Pubblicare poesie

Acqua
di Giorgia Spurio
È l’acqua il velo che ci ricopre

Le 10 poesie pubblicate nella raccolta


Del mare le sue memorie di cielo nel suo dolce seno

Natura
Del sorgere le gialle ciglia
dagli occhi dormienti ancora
del mattino spalancando pupille
del ceruleo che i tetti racchiudono sulle cime,

e divento foglia di verde che il silenzio dipinge,
e voce che di pesco ha ancora da fiorirsi le nostalgie,
e di madre sa ancora piegare nel grembo le ali
delle madonne, stese sulla sabbia tra la salsedine e gli angeli,
tra le cipree e i loro bimbi, perle che di grigio è poi non più nero
tra le luci e i fondali, che sembrano sirene.

E del loro velo, si nutre il cielo di latte
come di stelle su fili tenuti da marionette
e di lune che i monti timidi sorreggono
sulle spalle, come padri
pescatori di viandanti senza memoria,
e di nuovo è casa, oltre la lunga barba,
naufraghi senza fotografie,
raccolti fra le reti e le meduse,
e oltre lo specchio d'acqua
sarà il figlio a guardar loro
le proprie cicatrici, e lì baciarle.
Del mare le sue memorie di cielo nel suo dolce seno
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Club ScrivereGiorgia Spurio 15/07/2012 19:58 1 4458

Perlacea, era celeste... il dì della sua tempesta

Donne
Di perlacee che hanno di roseo e di neve
quel violaceo sussurro dei fiori che riconoscono
il passo al mese di settembre,
ed un collare di aspri spini d’echinacee
al corroso tempo quanto caparbio
di un soffio che tira giù tutte le tende,
ed il soffitto è bianco sul corpo,
ogni piega una crepa,
ogni ruga, come d’ inerbita la mano
che non cura anima propria
ma attende prolassi e stordimento,
mentre le piante –intorno, in giardino-
cadono già, svenendo come vergini
dalle verdi chiome senza più capelli.

Eri d’argento, così la luce tra le acque,
un celeste che dicono hanno gli angeli,
incastrata come una madre pronta
a salvare l’immobilità e l’eterno,
il biancore dei dipinti nei grandi castelli
di mattoni logori e di visioni cieche
che non amano poi tanto parlare.

Di delicato lì giace, l’abito nero
delle nefandezze, sul rogo di un letto
che accoglie torture e tormenti,
e sono lingue –tagliate che ancor chiacchierano-
a martoriare del tuo volto la beltà,
-non le do mentore né menzione-.
Perché io –rossa in volto-
ti ricordo –sì, d’argento-
come la luce tra le acque
e come dicono degli angeli
con l’ immobil turchese
tra le corvine ciocche,
ti rievoco come allucinazione
silente e muta, di sinuosa ombra che non ha grigiori,
e di cristallo la voce
come il mare... –come il dì della sua tempesta il frinire-
quel mare che ti portò via.
Perlacea, era celeste... il dì della sua tempesta
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Club ScrivereGiorgia Spurio 21/08/2012 21:24 2 6751

Luna

Natura
LunaCome benda la mano, la rete.

Come bocca il bacio, il respiro.

Come il pianto l’eco, il canto.

Come il mare la madre, la figlia.

Come dannato il cielo, l’inferno.

Come benedetto il veleno, il paradiso.

Come l’argento che ricopre la pelle,
è un soffocare che riempie le ciglia,
non è pioggia, ma neve che si scioglie al mare,
ma è sole che ripete ninne nanne alle albe.

Come il marito a cui rubarono la genie,
in fasce era la voce, cucita al mignolo.
Come il fiore che non c’è più, era d’alga il colore
e di montagna il profumo, portato come alloro
dai fenicotteri fino al delta dei pescatori.

Fino ai confini, ha corso,
gridò come padre senza figlie,
e lei partì, bambina,
e lei sparì, piccola,
sposa d’oceano.

Fino al silenzio dei boschi,
fino agli spiriti dei tronchi,
arrivò il suo canticchiar, senza parole,
-non sapeva parlare-
né lettere componevano i fulmini dei suoi occhi.

Fino al mito delle sorelle sirene,
fino al tramonto della luce nell’acque,
percorse il ghiaccio e il buio,
senza aprir sguardo,
senza pretendere il guado,
tuttavia alzò pallida la caviglia,
e l’orizzonte l’abbracciò
senza che lei si voltasse alla terra.

Braccata come le stelle,

e bianca
divenne luna.
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Club ScrivereGiorgia Spurio 29/09/2013 20:30 1 3732

Bruciava, inondando le strade

Amicizia
Hanno tetti di cartapesta,
i treni, -sulla nostra testa-.

E diventa bianca, la pioggia
una corsa contro il tempo
-contro le sirene delle sue ambulanze,
e i fari accecanti sulle autostrade-.

Hanno capelli morbidi,
le bambine dormono,
le madri si stringono a maglioni
-sfilacciati- alle finestre
dove la luna perde strati
-come gomitoli di lana-.

Hanno –bianche- le facce
-gli specchietti ai fianchi-,
mentre ti ricordavo,
forse azzurra la luce
sulle gote e il collo,
e gli occhi chiusi,
in auto mentre ti accarezzavo,
e ti dicevo che tutto andava bene,
-che se volevi piangere,
potevi farlo, il pianto,
lì sotto i cipressi dell’ospedale-.

Ma bruciava,
-Dio, quanto bruciava- quella pioggia.
Bruciava, inondando le strade
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Club ScrivereGiorgia Spurio 23/10/2011 22:47 3 3992

Di ogni lacrima ne è figlia

Donne
E i walzer dei fiori strappati
aprono agli occhi nuovi orizzonti
suicidi d'amore...

Le dentiere traballano
ed un bacio
solo un bacio l'animo si piega
a raccoglierlo dai tombini bagnati

Piogge di catene
che alle fruste accompagnano
il silenzio dei funerali

E vado in marcia
come carcerata
baciando bocche di sconosciuti dolori
e saprò non più asciugare le tue rughe

E rossi potranno far male
occhi divisi come l'uovo
la parte bianca senza l'albume
e la pupilla... digerita nel segreto intestino.

Si allungheranno le arti
come ranocchia si salterà i binari
all'arrivo del treno
e un pianto in gola
dà soffocato orgoglio
al triste fato

Se vuoi ti abbraccerò
tra piccole mani
e tra dita bianche e paralizzate...
se vuoi ti bacerò...
ogni lacrima, mamma.
Di ogni lacrima ne è figliaRacconto in esclusiva
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Club ScrivereGiorgia Spurio 19/05/2010 13:27 3 7614

L'odalisca delle nereidi

Donne
Ti attendevo come la terra
che sa che la neve
presto gelida tornerà,
così come la sabbia
non può esistere senza che acqua
dal mare non la sommerga.

Mi sono ferita con le tue cicatrici,
mi sono fatta male, già, caduta e finita
con le tue stesse ferite.

E maledico il vino, e maledico la pioggia,
ma eri come il figlio partorito dalle stagioni,
un semidio distrutto dai padri dell’olimpo,
ed io... non ero che il dipinto di lei.

E strappo le vesti alle ostriche delle coste,
e taglio la rete dove sono svenuta,
non eri che solitudine fatta uomo,
statua del guerriero più acclamato.

Volevi il bacio di lei
-ed io posai labbra, ti baciai-

Volevi il sorriso di lei
-ed io ti sorrisi, ti accarezzai-

Volevi lei
-ed io mi abbandonai-.

Me ne andai all’alba
come il sole
che la spiaggia abbandona,
mi alzai con il sangue alle mani.

Ferite, le tue sulle mie,
cicatrici, le mie alle tue,
baci... che tu amavi, da lei.

E mi maledissi,
metamorfosi di nereide,

e mi fusi al sale degli occhi,
alle sfumature marine
e al dolore,
del parto che il bambino
mi portasti via.

Madre che non aspettava che il figlio,
allucinazione di una luna
nel mezzogiorno delle sveglie città,

ed io,
io ora sono qui,
nereide incastrata nel tuo incubo,
vicina a lui... cullato dalla Terra,
nel tuo castello di rabbia,

così vicina, che potrei sfiorarlo,
così vicina, che potrei perfino spezzarmi,
piangendo come tempesta che rinvigorisce l’oceano,
così vicina a lui... che torno madre al mio bimbo
come mare alla sua sabbia.
L'odalisca delle nereidi
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Club ScrivereGiorgia Spurio 21/10/2013 18:55 6472

Il compleanno degli incubi

Donne
Il compleanno degli incubiGli occhi tra le umide foschie
sepolte sotto le tue rosee palpebre
sfiorano i lineamenti della mia nebbia

Mi sovrasti sul cuore
con il tuo affanno
Mi chiedi un nome
che non appartiene al mio gusto
Mi chiedi identità
di donne che già hai avuto

Sparerò contro l'intonaco
Aspetterò esplodere l'aria
E vorrò buchi sui muri
dove posare polpastrelli
appoggiando il pesante fardello
che chiude le tempie.

Una corona di garofani
Una ghirlanda per il compleanno del mio lutto
Un anniversario di bugie e di silenzi
Un incubo di mani gelate fra i seni
E un grido soffocato nel morso di una preghiera

Scaverò gallerie tra il vuoto e il cielo
Resteranno tra le tue dita i capelli che mi hai strappato
E ti lascerò una corda... al soffitto già annodata.
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Club ScrivereGiorgia Spurio 01/10/2010 12:03 3 6351

Il morso del mare

Riflessioni
Il morso del mare
Canti di nebbia e cuori pulsanti
di uomini fantasma e di navi naufraghe
relitti di lussi tra argento e nubi

Cantami, musa che dallo scoglio
accarezzi il viso degli angeli
trasformati per l'eterno demoni

Cantami, sirena dal corpo di rondine
dalle ali di lame e coltello

Sarà trasportato il segreto
come messaggio in bottiglia dal mare
il mio spettro
navigare come il silenzio
nelle reti dei pescatori

Sarà bacio che brucia le labbra
Sarà mano che tocca ruggine
Sarà il mio occhio racchiuso
tra le tue pinne di mani vellutate
Sirena senza nome né identità
che le dèe donarono
nel giorno del tuo peccato
Invidia di muse che scrissero
in versi i canti degli uccelli

Stridono le gazze
ladre di perdono
e le melodie che sanno penetrare
anche delle membra il gelo

Racchiudimi nella conchiglia del tuo mondo,
mare che spalanca le porte al finto paradiso,
donami il cianuro che addormentò la dolce tradita Didone,
chiudimi nel tuo guscio tra sirene
che custodiranno le mie allucinazioni divenute poesie

Lacerami nel suono di onde e urla
la pelle del pensiero
ogni goccia nutrirà lingue di piovre

Sposa anch'io...
seguirò il rumore di salsedine
e tra le nebbie ti donerò ogni mio passo...
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Club ScrivereGiorgia Spurio 13/02/2010 00:48 20 15047| Racconto su 'Il rumore del mare'

Voci dalla marea

Introspezione
Voci dalla marea
Roseo pesco al mandorlo del cielo,
al cristallo nebbia di nembi in salsedine,
e rubando sottane alle nuvole
scendono pizzi candidi
ai seni, come conchiglie in statue
i boccioli in sculture la sabbia

E lune...
Allo specchio dei frammenti,
come vetro di chiodi al petto,
bisbiglia canti d'echi
in clessidre di leggende

Richiama nostalgia
al posar della sera
evanescente, alle gambe
sulla pelle della marea.
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Club ScrivereGiorgia Spurio 28/07/2010 00:00 5 7027

Rosso ghiaccio

Amore
Rosso ghiaccioE tra i tuoi capelli i rami del sole,
e i tuoi baci, come morsi
che gli ululati dei morfeici ghirigori
lasciano ai respiri tra i lacci e le ragnatele,
tra la neve e le slitte,
ed io sono caduto –a pezzi-
per amore nel tuo seno.

E ti ho abbracciato,
assaporato ogni tuo odore,
catturato un bacio dopo l’altro,
preso dalle memorie delle nostre sorti,
come lenzuola bianche che si tingono,
di noi.

-Trattenevi, muta-
Sapevi già ogni mia voce,
sottile come una parola,
o movimento di un mio pensiero

-E d’ambra gli occhi-
Sapevi già che mi amavi,
così come i segreti
che il sentimento frena
dentro, tra le sottane del petto.

Ti ho colpito... cosparso del tuo sangue
il candore che il gelo ricopre nel freddo.
Ti ho inseguito come il cacciatore
promette al buio, e ti ho di una freccia
il mio trionfo donato ferite.

E solo all’alba, la luce ridona ad ogni forma la sua esistenza,
ed il mio urlo fu spezzato dal soffio delle nuvole,
vederti, -muta-,
-e d’ambra gli occhi-,
raccolsi così, come al perdono,
dalle ginocchia, il ghiaccio rosso del tuo amore.
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Club ScrivereGiorgia Spurio 12/11/2012 01:26 1 6909



Giorgia Spurio
Giorgia Spurio Giorgia Spurio, nata il 21/12/1986 a Ascoli Piceno, ha lavorato in progetti educativi, dedicati all’educazione civica e musicali.
È docente di lettere presso la scuola secondaria di primo grado.
Ha vinto vari premi letterari nazionali e internazionali di poesia e narrativa.
Ha pubblicato le sillogi: "Quando l’est mi rubò gli occhi", "Dove bussa il mare", "Quanto è difficile essere bambini", "Piccoli Prometeo", "Le ninne nanne degli Šar" e "L’orecchio delle dee" (Macabor Editore).
"L’inverno in giardino" è il suo primo romanzo, breve e di genere storico.
Da Macabor è stato pubblicato il suo libro di fiabe "I Bambini Ciliegio e altre storie ".
Grazie al Premio InediTO 2017 è uscito il romanzo "Gli Occhi degli Orologi" premiato e presentato al Salone del Libro di Torino poi a
Più Libri Più Liberi di Roma.
A dicembre 2023 esce il libro di poesie PURPLE CIRCUS, edito da Polissena Fiabe e Poesie. È una silloge originale che fa parlare i suoi personaggi, animali e acrobati, e a volte zooma sugli spettatori, per parlare della società umana attraverso l’allegoria del circo e denunciare tutte le forme di violenza.

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