 | Il ricordo riaffiora
all’improvviso
e poco importa
se pensavo
d’averlo rimosso,
torna prepotente
e ne sono intriso,
di colpo me lo sento
appiccicato addosso
è l’eterna lotta
tra presente e passato
io sono disarmato
e sono nel mezzo,
quel pensiero
che credevo cancellato
torna strafottente
e ne pago il prezzo
inutile scappare
o cercare di rifugiar
la mente,
loro mi raggiungono
sono i miei rimorsi,
mi abbandono
al pensiero
così nero e silente,
rivivo una vita vissuta
e tutti i suoi percorsi
tutto è ancora lì,
in quel vecchio cassetto,
quell’amore tradito
vecchi ricordi e mesti,
foto ingiallite
e lettere rese
in quel cofanetto...
oh pensiero tu torni,
e con te
questi amabili resti. | 

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Beata malinconia,
torni, mi prendi,
rattristi il mio cuore
e poi vai via...
Beata malinconia,
che arrivi di colpo
e scacci prepotente
la mia amica allegria...
Beata malinconia,
mi fai piangere,
mi ferisci,
ma cado e mi rialzo
cosa vuoi che sia...
O beata malinconia,
tu mi assali spietata,
ma ignori che da sempre
dai un senso
a tutta la vita mia... | 

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Come un naufrago
vago sull'isola dei ricordi,
sibila il vento
di solitudine e mancanza,
cado tra arbusti spinosi
che graffiano come il tormento
annego nel lago dei pensieri,
come fiore appassito nell'ombra
cerco nuova linfa, briciole di carezze,
grumi di speranza
a rinvigorire l'anima stanca
che nella nebbia oramai si dissolve
soffia l'alito del tempo
che inesorabile mi consuma
e sbiadisce il mio vivere,
m'uccide questo senso d'impotenza
mentre il cuore urla a squarciagola
oltre l'isola,
oltre il mare, oltre l'orizzonte
come un naufrago lancio il segnale,
divampa l'immenso falò
sul desolato arenile della mia mente,
tra le alte lingue di fuoco bruciano sogni
e tutti i rami secchi
del grande albero dei miei ricordi. | 


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Mi odio per tutte le volte
in cui sono caduto
dalle balaustre dei miei castelli in aria
mi odio perché
sempre mi sono perso
inseguendo inottenibili chimere
un fiore sulla luna,
un bacio tra nemici in guerra
e persino l'amore
di chi nemmeno sa che esisto
non serbo rancore
per le ombre e le nubi nere
che tracciano i miei giorni
-né per chi ride di me-
mentre imploro un abbraccio
o invoco l'ascolto
d'un mio misero istante,
so bene che hanno il loro dolore
è me che odio
e quest'anima pellegrina
che scappa e ormai fa fatica,
che striscia codarda nel mio io più profondo
e si nasconde
è me che odio,
quando soffro e non reagisco,
senza forza né coraggio,
quando resto accovacciato nella mia trincea
-come adesso-
mentre
rigurgito lamenti
e vomito commiserazione. | 

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Il mio respiro si specchia
nel lago del silenzio,
il vento tace, non c’è musica tra le foglie
affannata la voce dentro,
senza più fiato,
occhi spenti fissano scenari sbiaditi,
stinta la luna,
avvolta dal grigio della mia agonia
sono i sogni
a restituire il colore alle cose,
lo sento,
quando irrompe la luce sulle mie ombre
quell’istante ha valore d’eterno
gocce di pioggia dal cielo,
sull’anima arida che già sta morendo
mi nego alla realtà, come un vagabondo
dormo su panchine scomode,
sporche d’inquietudine
cerco,
vivo rovistando tra le pieghe della notte,
di giorno mi fermo al bivio
del mio malessere
lì aspetto,
ed elemosino carezze,
io,
povero mendicante di sogni. | 

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 | Quanto è inutile
questo splendido giorno di sole,
immerso nel mare plumbeo e freddo
delle sensazioni
gelano sopite le mie membra
mi sono perso nel riflesso
di uno specchio, non mi riconosco,
m’assale il solito tarlo
-bastardo-
e corro a perdifiato
sull’interminabile sentiero del dubbio
urla e s’arrovella la mente
graffiata dal dolore,
s’affanna e fruga nelle tasche
ma non trova niente,
solo qualche addio
e quei pochi resti d’innocenza
non so capirmi,
lo ripete all’infinito l’eco che ho dentro,
cerco risposte senza far domande
e nel bel canto
del tempo che passa,
mi parla soltanto una voce... quella del silenzio. | 

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 | Lame di silenzio
fendono
le mie urla d'abbandono,
prendo l'anima a braccetto
e passeggio sul lungo viale
del mio tramonto
osservo le solitudini,
sono tutt'intorno,
leggono libri su panchine stanche
e s'alzano
i loro occhi al mio passaggio,
mentre il vento
tenta di porta via anche
la mia ombra
stringo forte i miei pensieri
li annodo intorno al collo
e passo oltre,
corro ed oltrepasso quei giorni scuri
e i lunghi tunnel del dolore
rincorretemi ora
corvi neri e malasorte,
mi basta un'ala per volare
e non è tempo per me ancora
di taciturni tempi morti. | 


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* * *
La flebile paura nel respiro
nasce tra le pieghe del mio dolore,
la sento arrivare l'angoscia
assieme
alla disperazione
giganti malvagi avanzano
sulla mia anima
e sul cuore
in disparte,
osservo le loro orme e trattengo l'urlo,
forse se ne andranno,
passeranno oltre
loro prediligono la notte,
immonde bestie leccano il mio terrore
sento il fetido odore,
bava vischiosa cola dalle
loro bocche
l'alba
del nuovo giorno
sorge solita, indifferente
-nemmeno mi guarda-
ed io, ancor di pietra bianca
m'inabisso nelle lacrime,
raccolto,
tale un feto nel mio angolo
come foglia morta giaccio in terra,
attendo un alito di vento
che soffi
solo un po’ più forte,
che mi prenda, per portarmi via. | 

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 | Non si può capire il senso
d’un pensiero
che ti graffia la pelle,
né il silenzio
che imprigiona le parole
trattenendole nel cuore
non si può capire la luce
ch’avvolge due labbra
inumidite da un’emozione,
né il fuoco dentro
dove brucia un sogno diroccato
assieme ai suoi colori
non si può capire
la mente,
crudele madre incestuosa
che partorisce pensieri
poi li violenta e li uccide
il tempo scalpita
sulle rotte dei miei giorni
e continuo
a non capire e a chiedermi
-perché?-
io genero e rigenero infiniti
destini diversi,
ma son sempre
e soltanto
maledetti destini avversi. | 

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 | Fiorisce lo sguardo sull'animo
tuo brillante,
s'inginocchiano gli occhi
sgranando rosari di perle
rubate alla gioia del mio timido pianto
ardimentosi desideri rintanati da tempo
nelle mie penombre
ora irrompono tra i desideri tuoi,
nei loro taciti accordi
s'amano
ancor prima dei nostri corpi
o soave sensazione far l'amore
con gli occhi,
un eterno ruzzolare su verdi prati
in primavera
mentre piovono ciclamini
sui beati cuori vestiti a festa
e le asciutte inebetite dischiuse bocche
a ricercar vane parole
che tra cuori stelle e musica
oramai si son già perse. | 

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 | capita che le notti insonni
siano solo il preludio all'incubo
dei miei giorni,
lo nascondo nel pianto
o in tanti bei giochi d’ombra
sono bravo a dipingermi
ho mille trucchi,
assorbo luci emozioni e colori
io sono un camaleonte
nessuno
può scorgere l’abisso
e nemmeno udire il mio urlo
-uccide il respiro-
capita in certi giorni
ch'io viva la vita di un'effimera farfalla
spoglia dei suoi colori
che nasce e poi muore senza mai
poter toccare un fiore
vorrei solo un angolino di mondo
qualche sorriso vero
in mezzo all'ipocrisia dei tanti
che s’alzi infine questo
nero sipario
ed irrompa la luce sul lento dissolversi
dei miei bei giochi d’ombra. | 

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 | ho rivisto quei luoghi
che ospitarono me bambino,
anima innocente e pura
inconsapevole vittima
di uomini di un Dio senza nome
innominato è colui che spinge uomini
a desiderare bambini
e bambini
a desiderare altri bambini,
che di questo
non credetti capace neppur colui
che calza zoccoli e corna
ho rivisto quei luoghi
senza inquietudine e senza timore,
non ho più udito
quei singhiozzi soffocati
e quei pianti interminabili,
solo il silenzio
di un passato sepolto
e di un presente totalmente cambiato
ho volto lo sguardo
a quel campanile
dove sovrasta da sempre la Croce,
la stessa che osservavo allora
chiedendo aiuto
al Dio cacciato e sporcato
dagli uomini del senza nome
ho rivisto quei luoghi
e tale una colomba
che spicca il suo primo volo,
tale un ruscello di acqua fresca e limpida
che sgorga da una montagna innevata,
io sono rinato...
privo del perdono ma sereno. | 

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Rifarei l'amore con lei
altre mille volte,
non per il piacere né il godere,
ché piacere e godere
son così facili da ottenere
rifarei l'amore con lei
altre mille volte
solo per ammirare
l'espressione dei suoi occhi
e l'aura di luce che avvolge
il suo viso
ogni volta che dolcemente...
in lei entro
la mente gode e gode il corpo tutto
in quel movimento lento,
in quel calore,
con quegli odori...
ma l'appagamento totale
è ben altra cosa
accade solo quando l'anima guarda
attraverso gli occhi,
quando comprende
che tu,
al di là del piacere tuo
pensi soltanto a dar piacere a chi,
amato e amato ancora,
ti sorride
e accanto a te riposa. | 

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 | S’alza il vento
e s’ode il fruscio delle foglie
tra i rami del cuore,
ed è così timoroso
il cinguettare dei miei pensieri
ora piove
oltre la finestra dell’essere,
mentre vividi lampi
squarciano
il nero della mia anima
il vuoto si riempie d’ombre,
l’urlo nasce e si perde
nell’eco indefinito dei tormenti
onde di fuoco
s’agitano nel mare d’inferno
che m’avvolge la mente,
e la notte diviene giorno
e la vita sembra morte
è tra le nubi dell’irreale
che cerco la salvezza,
inseguo il confortante confine
di luci tutt’intorno
oltre questa stanza,
oltre queste lenzuola,
oltre questa
maledetta notte insonne... oltre. | 


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 | Mi ammanto di ricordi
quando piove,
dimentico il tempo
e m'osservo l'anima
che di riflesso
si mostra triste e nuda
mi scorre
addosso la vita,
come goccia di pioggia
che dall'albero
pian piano
scivola e va giù
di foglia in foglia
non esiste più mondo,
né il maestrale
che soffia
forte sul mare
non esiste più inverno,
né l’estate
che scalda
solo chi si ama
solo io
e la mia stupida
condizione umana,
incapace di cercarmi,
incapacedi trovarmi
e poi fermarmi...
-forse tra un po’-
quando
smetterà di piovere,
quando dentro me
tornerà il sole. | 

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 | *
perso nei meandri
della rabbia
tiro il freno a mano blocco gli impulsi,
nudo e crudo
riflette lo specchio dei ricordi,
picchio duro
ma il muro tace
e non risponde ai miei pugni
giunta al suo tempo
l’anima gravida ha generato
l’odio e il rancore,
e io conosco i padri, li conosco tutti
m'hanno baciato,
i biechi
e sudici traditori,
degna progenie di Giuda
flaccide marionette a inveire
a lapidarmi,
fitte piogge di pietre scagliate da loro,
i senza peccato
giudicato e condannato, bendato
poi fucilato
da chi sa solo sparar sentenze,
abietti saccenti
vorrei avere
tutto il potere di Dio
per un solo giorno
agli altri il compito
di rendere
il colore naturale alle cose, al mondo,
ché dopo il mio passaggio
a dominare
sarà il colore del sangue
annego nell'ira
e nel mio intimo sfogo,
lancio un urlo e picchio ancora,
ma il muro tace
e non risponde ai miei pugni. | 

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|
|
Bocche spalancate sbavano malinconia
in una pioggia battente
di sorrisi infranti,
sotto il sole nero s’affrettano le nuvole
nel pesante silenzio d’un cielo oscuro
cavalco urla strazianti tra indecenti blasfemie
e utopiche speranze,
attraverso a passi lunghi
i lagnanti addentati dal fato
fuggo da sguardi senz'occhi
-nere orbite vuote-
e da luride mani d’infami che trasudano sangue
giacciono inermi
le ombre
accanto ai loro corpi
oltrepasso il treno di dolore e disperazione
si dilegua l’odore acre
di paura e d'orrore
-stremato mi fermo-
giunto al mio rifugio sprango la porta al mondo
soffocato dalla notte
muore infine anche il giorno
non si ferma il tempo e manca così poco all’alba,
quest’alba
che non teme vergogna e cadrà il domani
-ancora-
sulle teste di misere esistenze
condannate anch'esse a correre su affilate lame,
su sentieri di lacrime e sangue
tra tombe di fango e cemento, là dov'è chi già riposa
-chi oramai non corre più- | 

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Cosa ero ieri,
quando di notte
mi scrollavo di dosso polvere di tristezza,
quando piangevo a dirotto
ed era arduo
persino pensare alla parola felicità
inchiodato sulla mia croce
tra fuoco e follia,
quando nelle ore più buie pregavo
il re dei sogni, a rendermi i miei,
a riprendersi il suo addio
cosa ero ieri,
quando s'affievoliva e cadeva
ogni opaco amore,
quando l'estate era solo una nota stonata
nel coro delle stagioni
l'infaticabile angoscia,
che mi scriveva parole maledette
nell'anima e sul cuore,
la sua penna nera d'inesauribile inchiostro
cosa sono adesso,
un eroe che non teme più se stesso,
che non si è arreso
alla tormenta dei suoi pensieri
libero infine,
tale un poeta che vola accanto al suo verso
nel cielo dell'ispirazione
cosa importa se tutt'intorno piove,
ho l'amore
e dentro l'amore ora c'è altro amore,
e adesso,
voglio solo vivere tra i miei due mondi. | 

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 | *
è tutta una vita
che cerco e che non trovo,
tutta una vita da raccontare
a tratti bella ma quante ombre
tutta una vita da raccontare
e mai nessuno per ascoltare,
è come osservare eterni tramonti,
il sole che muore ancora e ancora
senza mai fare giorno
o esser costretti
a masticare un amaro boccone,
senza poterlo ingoiare
e nemmeno sputare
è tutta una vita
che spero e che aspetto,
che pur di parlare io parlo
a me stesso,
forse per questo non trovo pace
da sempre ripasso tutta una vita
che conosco a memoria
e che vorrei scordare
come un dente
che martella e che duole
e non poterlo estirpare
è tutta una vita da raccontare
e mai nessuno
che mi sappia ascoltare. | 

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