Come foglia morta d'autunno
senza rumore caduta
sul nudo terreno
e senza l'abbraccio
d'un ultimo raggio vermiglio
t'ho veduta,
mamma diletta,
quella notte afosa di luglio.
Il tuo sguardo ormai spento
cercavano invano
i miei lucidi occhi,
mentre una languida luna,
angosciata,
in un cielo dipinto
di nuvole rosa
lasciava cadere
una stilla di lacrima
sul mio inconsolato
ed immane dolore
Così...
senza rumore. |
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Umile pettirosso
che fermo te ne stavi
sul davanzale
della mia finestra...
Non più ascolterò
la tua voce intirizzita
nei rigidi mattini invernali;
le tue esili zampine
non più poserai
su quel mucchio
di olive. |
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In un angolo buio
della casa paterna
con la foto - brandelli -
di grigioverde vestita
ed argentate stellette sul petto
sei ancora lì
cara vecchia borraccia
nuda
rugosa
sola
dimenticata.
Sono stille di fredda rugiada
su antiche ferite
non ancora sanate dal tempo.
E in te ho veduto stasera
le rughe scavate di un uomo
trafitto con lama affilata,
una lama che ha tutto il sapore
di una guerra
cruenta e spietata. |
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Esile, dolce figura di donna,
il tuo cuore già stanco,
da tre anni ha cessato di battere,
ma i suoi battiti io li sento ancora...
Lassù.
Avevi cent'anni...
Eri mia madre.
Tu, che mi hai tenuto per mano
nei momenti più bui,
Tu, che mi hai insegnato ad amare
dandomi amore,
Tu, che sei stata
la mia linfa vitale,
ora... non sei più.
Ma, in ogni mio sogno,
io ti vedo, ti guardo, ti ascolto.
E Tu, col tuo muto silenzio,
sempre e dovunque
m'insegui... Mamma. |
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Piccolo fiore reciso
all'alba della tua primavera
mentre leggera libellula
ti libravi in aria danzando.
Una mano nemica,
forse... amica
ha spezzato quel volo
per sempre.
Leggiadra
fragile fanciulla
ora la tua anima
danza lassù
oltre le tetre nubi
in alto
nel limpido cielo. |
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Serena
come notte stellata
la mia anima
la pace ha trovato.
La luna
nel suo limpido
e caldo plenilunio
estasiata sorride.
Le nubi spaurite
si son dileguate
ed una rosa
ancora più rossa
nel mio giardino
è ora sbocciata.
La bufera...
La bufera è passata. |
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Piccolo fiore,
dai raggi del sole baciato
e carezzato da brezza
soave e leggera,
che sol fino a ieri
di profumo inebriavi
il tuo variopinto giardino
tra candidi gigli e rami fioriti,
or... non sei più.
Un forte vento di morte
la tua esile corolla dorata
ha con violenza strappato
con luminosi volteggi fino al cielo.
E tu, piccolo fiore reciso,
candido giglio violato,
il tuo celestiale profumo
ora hai donato alle stelle
e a noi solo rimane
una stilla di fredda rugiada
di pianto. |
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Chinar la testa e poi chiedere scusa
non è indebolimento del tuo cuore
né tanto men la mente tua è confusa
se hai fatto ciò con scienza e con amore.
Innalzarsi in volo più del dovuto
d'Icaro la fine potresti fare
e ritrovarti solo in un minuto
travolto e seppellito in fondo al mare.
Per questo l'arrogante è inviso a molti
non vuole ravvisare il proprio errore
credendo d'esser saggio più di tutti.
Chi invece è mite ed umile di cuore
da saggio riconosce il proprio errore
e tanto è poi voluto anche dal cielo. |
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A guisa
di solerte e bravo nocchiero
amo la mia nave
con ogni tempo
che il mare sovrasta.
Alzo la vela ogni dì
per cogliere il vento
che lontano mi porterà.
Reggo col cuore il timone
nel mare in tempesta
con l'ancora della speranza
per un approdo sicuro.
L'anima è la mia bandiera
che nella bufera si piega
per ergersi più alta
nel sole. |
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Nei miei sogni
ogni notte ritorni
col tuo sorriso
sereno di donna
ed una dolce lacrima
riga il mio cuore
quando il guardo tuo
nel mio si riflette.
Come la piccola
sperduta conchiglia
raccoglie l'eco dell'onda
spumeggiante del mare,
così tu,
col tuo cuore di mamma,
l'eco lontana
dei miei sospiri
raccogli estasiata.
Semplice, umile
stella del cielo
che brilli sempre
e solo
per me. |
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Terra cara, terra mia del Salento
terra del sole, del mare e del vento
terra d'antiche vestigia e tant'arte
dove lingue diverse han fatto parte.
Terra di Puglia e dell'alba primiera
dove respiri eterna primavera
con piante d'ulivi immense distese
Negroamaro è il vin di tante pretese.
Terra mia cara, tu, porta d'Oriente
con la tua gente bella ed accogliente
vanto speciale d'un mondo sapiente.
Turchi, Messapi, Greci e anche Latini
dell'orme han lasciato in questi confini
con tanti ricordi nei salentini. |
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Nel mare in tempesta
sembra ogni speranza
naufragar.
Selva spaurita
l'umanità.
Foglia dal vento percorsa
trema ogni cuore
in cerca d'un silenzio
o d'una parola.
Il cielo è grigio e chiuso,
il dono prezioso
d'amare
è perduto,
tace il cuore. |
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Ostrica allo scoglio
abbarbicata
non puoi tu
sempre rimanere,
mensa prelibata
aspetta te.
Foglia verde
trilobata
raminga nell'aer
tu volteggerai
al primo d'autunno
spirar di vento. |
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Morire come
rosa appassita,
di profumo ha inebriato
il verde giardino.
Morire come
foglia d'autunno,
il fluttuare ha seguito
d'albero in fiore.
Morire come
pioggia benefica
dal cielo caduta,
ha rinverdito
la grande prateria.
Morire come...
semplicemente
vivere. |
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Mamma
dolce eco
carezzevole onda
rimembro ancora
quel tuo sorriso
smagliante
fragoroso
cascata
d'acqua limpida
dove con te
mi specchio
ognora
con quel turchino cielo
tua dimora
sempiterna. |
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Rughe silenti
s'insinuano
pesa la vita
carca d'affanni
tra nubi rarefatte
scorrono
i giorni
malinconia muta
scava nell'anima
canto di sirena
s'ode
lontano |
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Finita ormai
è la tempesta
Si sveglia
sorpresa sorride
e vive ancora
sotto un azzurro cielo.
Lavata dall'acqua
percorsa dal vento
rinasce
e canta e ride
in uno col sole
la terra. |
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Questo bel giorno che a sera si volge
col suo orizzonte rosso vermiglio
lascia una scia luminosa e lunga
di tua tenera figura materna.
Or sono quattr'anni che vivi lassù
nel bel paradiso a te preparato
ma il tuo ricordo rimane per sempre
com'ombra di quercia dona ristoro.
Tu con la calda luce del tuo cielo
guida ancora i vacillanti miei passi
ch'io non inciampi in perigli del mondo.
E a te dico grazie o mamma diletta
in questo giorno di tutte le mamme
vera speranza d'un mondo migliore. |
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Se dell'infìdo mare i flutti temi
non far che l'onda ria ti sommerga
ma lasciati cullare in su la riva
là dove l'onda palpita tranquilla.
Se l'ali tu non hai per l'alto volo
il guardo tuo distogli d'arduo cielo
fa' che la bianca luna ti sorvegli
nei tuoi sereni sogni d'ogni notte.
Non esser tu l'amico d'arrogante
che qual sirena ti lusinga amore
ma lasciati dal cuore tuo guidare.
Ed alfine poi contento tu vivrai
lontano da quell'aulico splendore
ma fiero nell'angusto tetto tuo. |
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Solo, in disparte, se ne stava muto,
la gente andava in fretta non so dove,
forse per la pioggia ma non pioveva
o per il caldo ma non c’era il sole.
Era solo, con la sua mano tesa,
dai suoi occhi una lacrima scendeva
fino a bagnare il suo selciato letto
in quel suo vuoto d’affannosa corsa.
Marmorea statua ma dal cuore d’oro,
dalla sua bocca solo una preghiera
e l’accenno d’una innocente smorfia
ma nessun passante se ne accorgeva.
Di lì passò quel solito bambino
che la madre sua per man teneva,
buttò un soldino insieme ad un sorriso,
sorrise anch’egli almeno per quel giorno. |
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Epoca d'efficienza produttiva
pensi solo di dominar sugli altri
ed esorcizzi l'angoscia del tempo
che come sabbia sfugge da tue mani.
D'attimo fuggente figlio tu sei
fretta hai di correre dove... non sai
senza fermare il tuo passo un istante
per paura repressa della morte.
Sei solo un precario innanzi al tuo tempo
che scorre veloce e privo di senso
com'onda del mar nel suo andirivieni.
Eppure tu sai che il tempo è prezioso
"ché perder tempo a chi più sa più spiace"
e ciò basta se di viver hai voglia. |
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Sparì d'un tratto il sereno dal tuo cielo
quando ti colse l'impetuoso vento
nel mare calmo d'una estate infausta
in un angusto mondo omai di ghiaccio.
E come d'autunno foglia ingiallita
senza rumore sei volato via
tra un nugolo di nubi ad aspettarti
e lacrime d'inconsolabil pianto.
D'inesorabile destino edotto
con un addio silente hai salutato
di te lasciando un incolmabil vuoto.
Ora sciolta da involucro mortale
vaga nel cielo immenso la tua alma
nell'aura dolce di colori e danze. |
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Anche se il vento ha disperso dei sogni
non smettere mai di volare in alto
dove le stelle t'attendono sempre
al di sopra delle nuvole bigie.
Se omai prostrato percorri il deserto
non disperar mai dell'oasi amica
che quale stella dal cielo discesa
t'accompagna lungo tutto il cammino.
Tu sai che ogni strada è irta di sassi
che il mare calmo nasconde procelle
e che il cielo terso ha nuvole nere.
In quel mare in quel cielo in quella strada
ogni velo si dissolve al tuo sguardo
ed ogni barriera infrange il tuo sole. |
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Quando in solitario loco m'assido
a contemplare quell'onda marina
che lenta vaga nel suo andirivieni
come la spola da mano guidata
il mondo oblio ch'innanzi a me rotea
e nel silenzio d'un cuore assopito
di quella tangibil quiete mi beo
che sola è riposo alle stanche membra.
Ed allora sciolto da ogni catena
il guardo nel cielo terso rivolgo
allo spuntare delle prime stelle
e dove la luna perenne gira
a rimirar questo mio mondo opaco
solo desioso di speme e di pace. |
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Subdola s'asconde nella tua mente
a guisa d'aspide del prato in erba
s'insinua poi nel fragile tuo cuore
qual dea bendata in abito da sera.
Ha gli occhi grandi per guardar l'altrui
larga la bocca e lingua biforcuta
pronta ad iniettare letal veleno
a chi imprudentemente a lei s'accosta.
D'ogni virtude verme roditore
ognor sogghigna per l'altrui dolore
celando gli occhi suoi rossi di brace.
Ma qual freccia d'arciere mal lanciata
ritorna sulla testa avvelenata
sì bifida lingua morde se stessa. |
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Alberto De Matteis è nato il 18 febbraio 1940 a Pisignano (frazione di Vernole, provincia di Lecce), piccolo centro, ricco di memorie storiche, artistiche ed umane, situato a poche miglia dal capoluogo e dall’incantevole ed accogliente mare del Salento.
Al termine delle scuole elementari e medie, ha frequentato il ginnasio ed il liceo presso i Salesiani, conseguendo la maturità classica presso il Liceo "Don Bosco" di Catania.
Laureato in Pedagogia all’Università degli Studi di Lecce, dopo brevi periodi di insegnamento in istituti privati di Brindisi, Venosa (PZ) e Lecce, è stato dipendente dell’Amministrazione Finanziaria per oltre trent’anni.
Pensionato dal 2002, si dedica, in modo particolare, ai suoi hobby preferiti: lettura, musica e poesia. La musica che diventa poesia quando al pianoforte esegue dei brani ai lui cari e la poesia che si trasforma in musica quando dal cuore partono versi melodiosi.
Non ama il rumore assordante di oggi; a lui piace ascoltare e scrivere quello che il cuore gli detta. |
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