Roteando in
eleganti piroette
attrai stupiti sguardi
Sul tuo pallido volto
la piccola lacrima
mostra il sorriso
Mia dolce Pierrette
dama gentile
in questo circo
C'incanti
dei tuoi equilibrismi
splendida luna
ed è fragror di mani
risa di bimbi
estasiati del tuo sogno
Eppur è a notte fonda
che struccando
il volto
sveli al tuo amato Pierrot
la dolce
luna ch'è in te
Magia e passione,
romantica donna
ecco i tuoi segreti | |
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Camminando nell'amata
fatica del vivere
giungono
a soavi visioni
Dapprima gole rossastre
a strapiombo sul fiume,
sino all'eremo
agognato Tempio
custode vivente di
memorie, pace,
promesse e passioni.
Nel luminoso
albeggiare
sovrasta
il pacato orizzonte.
Cercandolo,
si perde
nei suoi occhi,
oramai
orbi di lei!
Lo chiama
ed ancor ripete
il suo nome
nel nulla
di suoi moti silenti.
Distorta voce d'eco
risponde indifferente
nell'attonita alba
del di lei tramonto,
stanca e vuota voce
nell'infinita assenza
di Loro | |
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Nasco
batter di ciglia
ed eccomi
ignava
sbranata
dalla crudele deriva
degli anni
immota ma mutante,
sobbalza l'animo
nella percezione
lieve dell'Io
smarrito in lande
desolate e spoglie,
mani di vecchia
rammentano
risa di bimba
il tutto e il nulla
avvolto in nebbia
leggera.
China, disfatta
cedo al sardonico,
crudele riso
agghiacciante
del signor Tempo!
Nulla potei,
nulla volli,
preda oramai
di questo
beffardo, istrionico
Signore.
Ridi, si ridi
sulla pelle sento
le tue risa
vile mentitore,
promesse mai reali
fumo d'inganni
questo è il tuo gioco
io regina bianca
tu re nero
fai pure
beffardo e maligno
t'attendo dignitosa
a capo levato
in quel di
che verrai
per la mietitura
e non sarà
estate,
eppure sarai tu
il condannato
sarò io
condottiero
vincente
perché altro
di me
non troverai
che stanche,
vuote di memoria,
inutili polveri. | |
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| Scorrono inesorabili
colmi di nulla
giorni nel tempo del sempre,
che, mentre apro le mani
dissacrandomi,
dissacrato diviene mai.
Goffa in volo
la mia anima,
sobbalza al vento,
schiocca, rimbalza
contro i bastioni
invisibili del mio vivere.
Muta, attonita
anima che folle
scava le pagine
di questa vita
cercando se stessa
in laceri, antichi fogli.
Lacrime di fuoco
dai miei occhi
bruciano il mio viso
e mentre ancor grida,
la mia anima disprezza
folle le mie paure.
Dalle mie scarne mani
nulla può oramai,
non più corpo ha quest'anima,
che di perduti sogni
cibava le sue carni
cadute membra di questo volo.
Crollano parole
scivolano le mura
della mia mente
carezzate dai ricordi
perduta è la mia casa
nel rovo dei perchè.
Scarnifico di me
ogni mollezza,
perdute pagine
vissute di vento,
nel non vivere
è vivere il mio tempo. |
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Cercatela nei suoi
grandi occhi,
nei suoi
lunghi capelli
giocosi ribelli,
lievi nel vento.
Cercatela nell'astio
di parole di ghiaccio,
di sua madre, mentre
stringeva l'acciaio
di crudeli cesoie,
pronte a tarparle
sogni e capelli.
Cercatela
nelle sue calde lacrime,
nel grido implorante
libertà,
nei suoi occhi neri
sognanti.
Cercatela
nei versi delle sue
poesie,
mute canzoni
di sogni e genti
lontane.
Cercatela
nei vostri cuori
bambini,
nei destini del mondo,
in un sorriso
mai negato.
La troverete
infine nel vento
seguendo il profumo
dei suoi lunghi capelli,
svolazzanti pensieri
d'ognuno un sogno.
Ma affrettate il passo
è tempo di tempeste,
torneranno
cesoie d'acciaio
a tarpare
ideali, sogni e capelli. | |
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Nenia lenta del cuore
mi cheta, mi culla,
al contempo folle
serena come Ofelia,
mi lascio rapire
dal dolce mormorio
d'acque chiare
scivolando lieve
fra lacci di ninfee
volando di riva in riva
sfiorando e riaffiorando
dell'acque fluttuante
viver di un'altra vita
seppur vita più non fosse
di serena serenità vivrei! | |
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Al roseo albeggiare,
l'innocente fanciulla,
dondolava seduta
ad un filo d'erba
tenuto forte
dal nerboruto ramo
d'antica quercia.
Lieve melodia
del mattino
la cullava
d'antico fascino
avvolta, incantata
da strenna di sirene.
Nel meriggiare
l'avvolse il sole
col garbo gentile
di nobile cavaliere
e già venne meno
la sua innocenza.
Lento crepuscolo
l'accompagnava
alla notte
di roventi fiamme
fatue,
di sogni e
satiri,
rossi imperi
a dominarne
i sensi,
sfinite infine
stanche membra
ritrovarono lieve
l'albeggiare
per ricondurla
ai suoi giochi,
riondeggiò
la sua altalena
nel verde smeraldo
dei suoi occhi
colmi
di realizzati sogni. |
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Come ladra furtiva
dai perduti gesti,
tu, coperta di stracci
legati a guisa
di mantello
infame olezzo
immemore
dell'antico orgoglio
pencoli trascinando
invisibile i tuoi passi
fra ripetuti giorni
ed innominate notti
di freddo e fame.
Stridente al vivere
è il tuo dissacrante
ebbro bestemmiare
che discosta da te
l'altrui passo.
Incontrai di te
oramai
solo l'ombra
della tua antica
fulgida beltà.
Per un solo istante
atterrita
in te mi specchiai.
Dimmi...
fosti tu mai donna,
madre o figlia,
amata o amante?
Il tuo sdentato ghigno
ti conta
seppur tu taccia.
Ridendo
rotoli fra i cartoni
del tuo presunto castello
ove regni
perduta nelle trine
immemori
di una sera in festa per te
ove fosti,
non par vero,
lieta fanciulla.
Or sei lì,
gettata via,
come inutile cosa. | |
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A testa bassa
fende il vento,
camminando
raggomitolata
nel suo paltò.
Pioggia
incessante
mistifica
il suo pianto
sempre
più freddo
al cuore.
Era, è?
Quel suo ieri
mai divenuto oggi.
Vacillano certezze
come spiriti,
ombre inquietanti
arrovellano la mente.
Scrolla le spalle,
rialza lo sguardo
andandosene!
E' in quel passo,
nell'andare senza fuga,
nel vivere
è adesso
già... Domani | |
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Raro diamante
è il mio Signore
scolpito in
scultoree eleganze.
Nobile animo
fascino di perversi
desideri,
il mio languore
d'ancella
avido
ma immobile
e muto,
attende ogni Suo
dispotico desio
nell'abbandono
d'assolute
devozioni. | |
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Alzi preghiere ad un cielo sordo,
svettano come rami
d' inverno, le tue braccia,
disarmate gridano silenti,
d'inesistente pace senza Dei
che vibra di follie, di rabbie mai sopite.
Chi c'è oltre te
qui nei meandri
della mente,
nelle deflagranti
luci del tuo animo
oscuro?
Chi sei Anima ribelle?
volgi altrove, divagando
i tuoi sguardi,
perduta in te
annaspi cercando
l'uomo che sei.
Inutile,
l'armatura che indossi,
non forgiato per te
è abito di donzella,
poiché tu cavalier d'armi
ti vivi.
Lo stanco passo
perde le tue radici,
mondo vuole tu viva
altro di te,
inutile la tua rabbia,
inutile il chiudersi in se.
Donna, madre,
come "Gea"
curi tua prole,
disegnando ambiziosi
destini ch'avverino il tuo
esser "Altro da Te".
Stanca celare il proprio
Io,
costringere il corpo e l'ego
ad esser altro da te,
dal cavaliere di
luminosa armatura.
Invano vivi
di vita Non Tua,
esplode nella mente
l'altro TE, confusi, dispersi yin e yang.
nell'inesplicato specchio duplicante follie.
Chi sei dunque?
questa o l'altro?
Chi mente lui o tu?
Come sgraziata crisalide,
trapassi infine, ancor come,
Immutato- Mutante |
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Lei è li
sola con se stessa
E' quasi Natale
infiniti silenzi
poliedrici
muti colori
d'improvviso,
saluti,
reciproci auguri,
perdendo il senso
di vuote parole,
mesti sorrisi in occhi vitrei
perduti di consumistici
incanti
eppure fra
pochi giorni
è di nuovo
Natale,
luci e vetrine
colorate
tutto senza amore.
Per incanto
un viaggio nel tempo
alla sua culla
d'infante quando
una piccola noce
era già dono adorato | |
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Lentamente
il suo dolce viso,
segnava il tempo,
di mille maschere.
Sperduta
l'anima prigioniera,
nei fragili gesti
scandiva silenti grida,
nell'urlo di notti
mai chetate.
L'incontrai
nel sole
dei suoi sogni,
nella ragnatela
dei suoi capelli,
nel rancore
dei soprusi,
nel lento ondeggiare
del suo passo
di fiera ferita,
eppur mai doma.
D'improvviso,
scorsi in Lei
quasi saetta,
come un felino
a guisa di pantera
pronta a ghermire,
ecco nell'iride
la vera sua passione,
Ecco or ti riconosco
lotta, arma le tue labbra
d'indomite parole,
cullate da miele
per gli astanti,
alza il tuo volto,
socchiudi gli occhi,
non fissare il sole,
colmati di suo
rigenerante,
benefico calore
e torna come sei,
solo con la tua
candida Anima,
senza maschere,
Donna, madre,
Futuro! |
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