| Leccherò le tue lacrime
Ucciderò i tuoi fantasmi
Voglio esser tua
Baciami, corrodimi ogni sentimento
E di te mi basta il silenzio
Leccherò le tue piaghe e i tuoi pianti
Leccherò le tue solitudini e le tue mani
Perché del mio amore mai nessuno ha parlato
Perché del mio amore tu non ne hai mai sentito il tatto
Io ti ho accarezzato in notti senza luna
Io ti ho spiato in castelli infestati senza paura
Spettri e ombre rubano le mie sembianze
Pupille di mostri attraggono i miei respiri
Ma di te io proteggerò ogni tua ombra
Ladra di vampiri
Io per te diventerò
Ladra di cuori e spiriti
Cacciatrice di lupi mannari
Io per te diverrò
Cacciatrice di silenzi sovrumani
Ladra di dolore
Io stessa perderò il mio amore
Ladra di maschere e stelle
Io ti donerò ogni mio colore
Ladra di morte
Io stessa perderò la mia sorte
Diverrò senza colore
Io stessa fantasma nel tuo castello
E del mio tatto nulla avrai
Sarò l'invisibile ricordo di un nulla accaduto mai |
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| Immobili le dita
scricchiolano in dolce utopia
dell'immobilità del silenzio
Viola more di lingue,
che si posano su petali e rose trafitte,
furono colte
Respiro di danzatori
sulla sabbia rovente di un'Africa
che amò i nonni di un cuore lontano
Mani d'acciaio tagliano
in schegge di ghiaccio
il vuoto di questa dimora
dove la fede solitaria si rifugia
dove l'amore di un'atea coscienza si ribella
Fredda anima
che non dorme
Fredda anima
che non ama
Eppure su quella guancia vidi una lacrima |
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| Fai silenzio,
vieni con me
ti porto nel mondo dei miei sogni
dove li ammazzo uno ad uno
con fili di bambole.
Sai, un giorno vidi un fantasma con le ali
Pensavo fosse un angelo
Lo vidi di schiena e toccai il suo nulla
mentre mi sorrise lacrimando sangue d'ombra.
Fai silenzio,
vieni con me
ti porto nella mia stanza.
Sai, un giorno vidi mia madre,
di schiena mi salutava
da una finestra che ospitava un grattacielo
ed io toccai la sua ultima aria dal respiro...
Fai silenzio,
vieni con me
ti porto nel mio mondo
dove giustizio peccati mai commessi.
Sai, un giorno ti vidi
sembravi un bambino che andava a scuola
ti vidi di schiena e toccai il tuo zaino
ti rapii fra le mie corte unghie sporche
e gli spaghi che uso per il patibolo dei pupazzi
Hanno cicatrici, sai?
La nonna ricuce ogni volta la loro testa...
Fai silenzio,
vieni con me
ti porto nel mio mondo
Vuoi esser mio amico?
Ti farò usare fili di bambole e lame
di patiboli costruiti in silenzi
che i fantasmi gridano
quando vedono la mia ironia
spezzata a metà come fiore mai nato
Ti farò nascondere sotto il mio letto
e ruberò ogni tua parola
Metterò un cerotto sulle tue labbra pallide
e ti farò giocare nascosto sotto il mio letto
Vuoi diventare mio amico?
Sai, una volta vidi il vuoto
camminare sotto i miei piedi
e sentii urla che diventarono sorde.
Toccala, tocca la mia anima,
sentirai che io non sono viva...
Tocca, la mia sola e unica luce,
la sentirai fredda come fiume che scorre sotto la pioggia.
Fai silenzio:
i fantasmi a quest'ora cercano cibo...
Ossa che sgranocchiano zanne
e tappeti sbattuti come donne
rubate d'anima e corpo
Non respirare...
"Vuoi diventare uno delle mie bambole?" |
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| Si coprì il volto
arando con le dita la terra
e il seno era arido di latte.
Il mondo non camminava
né con la testa tra le mani
né danzando come le fanciulle dei fiumi.
E si spense d'improvviso
il vuoto del nulla
tra le costole degli arresi.
Mentre a pregare a un Dio
rimanevano gli arrestati,
innocenti santi condannati.
Non avevano corde per non respirare,
non avevano l'obbligo di urlare,
soffrire nel soffocato orrore
dove l'inverno non conosce fiore.
Non c'era che sabbia di neve calpestata,
non c'era che un "noi sussurrato" con paura
tra la pelle nuda e le ossa,
tra le lacrime gelate e il cielo che per dispetto
aveva persino le stelle.
Non hai mai pianto,
il freddo rapiva il respiro,
gli uomini vestiti da soldato
castravano gli occhi,
e la bocca non osava se non baci
nei ricordi e tra i balocchi dei piccini,
giocattoli decapitati per gioco
mentre il sangue si ferma davanti al mostro
della morte, delle tombe senza sepoltura,
dei cadaveri senza abiti,
delle vergini senza capelli,
e delle labbra ricucite dei bimbi.
Pregava il silenzio per avere in dono la sordità,
pregava il buio per avere il miracolo del divenire cecità.
E Cerbero dagli inferi della sua cuccia
mugolava il latrato segreto
tra le viscere di Acheronte,
dove Ade morì ad ogni anima,
frastornata da urla impresse
e annodate nella gola,
trasportata stanca e senza occhi
alla sua deriva. |
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| Non voglio pensarti
Mentre il tumore ti logora
Non voglio pensarti
Mentre il sole ti fa sua sposa
Non voglio pensare,
sinapsi si masturbano
in orrori assuefatti
Impiccano bimbi
a rami secchi d'alberi
Stuprano silenzi
in soffitti dove non esistono respiri
Esiliano la polvere
come fosse paura di ricordare
Allora abbraccia la tua tv imbavagliata...
Ma sì, un labbro è scoppiato
e un altro è stato rifatto,
palloncini d'aria
cervelli sgonfiabili
in rossetti da non baciare,
sottovuoto come cicale.
...e mi trapana il volto
ogni maschera
al defunto letto
di ogni fine giornata. |
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| Umore di polline tra dita
Ramificati legni in fiume
Foschia di giacere
sulle foglie i capelli
Vorrò denti sui gomiti
Legate corde agli appetiti
Sarà fame
a uccidere i fiori
Non volare se solo un flauto
dal cielo cadrà neve in luglio
E di nuovo danze
nude, piedi sulle liane dei tulle
Veli che gridano
alle bocche le reti
Tagliuzzati polpastrelli
cuciti alle trasparenti palpebre dormienti
Se camminare come lumache
sulla valigia partoriente
incubi trapuntati
Imbrigliati da cespugli e paglia
nuvole si rompono
sulle mute gole ghiacciai
come cristalli sulle impiccagioni dei tulipani
Giochi a passo di morto
unicorno invisibile dietro le spalle dei sogni
Volano ancora da petali i fuochi
E gli incendi piangono pioggia
A braccia aperte dal dirupo
si stringono le mani e si tuffano nel vuoto,
voragine di morte
fauci spalancate
a voler divorare le vocali
delle fate senza voce,
estro d'ingenuo incanto
Ade le accoglierà nel suo harem
per comandare di raccogliere le sue segrete lacrime
Ancelle senza mai ali né nome
tra cesti lenzuola scappano i deserti
tappano di sabbia
polmoni
innamorati, e scarabei sulla fronte
dei demoni degli inferi
guardiani a regalare
lo splendore delle lune
...se sol carezza d'Artemide svestita
Se sol bacio Dafne nessuna vendetta
Se sol amore dall'ombra Persefone
Si alzi preghiera
e mano sul petto, nero apparirà dal grigio la perla
ad accogliere il dolore, viscere e rimpianti,
dal principe d'Ade. |
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| Ematoma in testa, nel cervello del pensiero
Non importa... rimani legato
Celeste brioso daltonico
occhi senza paradiso, esiste il sintetico?
Motosega dopo il bavaglio
a tagliare le viole da seppellire
Sentirai corde e legno scricchiolare
e le violoncelliste urlare
Andrai a zampe scalzo
su pezzi di bottiglia, seguirai l'odore
del mio sangue, sarai il cane
che non sa abbaiare
Bacerò gli automi
Partoriti dalla plastica dei grembi
nella città, dai neon estasi
d'ultravioletti,
seguirai i gemiti dei gatti
ansimano a occhi semichiusi
Pistola scarica alla rapina dei sogni,
millennio d'incubi
in casseforti le banche,
direttori d'apatia e pompini
succhiano le libertà neonate,
inchiodati sulle loro maledette panche
d'oro, malizie soffuse da suicidare.
Ti toglierò le funi...
E sola dal vetro della bottiglia
la birra, guarderò le nuvole finte
disegnate su pannelli
da leve spostate, a un nuovo mondo
che dal sospiro si sa... non esiste:
vorrò l'abbandono...
alla speranza aggrappata. |
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D'argento, e piccole,
come luci che sembrano farfalle.
Zitte, e soffici, come l'asfalto
dove la sera si trasforma,
tra le strade e le pause
impresse sui vetri dei finestrini.
Dove l'ombra prende forma,
come sposa che si avvinghia ai lampioni,
lasciando un profumo in fuga,
come dèa divenuta cervo,
come bacio detto e mai dato.
Batte, come il piede
correndo, verso la fine delle città.
Nuvole, pesano come ossa
portate dentro l'anima,
imprigionata dalle congetture,
dai pensieri di chi non vuole memorie,
né trapianti o farse d'innamorati.
Nembi,
grigi d'angeli privati di bocche,
dove il paradiso si colora d'azzurro,
o forse, di viola, senza respirare.
Paradiso,
che stretto nel pugno
si scioglie, gocciolante
come miele frantumato
di uve, nel silenzio.
-E non ha sapore...-
Commozione...
come un'amara leggiadria
fusa in rugiada,
come lo spartito suonato
dal cieco
che prova amore,
per le sorde mimose. |
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Sono fogli tra il vento,
capelli senza mantelli
e le finestre rotte
e i pc buttati, spaccati sotto piedi scalzi,
e i vetri che gli occhiali trattengono tra i frammenti.
Lo senti, anche tu?
L'urlo che dal cuore
abbassa il grilletto,
e il proiettile che non a salve
non salverà le anime degli angeli.
Lo senti, anche tu?
Lo stridio dei denti ferrati
anche gli angeli che digrignano come cani,
come affamati senza osso,
come ossa senza ali di carta.
Poeti che strimpellano
chitarre senza corde
e il grido che il cielo
rimbomba dopo i boati
che ci spaventano ogni notte
alla fine di questo tempo,
alla fine dei tornado
per cantare striscioni di lacca e inchiostro
sui passi delle marce.
E si riversa in un tuono
il colore di una goccia
che invade il cielo
di rosso come la lingua
che anche tagliata
scriverà il nome dei dannati.
E si infrange in un fulmine
il colore delle voci
che in dipinto sulle nuvole
di blu anche la speranza
delle rivolte e dei morti
riporteranno luce sui libri
e sui pentiti, sugli innocenti
e sui rettili che strisciano
indifferenti,
inosservati come mostri
sulla sabbia rovente.
...cade come piuma
L'ideale di un dito spezzato
dove le sfingi non più piangono,
dove la religione non parla di chador né di crocifissi,
dove il sogno è il biancore arrossato
di un petto disarmato,
e sventola l'eco,
Nike di una vittoria
che racconti ai monti fino ai mari
libertà che dai figli
sarà guscio per i venuti.
Gole delle madri,
e le figlie,
santi arrampicati verso un turchese che si spezza.
Tuttavia...
-sospesa in un soffio
che lacera reti e prigioni-
una foglia d'un fiore,
ognuna, al grembo e la mano
è un restauro al cielo
che non ha pace. |
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| Lacrime d' angelo
Caddero come pugnali di stella
Nicchie in ginocchia
Il velo nero dell'anziano lutto
Grigio televisore
E pistola in mano
Pupazzi che piangono
In discoteche senza amore
La ballerina danza sul cubo
Sogno proibito di seni e luci blu
Pupazzi piangono nel bagno
Silenzi
che la neve della mente sotterra
Mani che si intrecciano
ad estasi che portano peccato
Sulle ruote delle autostrade
Ecco l'alcool amico
che come violino
Ti portò via,
via da questa autostrada
Silenzi
si spezzano a metà
Come ghiaccio sotto le gambe
Tremano come terremoti
che portano via i cuori
Ascolta il ritmo del rap
Ascolta il ritmo di chi piange
Sotto la veste del duro
al quale nulla tange
Ecco, questa è la mia giovinezza
Eccola, su di un piatto
Ti do il mio ben servito
Immagini che martellano
come il vino
Panchine vuote
Accolgono nel loro legno
Le lacrime dei primi baci
I sedili degli autobus
Accolgono la pesantezza delle nostre anime
Gridano le mani
Che accolgono crisantemi rosa nel giardino
Volano dita di incorporea aria
E d'oro saranno le foto
In bianco e nero come fotogrammi
Cade porpora sull'asfalto
Cade l'angelo dal terrazzo
Rose senza petali
E si conteranno le ore
Al tic e tac di quel tempo
Che l'encefalogramma bacerà all'attimo del precipizio
Un tuffo nel buio
In mano il ciondolo del bambino caduto
Ali che si spezzano a metà
Un bacio ed un saluto
Addio. |
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| La neve cade lenta
come fili di esistenza
Che va presa e baciata
Così come una stella
nel mare di rugiada
Neve scivola silenziosa
come il sangue di chi si rassegna
Neve cade come in bufera
nel cuore di chi la spada ha sentito il dolore
Sono i pugnali che il freddo
trafigge nel petto
Seta e candore
le corde di un'arpa portano
come fiori di un violino
sbocciare in primavera
come i ricordi lacerare il silenzio
Cadenza di ossa
Gambe stanche
in questo muto cammino
Parti di parole
Parti di cadaveri
Brividi che si concentrano
Si insinuano
nel corpo
Nella voce che trema piangendo
Nel tocco delle sue labbra gelide
Baciandole |
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| Paludi furono come nebbia di spose
che correvano come amanti di centauri
via dalle nozze
Vergini chiome di fieno e trecce
danzarono al vento
davanti al sepolcro
Spettri della mente
rincorrono dipinti di fuoco
Folli e innamorati
degli occhi di ghiaccio
di colui che dicono sia il mostro
Piangono alla luna pregata
lusinghe e lacrime
I lupi ululano la loro condanna
Il cuore pesa di lacrime senza nome
e di sofferenza dilaniata
Sulla tomba del silenzio
riposti ci sono i denti
come reliquia di dèi e ricordi degli zèli
Sulla tomba della Vergine
cha cantava fra le valli e i colli
furon posate le pupille del suo proibito orrendo sposo
A lui esiliato furon cavati gli occhi
I papaveri cantarono,
nella notte invocarono l'Eco,
colei che squarciò il cuore
del mostro che un tempo fu bambino
nel corpo di un vecchio
Triste presagio
di corvi che scappano
e di tortore che sangue piangono
Il mostro aveva pianto
Si strappò il cuore
e sulla tomba si mise in croce |
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| Prenderò a pugni il silenzio
per liberarti
nuoterò fra le acque di Caronte
Prenderò a schiaffi anche il mondo
per riaverti...
ora fra le mie braccia
baciando la mia rabbia
con la dolcezza del tuo corpo... ora ora ora!
ora... che non ci sei più.
Sanguina la mano...
ho appena spaccato il vetro dello specchio...
mille occhi ora mi guardano...
Questa bocca che non parla
tra le tue mani vorrebbe posarsi...
trafiggimi con le tue ali di specchio...
anima che intrappola
Amami... e aspettami...
ad Ade sputerò in faccia...
Sprigionatemi da queste corde
da questi rami che la terra mi tiene
come animale in gabbia
Sono qui non per te, mondo senza più pietà
Ridatemi... colei che fu la luna della mia notte
I muscoli delle mie braccia
si tendono come corde d' archi
pronte per le frecce da lanciare
E le dita saranno come gambe pronte
a marciare, scavalcare, quei monti lontani
del paradiso costruito...
E la tua voce... amata di questo essere che si spezza
la tua voce... a te mi chiama...
Il cuore di pietra cadde,
lo sentii staccarsi alla fine dello stomaco...
Sono corpo fragile di un uomo...
Il cielo è in fiamme...
e la tua auto... dal fuoco come spettro è tornata,
piangerò...uccidendomi di lacrime... |
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| Gli occhi vanno a fuoco
Gli iceberg si sciolgono
al passaggio dei baci mai donati
Piuma per piuma
mi perdo...
sarò aria che tu respiri e rigetti...
sarò strega che metti al rogo
e poi sposi...
Di nuovo le corde prendono fuoco...
Quale luna disse di amarmi?
Cerco voce di fata...
Cerco silenzio che solo le mani
della tua bestia mi regalarono
Baciami...
tra saliva e sangue...
tra denti e artigli...
Gli avvoltoi stanno volando... |
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| Spezzami le ossa... e leccamele
Uccidimi il cuore come bambola voodoo
E sale piano
L'umore e l'odore
Silenzio che appanna i vetri
Oltre le aridità delle nuvole che sputano sabbia
E scende piano
Sapore e sudore
Buio che acceca l'anima
Oltre le staticità del cielo che ingoia stelle
Drogami di respiri
Mi dirai di socchiudere
le labbra dei miraggi
E mi dirai di farti baciare le speranze
con i polpastrelli
a toccar la neve che d'estate mi ricopre
Scioglimi i capelli
e mi dondolerò in eterno
dentro il tuo grembo. |
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| Arida la gola
Alza la mano ad un cielo che si fa nero
Lampi d'improvviso spalancano le porte di quel cielo
La mano del consenso
stringe la rete dei pescatori
Il mare cercherà invano di rapire una nuvola di pensieri
Fumo e cenere
Sugli occhi bruciano
Ma le lacrime hanno altri sapori
Nonno, abbracciami nel mio silenzio
In ciò che è solo un sogno
Una vana allucinazione
di un ricordo che prende luce
nel buio della stanza
Sognerò mimose in fiore
Sognerò pagine scritte
che torneranno bianche e vergini
Sognerò sogni di bimbo
Un aquilone lontano e uno spago appeso al nulla
Sognerò una ninna nanna da seguire
E una bambola da custodire
Ed un bacio nel cuore rimosso
Sboccerà strappandomi le arterie
Precipito nel candido silenzio
Aggrappandomi ad un aquilone lontano
Pallottole di attimi
Di frammenti in ricordi mascherati
Spareranno allo sposo perduto
che inseguiva il velo bianco del vento
Arcobaleni viola stringeranno
la volta celeste del mio pregare
Cani abbaieranno ai fantasmi del mio pellegrinare
Maschere di sangue
crederanno che gli spiriti
abbiano già fatto ritorno dagli inferi
Un ultimo giorno di ottobre
per cantare gli inni dei morti
Un ultimo giorno
per piangere speranze
Miraggi prendono carne
La loro pelle sembra di toccare
Bacerà notti insonni
Afferrerà artigli di falco
Cingerà il capo di lune di cartone
Mi bacerà come di vedove mogli
io fossi figlia chiusa nel suo mondo matto
Cingerà di rose e corde i polsi dell'orfano pianto
Follia, così fu essa battezzata
Pazzia, fu lei così disegnata
Bimba prodigio di confusione e demenze d'amore
Strega fu lei così chiamata
Donna di allucinazioni perpetua vergine sacrificata
Megera che crea malattie di amore
Sognerò i suoi occhi di gufo
Sorriso di bambola
Ed io... precipito
nel candido e buio silenzio |
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| Tra capelli d'erba e cappelli di vento
camminerò come bimba scalza
sulla breccia e le pietre aguzze
Con i miei occhi ciechi
toccherò la danza dei cerbiatti
e lontano il flauto canterà
Seguirò il suono delle gazze ladre
e seguirò le impronte delle volpi
Seguirò l'odore dei lupi bianchi
e camminerò in cerca di mia madre
Mi spoglierò della mia anima
mi svestirò del mio dolore
e donerò il mio cuore
al sacrificio perpetuo delle lune
Silenzio pregheranno le stelle
e le lucciole cadranno senza ali
Mi toglierò di pupille
alle mie mani e caverò di dita
le mie palpebre
Non abbaiate, sarò nuda di me stessa
e pronta alla danza commemorativa
Non chiamatemi Strega
Non chiamatemi Pazza
Sarò bimba senza anima
in cerca della propria vita
Sarò bimba senza corpo
in cerca della propria esistenza
Sarò donna che cercherà l'amore
di qualcosa che è caduto insieme ai miei occhi
in fondo al pozzo della memoria
Non chiamatemi Matta
Non dite il nome profano di quel posto maledetto
Manicomio
Non parlate di mia madre
Non dite scempiaggini
Cadrò come rondine d'ala ferita
Cadrò come bimba senza memoria finita
Nel pozzo che ha dell'acqua una dolcezza infinita |
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Gitana la madre del clandestino
che si rifugiò nella sagrestia
di una nave che portava schiavi alla bastia
Gitana silenziosa sposa
l'onda che fece crollare le lacrime
dalle nubi e le nebbie delle sirene
che volavano come avvoltoi
sulle teste dei re
Gioco qui, nella mia grotta di ghiaccio
Gioco a dadi e a mosca cieca
con la Solitudine che sorride
suonando la sua lira
illudendo se stessa di esser sorella
di Hermes messaggero prediletto degli dèi
Son qui in un finto applauso
che occupa un minuto di silenzio
Vita che abbracciò il vento e la bufera
e che strinse l'ululato straziato
dei lupi cavalcati dal sole,
Apollo superbo che volle
la sposa delle Montagne
mentre presero vita cloni in statue
Guerra che si dibatte nel cuore
mentre io son qui
nella mia grotta del buio
a giocar a nascondino
con l'amica Solitudine
che non piange né ride
"Danziamo" le dico
ma lei non alza testa né fa smorfia
sulla sua sedia a dondolo
rimane come cadavere
che cuce morti. | |
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| Velo nero tra le spose
ad altari di tombe
Donami mazzo di fiori e piume
Corvi che inseguono lacrime d'amante e vedova
Baciò la mano delle pietre che fanno del cielo
il mondo ceruleo dei merli
e delle ghirlande che i crisantemi
accarezzano come bimbi tra nebbie
Passerò il silenzio
sotto giudizio e bocca di pianto
Congiungerò pizzo al tulle del matrimonio
cantando filastrocca in assenza di violini
Dedica d'amore al naufragio
del marito promesso.
I pescatori chiamano a raccolta
le donne e le dolci fanciulle
Tra gli scogli l'ombra della colpa
E in mano dono di bambola di pezza
appesa al ramo della sapienza
fluttua come fantasma senza occhi
al lampione cieco
della sorda vendetta.
Muta alla bambola
regalo di grazie in bacio...
schiudo le labbra senza più negligenza
di pietà scavando terra nell'aria...
gettata l'anima alla riserva
lupi sbraneranno le ultime ossa
della fama in lenta cancrena. |
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| Padri rettili
mi donarono squame
alle mie ali
Coperti con mani
i miei occhi che non vedrai mai
Non toccare le scaglie
del mio grigio pensiero
Non toccare la mia cieca voce
Passi che trafiggono
danzando camminando su rocce
e tronchi di questa vita
in via d'estinzione
Sarò come ninfa lontana
generata da fumo di conchiglie
e da bocche di coccodrilli
Quando scivola la pioggia sulla mia pelle
divento tuono che ringhia come canini
che si dissetano di felini capricci
Ed evaporo come nuvola
che gelida soave evanescenza
penetrerà le tue pupille
Non guardare le mie lacrime
Me le rubarono tempo fa i miei anziani padri
Non parlare né scongiurare
Si potrebbe aprire la mia oscurità
soppressa nel cimitero delle mie volgari volontà
Passeggio come rondine senza ali
leggiadra farfalla trasformata in bendata dèa
che ha corpo di mostro e bestia
Cammino come zoppa essenza
di uno scarabocchio che vola tra le memorie
Ti ospiterò nella necropoli del mio cuore,
fra teschi di alligatori e zanzare,
non potrai amarmi...
Sono giglio profumato
da nettare velenoso
Sono crisantemo superstite
figlio di perfidie
Sono silente beltà di atrofie
e meraviglia in stupore di serpenti
Non so se negli occhi un giorno un bimbo
disse di veder in me l'antica sorella gorgone
Spezzò in sillabe il mio sconosciuto nome
prima di diventare anziano in pietra
Baciai le sue ruvide guance piangendo
e di dono gli diedi la mia colpa e il mio lutto
in ginocchio verso lo spettro di un Olimpo
che ora si crea solo come allucinazione
fra luccicanti miraggi di lacrime. |
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Sibilo di fucili
Sillabe incastrate in sedie elettriche
Sinapsi affogate...
Sirene in cattività
e branchie al mercato...
Pupazzo dimenticato dal mio dio
cammino come automa
senza obiettivo...
né vittima
Squilla il telefono delle infermità
e aspetto la luce
che mi ipnotizza quel cervello
che un tempo...
un tempo aveva memoria.
Alla caccia di vecchi tesori
scavo silenzi e casseforti...
cerco il sorriso di mia madre...
Alla ricerca di mani da toccare
di dita da baciare
di labbra da... su cui giurare...
Voglio... di nuovo piangere
come il bacio del perdono
che abbia fuoco
ora
che arda l'incendio
di quei peccati
abbattuti come alberi da potare
No... non è pazzia
che porta campi da seminare
e poi... da sterminare...
Voglio solo...
scavare... alla caccia di lacrime...
e deliri...
a caccia di baobab sempre verdi
e di lune che i lupi
baciano con il sangue
di patti e stralunati amori...
A caccia di anaconde
e lingue...
di sonagli e vipere...
Voglio solo...
scavare...
alla caccia di lumache che sputano fuoco
e di bimbi... che non sanno cosa sia l'odore dell'odio. | |
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Le ombre salutano padri
i silenzi si accartocciano come giornali
si strappano sotto morsi di zampe di scarpe da tacco
Colore cieco che ha odore
di bacio mai sentito
sulla mia bocca
si posa foglia che ha mani di carbone...
rami che dallo scheletro
partono come cavalli dalla nebbia
verso il sole pallido di un altro mondo
Fluttua il nulla sotto i piedi dei bimbi
e i sorrisi sembrano decapitati pregiudizi
come amore che non ha mai avuto voce
ed ora urla come lupo affamato alla luna
Voragine e uragano
suono che buca le tempie
Starnuti che la morte
regala dopo occhi che dalle bianche pupille
bacia senza preavviso
anche l'anima dei cuori... e l'asso di picche
E sarà fuoco di travi
e pavimenti invisibili
altri scheletri di case
a riempire il vuoto... si posano ali su fiori
che le farfalle hanno divorato. |
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| ...e i bimbi ridevano
e lei mi stringeva la mano...
La ballerina piangeva danzando
per l'ultimo ballo...
Perché il buio si appropria
di ricordi e ossa?
Perché le ragnatele occupano il vuoto?
E i ragni non mi parlano
ascoltando i miei occhi stanchi?
...e mia madre urlava
e lei mi abbracciava...
Quale sogno ha un bambino?
Aquilone che si spiega al vento
aeroplano che plana su nuvole di sicurezze
cieli che mai si frantumeranno dopo i bombardamenti
...e mio padre mi guardò paralizzato
e lei mi accarezzò il silenzio
lì dove non più c'erano i miei capelli...
Tolsero ciocche
uno ad uno
cibo per vermi senza denti
Quale rifugio
fu il toglier corazza
come tosar l'unica anima?
Quale soluzione
fu il farmaco
come sradicar pene
toglier radici ad alberi
strappando fiore,
che appassito sole
trova bara tra le mani? |
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| Bisbigliano i fantasmi
E i veli sanno toccare bocche
da filo d'alluminio cucite
Baciano i vampiri
E senza occhi sono le mani
dei morbidi ghirigori
che gli artisti vagabondi
donano
Camminerò a testa in giù
Sulle orme dei caprioli
Volanti congetture di presepi appesi
Al di là del sole d'amianto
E oltre l'oceano che ingoia l'aurora
E l'orizzonte saprà spalancare
canini che squalo non può partorire
E voglio l'urlo che dal petto
sa far diventar di rughe il bambino
Vorrei tanto lo schiaffo del moribondo
sul mio volto, quel monco passo
che ha la mia ubriaca anima
Svegliarmi... senza strilla
che dall'incubo avvinghia
la vena esplosa. |
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| Si toglieranno
come squame
e mi tocchi...
e mi leghi...
e mi baci...
ferirò la tua lingua.
Si scolleranno
come metamorfosi di un serpente
e mi sfiori...
e mi sleghi...
e mi baci...
taglierò tutte le mie dita.
Grideranno i silenzi
chiusi nelle prigioni più alte
dove hanno nidi i gufi senza piume
dove hanno scheletri che volano
le civette ustionate dalla luna
E dall'ano delle incombenze
la frusta scorre
come il filo di un mezzo- dio.
Le catene hanno il sapore freddo della nebbia
e le nuvole all'orizzonte
sembrano un mare dove affoga il sole
Inclinato collo
alla parete di metallo
Cinte di amori inganni
e veleni per indemoniati
Si ribelleranno
come boccioli colti dalla fenice
e mi tocchi...
e mi stringi...
e impazzisci...
ti farò odiare la mia anima
fino a cercarla
anche negli abissi
per baciarla. |
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| Ad indossar piume di pipistrello
A cercar bocca screpolata del silenzio
Ride ai mattoni
Fluttua e ride
L'ombra
a scarlatta bocca della strada
La bottiglia sta finendo il vino
I neon parlano aprendo gli occhi
Intermittenza d'anime grigie
Sembrano celesti alieni
oltre la miope pupilla
E se poter sollevar con il dito
il pesante spirito
che non più dorme...
Le riserve di foresta qui non esistono
e i canini di lupi
gli sciamani non più invocano
E se poter sdraiar la pelle
sugli aguzzi dubbi...
anch'essi grigi come l'asfalto. |
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| Foschie che baciano
angeli in nebbie
su collari di spine
rampicanti le rose
spalancano gola
dai denti d'artigli
Palpebre strappate
da rami piante carnivore
Silenzio ingoiato
Come pane alla fame
Nello stomaco urlo
muto e sordo
alla notte che scende
cieco sangue
Aveva occhi bianchi
misto inferno a baciar spiriti
persi tra cieli
oltre il verde delle Scozie affogate
saltando il mondo
verso l'occhio del ciclope.
Corrono spartiti
Pupille senza corpo
tra ululati ghigni
scordati non vedenti
assordanti al tuono
Teatri a mangiafuoco
Burattini storpi
Monche d'aforismi
gambe tremule
come di libellule
scheletri, saggia partitura
alla voce della bimba
senza collo
che non aveva bocca
né cucita né storta,
mento alle guance il volto
come statua sfregiata
al dolore di miseria stridulo
privata gloria del biancore.
Pesante, come dal fauno
del Morfeo servo
spinse l'altalena,
sul mio fango la schiena,
appesa al nulla cielo,
caddi senza funerale
né ghirlanda di fiori,
da corde vocali strappati,
a cui nome mai fosse appeso il mio.
Lapide senza fedeli
né lacrime
d'incise ciglia
su pietra,
caddero rovi
e le amnesie divennero rose. |
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Perché non strappi le ciglia
agli occhi della mia pelle?
Perché non fingi di evocarmi?
Potrei rendermi viva
Sembianza sotto tende di lino e seta
Perché non accogli danze in lutto e organze?
Assaggerei cristallo dove scorre sangue
Perché non mi rendi incinta di me stessa?
Sarei prima- attrice a un teatro di isterie
Perché non rendi partoriente anche la regia di questa vita?
Potrebbero le ovaie di questo tempo ridere
a dispetto del rimpianto
Perché non mi offri il veleno delle vedove nere?
Meglio forse di quel nero vino,
stretto sotto le ascelle,
o di un partito già preso
o di un copione senza parole stampate
Perché non balli?
Non ti scomodi
su punta di alluci feriti?
Perché non vuoi leccarmi le caviglie fratturate?
Perché non mi baci la morte?
Sorda risata
sarà canto ai timpani,
romperli,
il mio unico votivo dono offerto.
Si spaccheranno cattedrali
e statue piangenti
e polvere diverrà reliquia. | |
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| Ed il sangue urlò inseguendo l'assassino
E i corvi cantarono...
Mi ciberò di cervelli
alle tombe mi risveglierò
e agli occhi cerchiati di nero
sputerò al sole.
Se al vento potrò accapigliarmi
con bambole scelte al loro teatrino
Seminerò e scaverò
Aratro al mulo del fato
E sulle spalle pesa il macigno
Destino corrotto, ora mi darai dal pacco
regalo solo di uno schiaffo, al semaforo
con l'impiccato
gioco senza vincitori, e caselle senza lettere
una ruota che gira al soffio della sorte.
Il lupo privato della vita
sentì il morso della fame
Il teschio alla corda
girò lo sguardo,
infilerò lingua alla sua putrefatta,
alle mandibole ossee
fecondando mandragore
Orchestre di urla maestrali,
monsoni da Tebe ai cicloni,
gridano le folli menadi senza tempio
e dai fulmini ridono matrigne
cagne rognose portate al paradiso. |
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| Spiagge nelle galassie
hanno l'odore in respiri
del vetro al quale scivolò le anime
Sentii quasi la tua pelle
Al tocco delle labbra al freddo specchio
Ombra d'acqua fatta di mare e buio
Cometa di ghiaccio fatta di vuoto e oscuro
Dicono che il sole si spegnerà nella mia mano?
Letale silenzio nella siringa
di gassoso magma esploderà il tuono
Arteria di seta e polvere
Pulsa il vento nello zaffiro
E sotto il velo, soffocano spasmi
convulsioni d'aria
I granchi nel cosmo
camminano verso sinistra
e sulle rocce di carbonio, diamante a cui tranciare
gambe, mani, vene di mantidi religiose
Canino spezzato al ragno
sulla sua scala di nylon e perla,
graffierò l'ebano ricoperto d'amianto
cartone umido, cuccia per orfani sotto i ponti
lacrime da difendere in baci mai donati,
collezionati come statue lituane
sculture di neve e illusione
Strappami il sangue,
non ho più muscoli né scheletri
a sorreggere le bugie che hanno costruito i tetti
Strappami la lingua,
non ho più occhi né dita
a pretendere verità che riempiono i sogni
...sussurrami come demone delle bianche notti
Come lo spirito emarginato a cui adorerò
le palpebre trasparenti trapuntate alla pupilla viola.
Asciugherò i tuoi lividi e mi abbandonerò
alle tue mute benedizioni sotto le invidie delle lune. |
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Mother, dear octopus of sea, in your mouth
I protect my death
In your grey and red roses
taken to sand's sobbed eyes,
I wanted to kiss your tentacles.
I will be your daughter in a strong
kiss, love for your marriage, song
for the sandglasses' breath.
I will dangle my head
like a ghost, to willow hanged.
I will have broken voice...
My darling and hated man
will not known my transparent hands
my evaporated dream, my silence's rent body.
I will be queen of clouds' decayed teeth,
I will be angel of withered blossoms' naked feet,
sexy blind stitched doll, the sweet owner of monsters,
the unpretentious mistress of nightmares.
...a jammed void between bones and nets,
between the humps and the twisty necks
of loved and far- off trees.
/Traduzione/
Madre, cara piovra del mare, nella tua bocca
proteggo la mia morte
Nelle tue grigie e rosse rose
prese agli occhi singhiozzati della sabbia,
ho voluto baciare i tuoi tentacoli.
Sarò tua figlia in un duro bacio,
amore per le tue nozze, canto
per il respiro delle clessidre.
Dondolerò la mia testa
come un fantasma, al salice impiccato.
Avrò la voce strozzata...
E il mio caro e odiato uomo
non riconoscerà le mie trasparenti mani
il mio sogno evaporato, e del mio silenzio il corpo spezzato.
Sarò regina delle nuvole e dei loro denti cariati,
sarò angelo dei boccioli appassiti e dei loro piedi scalzi,
sensuale cieca ricucita bambola, la dolce padrona dei mostri,
l'umile signora degli incubi.
...un vuoto incastrato tra le ossa e le reti
le gobbe e i curvi colli dei lontani alberi amati. |
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| Serpi bianche
baciano pelle di carne
che il sole brucia delicatamente
Perderò pupille tra la neve e il fango,
calpestami, raggio di sole,
e rapisci anche il mio ultimo respiro
Non avrò più gambe...
Ridona il cielo la primavera sepolta
e Marzo s'impicca
al ghiacciaio delle sensazioni
Vuoi il mio oro?
Vagabonda anima senza nome
di terra son fatte le ossa
barcollano nell'alcool
delle cosmiche sembianze d'amori
perduti nel fosso e nel burrone
lì dove dondola il corpo di questo mese
Tempo che senza mani
lancia frecce dal suo trono
Scaverò anche senza dita
e ritroverò aria e nuvole
sotto la terra... |
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| Nella bocca del serpente è finito il topo
Le uova la gallina non più cova
E l'ictus alla mucca pazza
Vieta nei biberon il latte
Ieri la mozzarella era blu
L'altro ieri rossa la ricotta
Domani nei cereali ci sarà yogurt... alla picasso
Il gufo è cieco di esser marito
corrotto di civette poligamo
Le ossa si son spezzate rotando
su tacchi a spillo
La chitarra è senza corde
E il muto non sa cosa sia il sordo
Maschere d'arlecchino al cioccolato
Le nuove torte a laser
Prendi l'oggi e infornalo
In tv è sempre di nuove ricette l'ora
Al telegiornale ammirate del barboncino
la capigliatura di Paris Hilton
Alla cam bussano maniaci dagli idioti sorrisi
Alla porta i postini sbagliano sempre posta
Mi taglierò un orecchio
lo imbusterò con firma, tagliuzzate
lettere da giornali da bruciare:
all'originale appendo il regalo,
all'Happy Birthday c'è un omaggio
ad un nuovo party
dal quale è giusto esser emarginati,
cadranno come olive
nei martini... i lobi. |
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| Occhiaie appese ai sogni
hanno pistole i bimbi
e play- station a pezzi fra le dita
Tv accese
potrei ora vomitare
il sangue dei lividi
gli specchi furono rotti
con i piatti
le funi furono tagliate
con gli impiccati
i posacenere furono spaccati
con i suicidi
sono solo cicche di sigarette
spezzate a metà
tra la trachea e le costole
pallottole di metano
fra i cadaveri.
Solitudini trasparenti
con nei bulbi gli occhi
quelli rubati alla senza anima
quella sorte che conferisce bestemmie,
furono eco tagliate tra lamette e vene
nelle vasche piene
d'acqua
sarcofago ad arca
per le grida inchiodate,
sul muro dell'aria
come vittime tirate
al lancio di coltelli
sulla sagoma dei pazzi,
corpi come manicomi
ambulanti stracolmi
di lacrime
e maschere...
pelle di padri e madri...
silenzi bruciati,
di figli e figlie...
amori fatti
a pezzi...
si sgretolano piano
anche le nuvole
sotto il passaggio del vento,
abbraccio d'ossa
di ghiaccio e foglie. |
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Il rimmel cola nero
da guance che il cielo
non più stellato
sembra bocca scarlatta...
di sangue nel riso delle sue creature...
Segue e scende la luna
come occhio di perla,
il terzo occhio sulla fronte delle civette bianche,
bianche come le ossa d'avorio.
E nella testa... le candele accese
come paradisi d'incendi,
fuoco che arde nel bruciare cervelli
come zucche d'arancio splendenti
al bacio... toccano mani di cecità
alla ricerca di labbra da baciare
dal profumo d'incensi e paludi,
di pallottole immobili nell'aria
come le stregonerie tra le ragnatele delle nebbie.
Spalanca le nere ciglia, argenteo di pupilla
nei raggi lunari,
celtiche e druide le pelli sulla schiena
per nasconder la mente alle lune carnivore
e ai morti tornati a spaventare e a rubare:
le stelle prive di bagliore
ingoieranno le voci
di tutti i sogni.
È solo un'altra notte,
a stringerci mani e ombre
maschere da cucire al volto
e punti d'ago sugli zigomi
scavanti in concavi laghi artificiali
d'ali di piume che hanno lacrime glaciali,
e sulle praterie senza rugiada
a tagliare i passi con le proprie tracce,
e a vagare...
Mendicanti come spiriti
elemosiniamo mete e città da destinare,
barboni respinti dalle metrò
senza buio e senza luce
in culle di locomotive
sui treni dei dormienti e degli insonni
tra le partorienti gallerie degli spettri. |
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| Le narici del tempo
sbuffavano come tori
sui colli di una Spagna,
nuovo Colosseo di nuovi gladiatori.
Corrono le spose sporche di sangue
ma non gridano né piangono
a ritmo di silenzi.
I cavalli calciano la pietà
e prendono il comando
di branchi di foglie marce
che in vita furono spiriti
capaci di baciare la morte.
Si incatenano le leggende
come rosari alle mani
delle vecchie suore
e il fiume porterà sciolto il peccato
come decapitate teste
in pupille svuotate.
Bauli di finti sorrisi
Mani pieni di anelli
E soldi che strangolano la senilità
di coloro che avrebbero la chioma
della saggezza e solennità.
Cadono i sogni
come malati piccioni sporchi
Si rifugiano le sorti
come scimmie umane
che non sanno più cosa siano le parole.
Veli bianchi di vergine
che pianse la sua ultima vocale
Moglie giovane di vecchi balordi
che bevono al vino il sangue
Vampira lei diventò
come tigre che sapeva
seguire le ombre
delle esistenze lupe
vuote di latte
e orfane di re e regine
Moglie di aquile estinte
e di stelle primogenite
lei si trasformò
in statua d'albero
che aveva pugnali invece che rami...
Nido infetto era l'amore.
Nido di ramoscelli di silenzio
era lì l'uovo dell'odio
era lì il guscio del rammarico
lì...dove anche l'amore
nuotava nel grembo del cielo. |
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