| Chiodi... si sente batter di chiodi
sui polsi dei muri della città
Grida... si sente il silenzio
nella grigia penombra dell'umidità
E la primavera sembra fuggita
solitaria menzogna dalla bocca della palese vanità
Lacrime... si sente l'odore di fumo dai campi
fuoco che impaglia il sole
Starà zitto anche il corvo
ingoia saliva e "socchi" di grano marcio
Sul letto... ancora c'è il sudore segnato
dall'anima insonne
in questa mattina di domenica
che segna il tempo allo scader di ogni mezzanotte
allo scoccar di ogni lancetta
come ordigno esplosa
Corri... corri...
oltre la corda di Giuda... |
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È da tanto che non suono...
Il piano mi guarda come l’alieno
che si intrufola in una casa,
nel disabitato cortile
delle tempeste e degli uragani.
E salgo scale di legno frantumato,
e i piedi si spengono, e perdo dita
come cenere,
e perdo ali
e braccia
come pioggia
sotto le piume di corvo,
sotto i suoni e le note,
sotto i tuoni e gli spartiti,
lungo i pentagrammi squartati.
Gocce di mercurio e di piombo,
di chiodi che si lanciano
come kamikaze
nel petto
e nel cuore,
dritti nei polmoni
di chi vive di respiri
non propri.
- Hai urlato
dove nessuno ti poteva sentire,
nessuno ti voleva sentire. –
Hai appeso alla corda
tutte le tue congiure
e la tua testa...
Le guance bianche
sorridono tristemente
e non voglio più
al palo
ricordarmi quei tuoi occhi
lì, dipinti dove le pareti
conoscono morti. |
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| Non vuoi dormire
e lascerò impronte
sugli specchi dove toccherò
l'alone del tuo respiro
Tra le lenzuola cerchi il mio corpo
Quel respiro che mai ti ho donato
Quel silenzio che troppe volte hai domato
e nel cassetto, sotto lo sguardo indiscreto della luce spenta
hai spiato le nude pagine di poesie
come segni sui freddi piedi
come ciechi che scrivono sui muri
come bimbe che dicono di non avere paura
E sale ogni volta l'acqua
mentre la nave affonda
e tu stai a guardare
il livello di un fiume che gela
fino alla gola
Attendi anche tu Caronte
con un tridente a soggiogare le anime? |
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| È il seme che hai lasciato
sui suoi seni.
Hai sputato sul suo corpo
il tuo sperma di deliri e rimpianti.
Hai baciato la bambina che non dovevi
lasciando il polline marcire.
Hai pianto, ma tanto
il sole non è più lo stesso
e si chiude tra carceri di nembi.
Non urlarmi contro
Non sono io la vergine che ha ancora le vene aperte
con il sangue innalzato al cielo
Non giudicarmi
Non sono io il silenzio che tu hai fecondato
Le pietre sono sassi
lanciati ai muri delle donne linciate
ed io vorrei trattenerti la mascella aperta
far cadere ogni macigno nel tuo stomaco
Sale l'estate
come ninfea che perse gli occhi.
Sante prese da parte
sugli alberi stuprate
assieme ai sogni impiccate.
Profani ancora la purezza...
Non sono io che ho vomitato sulle tue bulimie
Non dirmi della tua innocenza
Non sono io l'assassino di tua figlia. |
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Sibilo di fucili
Sillabe incastrate in sedie elettriche
Sinapsi affogate...
Sirene in cattività
e branchie al mercato...
Pupazzo dimenticato dal mio dio
cammino come automa
senza obiettivo...
né vittima
Squilla il telefono delle infermità
e aspetto la luce
che mi ipnotizza quel cervello
che un tempo...
un tempo aveva memoria.
Alla caccia di vecchi tesori
scavo silenzi e casseforti...
cerco il sorriso di mia madre...
Alla ricerca di mani da toccare
di dita da baciare
di labbra da... su cui giurare...
Voglio... di nuovo piangere
come il bacio del perdono
che abbia fuoco
ora
che arda l'incendio
di quei peccati
abbattuti come alberi da potare
No... non è pazzia
che porta campi da seminare
e poi... da sterminare...
Voglio solo...
scavare... alla caccia di lacrime...
e deliri...
a caccia di baobab sempre verdi
e di lune che i lupi
baciano con il sangue
di patti e stralunati amori...
A caccia di anaconde
e lingue...
di sonagli e vipere...
Voglio solo...
scavare...
alla caccia di lumache che sputano fuoco
e di bimbi... che non sanno cosa sia l'odore dell'odio. | |
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| Silence, please!
Moon, mother of mothers,
your smile,
look my tears, look my eyes!
And Sea,
touch me
Touch my voice in the heaven
Touch my sky in the wind
Silence, please,
Open your wings
In My Mind. |
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| Paludi furono come nebbia di spose
che correvano come amanti di centauri
via dalle nozze
Vergini chiome di fieno e trecce
danzarono al vento
davanti al sepolcro
Spettri della mente
rincorrono dipinti di fuoco
Folli e innamorati
degli occhi di ghiaccio
di colui che dicono sia il mostro
Piangono alla luna pregata
lusinghe e lacrime
I lupi ululano la loro condanna
Il cuore pesa di lacrime senza nome
e di sofferenza dilaniata
Sulla tomba del silenzio
riposti ci sono i denti
come reliquia di dèi e ricordi degli zèli
Sulla tomba della Vergine
cha cantava fra le valli e i colli
furon posate le pupille del suo proibito orrendo sposo
A lui esiliato furon cavati gli occhi
I papaveri cantarono,
nella notte invocarono l'Eco,
colei che squarciò il cuore
del mostro che un tempo fu bambino
nel corpo di un vecchio
Triste presagio
di corvi che scappano
e di tortore che sangue piangono
Il mostro aveva pianto
Si strappò il cuore
e sulla tomba si mise in croce |
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| Il burqa delle tue carezze
soffocano spasmi perduti nell'eterno
perché muto sale il diafano coleottero
che porta novelle nere come pece
per carbone dipingendo bandiere.
I maratoneti dei silenzi
sfidano attimi perpetui
e la voce della Pizia
sa confonder menti
che amano ancora il d'oro Apollo
Ma tutti cercano stracci
rivendicando la reliquia
di quel lontano Socrate
che fu da cicuta portato via
come mangiatoia su lago d'Ade
cullato dall'Acheronte ammaestrato
a servir cattiveria fu Caronte
eppure il suo acido cuore s'inchinò
portando il cappello al petto.
È la calma del mare
a nasconder nelle viscere la paura
Panico d'incendio che possa naufragio
portare via casa ai pescatori
ed odo profumo di burrasca. |
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| Di foglie le ali dietro ai rami
Zaffiri rubati sul dorso d'argento degli asini
Scavalcano i muri
Si arrampicano i bambini
Sul dorso bianco degli elefanti
Assaggia con i piedi la terra
Ascolta i tamburi della tempesta
Quando i tuoni si sposano con la meta
Alla frontiera del sogno
Scende... senti, scende
la voce delle falene
dietro le maschere di carta
e le tempere sulle dita
Senti... come ride
il sole
dopo l'arcobaleno. |
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| Ispide spine
Sole dietro le nevose cime
Sosta la rondine
E respira la rugiada d'oro
Fili d'angelo
E sussurri divini
Piange la rosa
sorrisi sottili
La luna
dietro il suo monumento di nuvola
spia
E un soffio
a te
va errando
dedicato |
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Giorgia Spurio, nata il 21/12/1986 a Ascoli Piceno, ha lavorato in progetti educativi, dedicati all’educazione civica e musicali.
È docente di lettere presso la scuola secondaria di primo grado.
Ha vinto vari premi letterari nazionali e internazionali di poesia e narrativa.
Ha pubblicato le sillogi: "Quando l’est mi rubò gli occhi", "Dove bussa il mare", "Quanto è difficile essere bambini", "Piccoli Prometeo", "Le ninne nanne degli Šar" e "L’orecchio delle dee" (Macabor Editore).
"L’inverno in giardino" è il suo primo romanzo, breve e di genere storico.
Da Macabor è stato pubblicato il suo libro di fiabe "I Bambini Ciliegio e altre storie ".
Grazie al Premio InediTO 2017 è uscito il romanzo "Gli Occhi degli Orologi" premiato e presentato al Salone del Libro di Torino poi a
Più Libri Più Liberi di Roma.
A dicembre 2023 esce il libro di poesie PURPLE CIRCUS, edito da Polissena Fiabe e Poesie. È una silloge originale che fa parlare i suoi personaggi, animali e acrobati, e a volte zooma sugli spettatori, per parlare della società umana attraverso l’allegoria del circo e denunciare tutte le forme di violenza. |
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