiani di Aspra di fronte al proprio lungomare diroccato |
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Sembra bonaccia che perdura quasi inerzia piccole barche silenziose e colorate sedute sull'orlo della battigia della pianura marina aspettano qualcosa sospirano e sanno... La calma vicina guarda corrucciata un fresco ed insidioso vento vestito di grigio fumo scende dal cielo con disperata lentezza l'orizzonte si apre la folata burrascosa incede... Prigioniere della calma le vele si agitano sentono la fame del vento aggredirle schiumose onde si armano di guerra il mare ormai pazzo di burrasca incede sulla groppa del vento in lontananza il faro singhiozza avvisa ed urla le acque si sposarono con i venti dei quattro ordini le barche invase e distrutte ogni emozione diviene preghiera ogni angolo sa di dolore una solitudine che guarda il cielo: “Ti prego io vivo quaggiù”... |
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In questa estate monca il sole si nasconde a giorni alterni si accomoda in disparte tra le nuvole e aspetta la sua ora come un santo
nello stesso istante la pioggia tamburella sopra i tetti cantando a squarciagola le canzoni tra rombi di tuoni e piccole saette
un intreccio di colori questo tempo confonde la più sana delle menti lasciandola confusa e un po’ depressa in balia di affanni e strani effetti
ma sotto sotto a questo c’è la trama di un destino vecchio e un poco sordo che s’è dimenticato il giorno e l’anno ma piano piano si rimette in sesto parlando in sottovoce con la luna
e quando meno te l’aspetti,
ridendo sotto i baffi, mescola le carte a tuo favore, ti risvegli all’alba sorridente e tra le braccia dell’amore |
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