Condenado a esta cruz por mis indecisiones,
quisiera llorar como tarde fingida,
murmurante murmullo, sediento de mar,
escondido tormento de alma rendida
que brota en un arpegio, de mí suspirar.
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¿De qué sirve un suspiro si palpita en la penumbra?
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Serpenteo inestable de mirlo extraviado,
caminando ofuscado como sombra de duda,
profundo recuerdo de guitarra sin cuerda
que sufre y grita como un exiliado,
junto a los juncos de una isla sin playa.
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MEANDRO DI UN SOSPIRO
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Condannato a questa croce per la mia indecisione,
vorrei piangere come tramonto finto,
mormorante sussurro assetato di mare,
nascosto tormento d’anima arresa
che germina in un arpeggio, del mio sospirar.
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A che serve un sospiro se palpita nel buio?
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Meandro instabile di merlo perduto,
camminando offuscato come un’ombra di dubbio,
ricordo profondo di chitarra senza fili
che soffre e grida come un esiliato,
accanto alle canne di un’isola senza spiaggia. |
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Como pluma al viento
abrazada a mis ilusiones
vuelo en busca de mis sueños
con fuerza y voluntad.
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Apaciblemente
en un suave ritmo
cruzando espacios eternos.
Más, más alto.
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-Observo;
.
Un mundo multicolor
pleno de maravillas,
líderes del mundo
Unidos en una sola voz.
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No más guerras,
no más hambre.
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Juntos como hermanos
vencimos y vivimos
en un mundo mejor...
.
Abro mis ojos,
comienzo a descender,
lagrimas de sangre
se deslizan por mi rostro.
.
Guerras sin sentidos,
pueblos con hambre,
niños mutilados,
madres que lloran...
.
Como pluma al viento
de sueños perdidos
se van los deseos
que solo cobran vida
allá junto a las nubes,
donde continuó abrazada
a mis ilusiones.
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COME PIUMA AL VENTO
.
Come piuma al vento
abbracciata alle mie illusioni
volo alla ricerca dei miei sogni
con forza e volontà.
.
Serenamente
in un soave ritmo
attraverso spazi eterni
Più, più in alto.
.
-osservo...
.
Un mondo multicolore
pieno di meraviglie,
leader del mondo
uniti in una sola voce.
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Non più guerre,
non più fame.
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Uniti come fratelli
tutti vincere e vivere
in un mondo migliore...
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Apro i miei occhi
comincio a discendere,
lacrime di sangue
scivolano per il mio viso.
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Guerre senza sensi,
paesi con fame,
bambini mutilati,
madri che piangono...
.
Come piuma al vento
di sonni persi
se ne vanno i desideri
che solo riscuotono vita
là vicino alle nuvole,
dove continuo a sognare
abbracciata alle mie illusioni |
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| Angosto el camino al transitar
grandes las botas que pisan la yedra
pequeño el guerrero que observa la vía
me ojea y me habla entre dientes:
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-¡Dicen que murió el poema! -
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Me aferro al centro al trastabillar
doble es el filo del abismo
diferente y semejante en altura
no caigo, me frustra el paralelo
del desigual que al mío asemeja
.
Y que opuestos que somos
pero, libres en la tierra de nadie
allá, donde los bordes te llaman
allá, donde el minuto no cuenta
.
Y me envuelvo en paradojas
al escucharlo hablar con cifrada ligereza
Y no sé bien si sus heridas son velas
o las lágrimas salinas negras
.
Pero, quien entiende la agonía
cuando toca su réquiem
que furtiva se disloca
entre adelfas y malezas
.
Me aquieto
lo escucho murmurar
como a un desesperado
.
-Que me regresen al exilio
entre espuelas y cascabeles
no soporto el desdén
de quien se cree un poeta-
.
Agudizo mis sentidos
con mi perplejidad vuelta leña
ya no se quien es el loco
o si es mi mente que le sigue la corriente
.
En este ir y venir
que corre tras las venas
me resigno y le pregunto:
¿Pero quién murió, el poeta o el poema?
.
Se sonríe y se regresa al camino
allá
donde el desigual se me asemeja
.
Divagazioni di un confuso pensiero
.
Stretto è il cammino al transitare
grandi gli stivali che calpestano l’ edera
piccolo il guerriero che osserva la strada
mi guarda e borbotta tra i denti
.
- Dicono che è morto il poema! -
.
Mi aggrappo al centro all’inciampare
doppio è il bordo dell’abisso
differente e somigliante in altezza
no cado, mi frustra il parallelo
del diseguale che a me assomiglia
.
E che opposti che siamo
ma, liberi nella terra di nessuno
là, dove i bordi ti chiamano
là dove i minuti non contano
.
E mi avvolgo in paradossi
a sentirlo parlare con cifrata leggerezza
E non so se le sue ferite sono candele
o lacrime nere saline
.
però, chi conosce l’agonia
quando canta il suo requiem
sa che furtiva si disloca
tra oleandri ed erbacce
.
Mi calmò
lo sento mormorare
come un disperato
.
-Che mi riportino all’esilio
tra speroni e campane
non sopporto lo sdegno
di chi si crede un poeta-
.
Acutizzo i miei sensi
con la mia perplessità frantumata
e già non so chi è il pazzo
o se è la mia mente che ne segue la corrente
.
Nel andare e venire
che corre tra le vene
mi rassegno e gli chiedo:
Ma chi è morto, il poeta o il poema?
.
sorride e ritorna alla strada
là
dove il diseguale mi assomiglia |
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| Oh rigido cuor,
che illusion tormenta,
tra fitte pieghe di pseudomorte
hai brandito una spada
che non accetta la verità,
per esser di lacrime e dolente pensar.
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Oh anima dolente
che voli in abissi profondi e scoscesi,
vittima triste sradicata dalla sua terra,
derisa e condannata a cupo lutto
come fior appassito in un giardino secco.
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Oh vile tristezza,
corpo privo di profumo e pianto
che in dannato ardor vai cercando conforto,
cuore rotto, che a pezzi cade
come petalo di zefiro in fitta nebbia.
.
Tramonto autunnale in cerca di gloria,
languida seta di un sogno in fuga,
prateria rosa e verde,
che dipinge ferite d’ombra,
una gardenia così scarlatta,
per rimuover una spina conficcata nel petto. |
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La bellezza ha un linguaggio proprio, cosi come le emozioni... il nostro Palpito Interiore che salta come una stella scintillante nel grande oceano chiamato mente.
Un mondo tutto nostro, che ci permette come individui che siamo, di esprimere la nostra personalità creativa, il nostro lato artistico.
L’Arte, la poesia come espressione quotidiana, come espressione urbana, immagine, suono, linguaggio... O semplicemente incitare la nostra immaginazione, idee, sentimenti, percezioni e sensazioni.
Arelys Agostini, Poetessa italo- venezuelana.
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O tu che sei zucchero e latte, o tu che sei
Sole e Luna, o tu che sei madre, sei padre,
non ho parenti che Te!
O indistruttibile amore, o menestrello divino,
sei tu appoggio, sei tu riparo,
non trovo nome a te pari!
Siamo frammenti d’acciaio e
l’amor tuo è calamita,
sei origine d’ogni attrazione,
ché in me attrazione non vedo!
Silenzio, fratello, abbandona scienza e finezza;
finché tu non parlasti finezza alcuna non vidi!
-Gialal al- Din Rumi-
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