Corre il tempo delle rese dei conti per esserci affidati a irrisolte teorie di contemporaneità
per il tentativo di sanare le dissolvenze di una società amorfa.
Note tra gocce di pioggia,
l’asfalto è agitato
il cielo è in degrado,
pare consumato.
L’acqua impregna il sentiero
appena tracciato
non ha pietà.
Già.
Come cristalli che rimbalzano
e, inseguono i momenti. |
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Le ultime note languenti
muoiono come sospiri sonori,
mutano le forme
e, fantasmi di nottate agitate,
rimpianti di gioie passate.
Bagliori fugaci,
presagi di nuovi dolori. |
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Al ciel si lancia
e tutto inghiotte.
Con urlo orribile
tutto sconvolge
nel niveo giorno
e, nella oscura notte.
Mostro e tormento
di attese adombra la mente,
la sua vittoria attende.
Solo quando si bonaccia il mare
il vento di ponente
con voce d’amor
allontana il tormento. |
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Un segreto piacere che consola
suona una dolce melodia di pace
sulla terra squallida e fugace.
Ecco il sorriso del niveo cielo.
A te, fanciulla aerea
dove lo splendore
degli azzurri occhi tuoi
e dal candido velo avvinta
di sempre eterni raggi
come fiore sopra il mare
infinitamente viaggi.
Come una fuggitiva stella
ti dilegui alla pupilla intenta
e, con soffio rapito al vento
esclami: non dite che si è spenta!
Della memoria tua ravvivo il canto
mentre nel mio aspettar
ti domando, o pia:
quanti di questi ancora
sono serbati a me
giorni di pianto? |
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Il baratro.
Il fatale respiro ascolto
mentre deglutisco per paura
del rumore sordo.
Tetro e rabbioso
il mio pensiero
sospinto dal vento naufraga
nel veder il dorso suo
che s’arcua.
"Omicidi bianchi perché non si veda, non si sappia. Per molto tempo è stato così.
Omicidi numerati in elenchi con corti caratteri. Storie soffocate, sommerse.
Omicidi bianchi. Cosa rimane?
Soldi, leggi, sentenze tra puzza di sporco, usato, riciclato." |
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Tra effluvi di lievi fragranze
e, l’abbozzato drappo
della Madonna onorata
da un cuore convertito
ma escluso dalle luci divine
placate dalla lode
e, da briosi canti,
sparse sulle guance
lacrime di felicità
che si flettono
scandendo su umide labbra
il grido invocato
alla Tua clemenza divina. |
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E’ un sistema complesso
per capirlo calma e gesso.
Quando è scritto alla lavagna
ecco allora che s’impara.
Quando scritto è sul quaderno
giunge presto un tormento.
Non è facile da capire
mentre questo lo si scrive
ma, impresso nella mente
muove i numeri velocemente.
Si risolve il problema,
ecco fatta l’equazione,
ma che bella invenzione. |
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Imposte dai tempi
nella consapevolezza di quel che è intollerabile
alla tua dignità di donna, madre, custode.
Fantasticavo mentre nei vicoli m’inoltravo
e, il pensiero della tua sofferenza
era dominante.
Non posso pretendere la tua prossimità
perché questa la si conquista.
Conteggio la forza della tua interiorità
esponendomi alla percezione
del tuo tempo
confesso, senza alcuna eleganza morale.
Non sfuggo alla tentazione. Già. |
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Il punto cardine
dove il vento si fa sentire
è nella direzione del sognare;
dalla finestra lo osservo,
dialoga col mare.
Dialogare!
Parola che non conosce
il vortice, lieve carezza
oppure scure seducente
per poca gente. |
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Luci tremolanti
riflesse negli occhi di chi
con mani tremolanti
sorregge bastoni intarsiati
di ricordi.
La mente sveste memorie,
non scansa il dolore;
graffia il pudore,
non sa implorare.
" Un peso di astri sgretolati. La mente non ne nasconde il viaggio." |
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Con le vostre voci
quando parlottate
contagiate la mente
di sgradevoli pensieri
che non oso esprimere.
Sospeso nel vuoto
del mio tempo
sono bloccato all’angolo.
Cambio aspetto.
Voi, indifferenti
vi degnate d’osservare di traverso
il volto spento.
Non è la visuale migliore
per capire, comprendere;
per voi però è conveniente
gente indifferente. |
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Di aver compreso
e, volerlo rivelare.
Le piazze e le urla cretine.
Ferite moderne
d’indecorose coscienze.
L’idealità è la teatralità
della quotidianità
che non lascia una via di fuga
al bilancio.
Di ricordi frantumati.
Morti innocenti.
Presunzioni.
Ferite sanguinolente
inferte con precisione.
Quello che rimane
è quello che abbiamo
forse, ciò che meritiamo.
L’amarezza della disfatta
la baratto con chi
in silenzio ha lottato
e, sorriso. |
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Il ricordo rispettoso
di un ravvivato pensiero
perché l’impatto violento
non sia il sanguinolento
declino di un vivo sentimento
in questo tempo d’inganno.
Ho vissuto d’intorno al pregiudizio
per il mio momento.
Ho visto la furia dei giorni
che mieteva avvoltoi
e, la casa rimasta, vuota.
Rattristato, ho intrapreso il cammino
senza nessuna vergogna
perché l’idea era degna compagna
di una lunga storia.
Accusatoria la platea
lanciava la moneta
e, sul viale del declino
s’incamminava.
" Il nemico si schiaccia o si convince. Mai si asseconda. Ecco il grande errore di quel che è stato." |
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Francesco Rossi nato a Sestri Levante il 24/01/1958 Pensionato.
Terminata la scuola dell'obbligo nel 1974 assunto come operaio in una ditta, nel 1976 assunto in Fincantieri dove per 35 anni ho svolto la mia professione di operaio speciallizato. E' in quei anni che si completa la mia formazione culturale con l'impegno politico e nel movimento sindacale dove ho ricoperto vari incarichi senza mai tralasciare il lavoro manuale attivo che credo ho svolto con passione e profitto. Anni duri, sia per la giovine età che per le problematiche legate al mondo del lavoro in continua trasformazione. Scrivere poesie è oggi il mio passatempo preferito, condiviso con la lettura e le scarpinate sui monti. Cultore del libero pensiero in quanto credo che le sensazioni, le emozioni che ogni persona prova non hanno confini ma, spaziano nella magia della libertà individuale e collettiva. Nessuno ha il diritto a talpare le ali. In questo sito che mi è stato segnalato ho trovato uno dei tanti modi per condividere le emozioni con gli altri autori e, la lettura dei testi è sempre infinita fonte di piacere. Sposato con Rosanna, due figli Valentina e Marco e.........scrivo. Aprire le porte della nostra mente, approfondire le conoscenze e, cercare di capire, interpretare i pensieri e le speranze è sinonimo di conoscenza, sensibilità e passione. |
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