C’era una coppia ed una cascina,
lavoro duro di prima mattina,
tanta fatica ancor fino alla sera,
perch’era giusto e la sola maniera,
strappando frutti e raccolti alla terra,
in tempo di pace oppur con la guerra,
di fare grandi ben nove figlioli
finché sapessero fare da soli;
e con l’esempio, la gioia e l’affetto
cresceva gente di tutto rispetto.
A San Lorenzo, nel Monregalese,
dei nostri nonni la vita si spese,
cristianamente, una linea a seguire
che i discendenti non devon finire.
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C’è un po’ di folla in questa cascina,
siamo arrivati di prima mattina,
ci tratterremo ancor fino alla sera,
perch’è la giusta, la sola maniera,
nel rincontrarci sull’antica terra,
in tempo di pace, via dalla guerra,
di ricordarci, insieme e non soli,
che discendiamo da tanti figlioli;
e siam l’esempio, la gioia e l’affetto
di quella gente di tutto rispetto.
A San Lorenzo, nel Monregalese,
per sessantotto una vita si accese,
e tanti ancora verranno a seguire
perché la stirpe non possa finire. | |
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Pinocchio ha una sorella, Betulletta,
porta tosta sugli occhi una frangetta,
e, se Geppetto in fallo la sorprende,
diventa rossa, è rossa quando mente.
Al fratello, si sa, si allunga il naso
quando dice bugie, ma non è il caso
adesso che Natale si avvicina
ed è uscito Geppetto, con la brina,
per andare a tagliare l’alberello
che il clima della festa fa più bello.
Il cruccio è da bambino e da fanciulla:
“Farà l’albero il pino o la betulla?”
Ma ecco di ritorno il genitore,
scrollandosi la neve col tepore.
Angustiarsi non è servito a nulla:
ha due rami, di pino e di betulla! |
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Sotto c’è gente con casco e cordino,
sopra c’è il monte e di ferro il cammino,
ed è lassù che bisogna salire
con un bagaglio di forza e di ardire.
Le mani afferrano la roccia dura,
ciascuna presa dev’esser sicura;
tieni agganciato quel tuo moschettone,
cerca gli appigli il tuo vecchio scarpone.
Or la partenza è un punto lontano,
con i compagni prosegui pian piano,
volgi tranquillo lo sguardo al passato,
par di sentirti già più rinfrancato.
Un po’ di zucchero è quel che ci vuole,
per la fatica il corpo ti duole,
stanche le membra si voglion posare,
ma non si deve la marcia arrestare.
Ed ecco un punto degli altri più duro:
di oltrepassarlo sei poco sicuro,
quel ch’hai appreso non riesci a applicare,
forza di colpo ti viene a mancare.
Cedon le gambe e rimani aggrappato,
stringi le mani e si stringe anche il fiato,
sai che per poco potrai sopportare,
reggerti tutto e senza mollare.
Sotto i tuoi piedi la terra è lontana
e la rimonta ti sembra più vana:
pensi al perché hai voluto partire,
pensi al passato, al presente e a morire...
Sei già sfinito ma breve è l’attesa,
non basta porgere la mano tesa,
ci vuole chi si sistemi a te sotto
per ritrovare un respiro ch’è rotto.
E, con l’appoggio sopr’altri scarponi,
riesci a riprendere le tue funzioni,
a arrampicarti in salvo deciso,
a ritrovare pian piano il sorriso.
Guardi la vetta ch’è ancora lontana,
aneli l’acqua di chiara fontana;
senti la rabbia, la voglia, la fretta
di superar tutto ciò che ti aspetta.
Chiami le forze a raccolta per fare
l’ultimo tratto ancor da scalare;
ignori lividi e scorticature
con mente vigile e mosse sicure.
E finalmente quell’ultimo passo
ed il sedile più comodo, un sasso,
e l’entusiasmo che t’è ignoto prima
tu lo conosci se arrivi alla cima.
Sotto si stende il vasto tuo mondo
e lo capisci in un modo profondo,
e con un dito il cielo è toccato,
ora sei sazio e sei riposato.
Pensa alla vita: son tante scalate,
da non far solo ché son complicate,
e, se raggiungi le mète agognate,
meglio è divider le gioie provate. | |
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| Ho un arcobaleno nel tempo lanciato,
un ponte al domani da questo passato:
ha tutti i colori e all’apice brilla,
trafitto dal sole, di grazia scintilla.
E’ verde negli occhi di chiara speranza,
azzurro il suo mare di forza e costanza,
dal rosso del sangue attinge l’ardore,
è rosa la vita se incontra l’amore.
Sei rossa ed azzurra, sei verde e sei rosa,
col bianco e con l’oro mia figlia si sposa.
Ti seguirà ognora, finché vorrà Dio,
l’amor che hai acceso da sempre: il mio! |
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Per me è esistita una banca speciale
dove ho prelevato qualcosa che vale;
rimborsi a chiusura delle obbligazioni,
conti che hanno reso più forti le mie azioni.
Per tutti quei soldi che non ho mai contato,
per tutti gli storni quando avevo sbagliato,
perché un archivio, sai, non è un nascondiglio,
per tutti i grazie per un buono consiglio.
I clienti stressanti e quelli contenti,
i clienti "brucianti" e quelli più abbienti,
per quel che gli ho dato e per quello che ho avuto,
una bella conferma nel loro saluto.
E ai colleghi “proattivi”, che ho molto apprezzato,
quasi tutti presenti al mio odierno commiato,
un grande interesse, quello non svalutato:
per me i conti tornano e dico: “ho quadrato!” |
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Due amici, uno povero e uno ricco,
eran cresciuti insieme nel paese,
scoprendo la natura, il sole a picco,
il mare prima ombroso e poi turchese,
riconoscendo piante o un animale,
le ginocchia sbucciate nel torrente,
come volersi bene e farsi male,
come capirsi senza dire niente.
Nel giorno di Natale, i due bambini
che cosa si potevan regalare?
La promessa di star sempre vicini,
l’un l’altro il tempo insieme per giocare. |
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| Oggi sono sessant’anni
che è ordinato sacerdote,
che a curare i nostri affanni
mette a fondo ogni sua dote.
Le parole detta il cuore,
il sorriso dentro gli occhi,
lui comprende ogni dolore
che il tuo animo trabocchi.
Se lo ascolti mentre canta,
la sua voce portentosa
è la stessa dei quaranta
ed è ancora strepitosa.
Ha la forza dei suoi monti,
e lui tanti ne ha scalati,
ha l’incanto dei tramonti
quando sono più inoltrati.
E lo vedi in paramenti,
giorno o notte non lo fermi,
a portare i sacramenti
a chi muore, ai suoi infermi.
Quanti amici ha accompagnato
cari all’ultima partenza,
nel lasciarli ha conservato
nel suo cuor la lor presenza.
Un carattere squisito,
un carisma affascinante,
quando è il caso divertito,
è un compagno trascinante.
Ed ognuno, fortunato
parrocchiano alla sua scuola,
or ringrazia Chi gli ha dato
Don Nicola e la sua stola! |
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| Che gioco ci può esser più intrigante
dell'entrare in un posto ch’è proibito?
Come in quella soffitta che
- invitante -
grandi tesori e odore di ammuffito
prometteva in penombra polverosa
che ti faceva trattenere il fiato
mentre correvan gli occhi su ogni cosa.
In una cassapanca in buono stato,
i bambini trovaron tante foto,
carte ingiallite, qualche libro usato...
Un vecchio carillon misero in moto,
o meglio, il tentativo venne fatto
ma non sorrise loro il risultato,
un sordo mormorio per quel contatto:
“Da quanto tempo non ha più danzato
la ballerina sopra la cassetta?
Se non ne è più capace, la ragione?"
Smontavano sbagliando per la fretta
ma sotto il meccanismo la cagione
del mistero per cui s’era bloccata
in un foglio più volte ripiegato
apparve ai loro occhi rivelata:
conteneva un amore dichiarato.
Stavano i loro nonni litigando
per una spesa che dovevan fare,
quando i nipoti scesero, spiegando
quel che a loro volevan consegnare,
del carillon “incantato”, corretti
dalla nonna: “si dice ch’è inceppato”,
ma i due leggendo si abbracciavan stretti...
Davvero, il carillon era incantato! |
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Nella vita ancora spasso
è l’asilo il primo "passo",
e il bambino più gioioso
ci si addentra fiducioso.
Ed è un passo non da poco;
lui la vive come un gioco
la sua prima relazione
con un mondo di persone;
da "appendice" di qualcuno,
lui diventa "sé", un "uno",
imparando il suo volere,
le scoperte, il suo piacere,
rapportandosi a un ambiente
dove mamma e ogni parente
son certezze sullo sfondo,
ché da solo "tocchi" il mondo.
Qualche piccola paura?
Va‘... La vita è un’avventura!
Qualche limite a scoprire
nel volersi divertire.
Sconfinato avrà di fronte,
colorato, l’orizzonte. |
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Dov’è Abele? Non ne ho conto,
mica sono il suo custode
dacché prende la tua lode
se un agnello, riverente,
lui ti porge in sacrificio;
per la mia fatica niente!
E il frumento in beneficio
e la frutta ti ho portato.
Manco poco hai apprezzato!
Nessuno tocchi Caino:
Dio gli ha mutato il destino.
Certo lui è delicato,
pastura il gregge nel prato,
mentr’io mi spacco la schiena
nei campi con buona lena.
Lo faccio da sempre col babbo
che sa che lavoro e non gabbo,
ma un compenso diverso deploro
a scàpito del mio lavoro.
Nessuno tocchi Caino:
Dio gli ha mutato il destino.
Son geloso, sì, rabbioso,
ora molto vergognoso;
devo dirlo: l’ho colpito,
la mia forza m'ha tradito,
atterrandolo all’istante
senza vita fra le piante.
Nessuno tocchi Caino:
Dio gli ha mutato il destino.
Andrò solo per quel mondo
che nessuno ha visto a fondo;
che sia pegno del perdono
se la rabbia qui abbandono.
Nessuno tocchi Caino:
Dio gli ha mutato il destino. | |
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| Non si sapeva cos’eran le rose
ma si sapeva che andavano spose.
Rosa la madre, Rosa la figlia,
Rosa la nuora della bisnonna,
era Rosa pure quella,
come le altre era buona, era bella.
Tutto il paese e le vicinanze
profumavano delle fragranze
di questi fiori di nome e di fatto,
e della grazia in ogni lor atto.
Nel paese delle Rose
eran cercate tutte le spose,
ma purtroppo i loro mariti
non erano amabili, non erano miti.
Così di fronte a tanti dolori
che albergavano in tutti quei cuori,
quel paese un bel giorno scomparve
ed al suo posto ecco che apparve:
una distesa di rose rosa
degne da allora d’ornare ogni sposa.
E a ricordare che questa esistenza
non è mai fatta di sola dolcezza,
ecco le spine che son sofferenza,
ma anche difendono tanta bellezza.
Non si sapeva cos’eran le rose
ma si sapeva che andavano spose... |
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Conosco un sacerdote di frontiera:
una forza vitale lo precede,
e sulla strada della vita vera
si accorge di chi arranca, di chi cede.
Si è presentato alla Provvidenza:
si dan del tu e non cammina senza.
Lo dimostran le opere create,
le vite dalla strada che ha salvate,
dandogli un pane, un libro ed una Stella:
la direzione giusta, sempre quella.
È saggia e sorridente la sua fede,
che non impone, manco a chi non crede.
Quarant’anni a condurre una missione,
con nel cuore gli affetti: l’emozione
oggi al suo vecchio mondo che festeggia
chi la lingua del Cielo padroneggia. |
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| Fiori semplici, dono di natura,
immensi nella loro perfezione,
un profumo che inebria e che matura
il tuo amore per tutta la Creazione.
Un libro che ti aiuta a meditare
sui perchè, sui bisogni e le tensioni,
parole che ti sanno accarezzare
perché puntano dritte alle emozioni.
Un diario: è per registrare il giorno,
fatto da chi rimane in cuore a sera,
gesti, sorrisi, frasi che dintorno
forman la storia, la tua storia vera.
Scarpe per quella strada che, inesausta,
nella discesa e nella risalita,
con esperienza e con fermezza fausta,
hai scelto di imboccare nella vita! |
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Pinocchio ha una sorella, Betulletta,
porta tosta sugli occhi una frangetta,
e se Geppetto in fallo la sorprende
diventa rossa, è rossa quando mente.
Quando incontra un Lucignolo rifatto,
lei s’innamora, lui si sente attratto.
“Sembri un pezzo di legno, però" dice;
lei arrossisce sino alla cervice,
ma quanto sia nel vero non gli dice.
“Quanto è bella costei perché arrossisce”,
pensa lui, ma la favola finisce... |
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Per fare un uomo di giusta statura
abbi rispetto per ogni creatura
e volontà di sapere imparare
ch’è libertà di riuscire a volare.
La nobiltà di linguaggio e d’azione
sia il tuo retaggio, il tuo alto casato;
sia la tua forza la grande occasione
di non vedere quest’oggi sprecato.
A confortare sonore sconfitte
coltiva l’arte di un sano umorismo
ché se le cose non vanno diritte
è vano indulgere nel vittimismo.
L’allenamento del tuo raziocinio
giunger ti faccia deciso all’intento;
fuggir ti porti da ogni abominio
un apprezzabile temperamento.
Sappi conoscer nel giusto momento
chi vuoi vicino nel bene e nel male:
chiamalo amore se quel sentimento
sa illuminarti una strada speciale... |
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