Alzi preghiere ad un cielo sordo,
svettano come rami
d' inverno, le tue braccia,
disarmate gridano silenti,
d'inesistente pace senza Dei
che vibra di follie, di rabbie mai sopite.
Chi c'è oltre te
qui nei meandri
della mente,
nelle deflagranti
luci del tuo animo
oscuro?
Chi sei Anima ribelle?
volgi altrove, divagando
i tuoi sguardi,
perduta in te
annaspi cercando
l'uomo che sei.
Inutile,
l'armatura che indossi,
non forgiato per te
è abito di donzella,
poiché tu cavalier d'armi
ti vivi.
Lo stanco passo
perde le tue radici,
mondo vuole tu viva
altro di te,
inutile la tua rabbia,
inutile il chiudersi in se.
Donna, madre,
come "Gea"
curi tua prole,
disegnando ambiziosi
destini ch'avverino il tuo
esser "Altro da Te".
Stanca celare il proprio
Io,
costringere il corpo e l'ego
ad esser altro da te,
dal cavaliere di
luminosa armatura.
Invano vivi
di vita Non Tua,
esplode nella mente
l'altro TE, confusi, dispersi yin e yang.
nell'inesplicato specchio duplicante follie.
Chi sei dunque?
questa o l'altro?
Chi mente lui o tu?
Come sgraziata crisalide,
trapassi infine, ancor come,
Immutato- Mutante |
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| Come moltitudini
di Noi,
nacqui
dal
Big Bang.
avvolgo sguardo...
d'intorno
ed è Cosmo.
E' Universo!
Di spazi siderali
immaginati,
sognati, temuti.
E' d'ogni forma
lo spazio degli Uomini.
Solo la mente
costruisce
del suo Io
l'altro
il proprio
sè
il proprio
attorno.
nelle rotte d'orbite
astrali ci perdiamo
nelle spire
gravitazionali
confusi e aspirati
in un black Hole
disperato,
attraversandolo
in un tempo
senza tempo
ci replichiamo
in Altri Noi,
per rinascere,
veri
in disperate speranze.
E' in questo
immaginifico
che creiamo
il nostro
Infinito ed indefinibile
"Universo" |
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Nascono dal passato,
i turbinii dell’oggi,
nel lieve sfarfallio
del pulviscolo
d’ali della mia anima,
che come silenziosa
polvere d’oro,
tutta la riluce.
Nel vagito d’un bimbo,
nelle tenere carezze
di sua madre,
nella fatica di un contadino,
nel sogno immaginato
d’un inventore,
lì è la mia anima
in volo silente scruta, vive,
respira d’altrui nature,
per volar sognando
ai miei giorni. |
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Parla in poesia
Tacendo!
Poesia ch'è respiro
espressione di sé.
Eterea anima
volteggia
emulando bisogni
digrigna i denti
ad orrida fame,
fame di sogni.
Ceco, disperato
accarezza e lambisce
i segni indelebili
oltraggi del tempo
sul suo corpo,
infausto dono
del crudele
Signor Tempo | |
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Non volle il tempo
fuggir dall'urla
ma è tempo
ch'io non debba
più mai
udir grida
del dolore umano
dissacrato da folli.
Umanità
guarda i tuoi figli
nel rinnovato dolore
d'ogni lucido terrore
d'impietosi boia
prezzolati,
imploro i giorni
che pace
sopraggiunta
nei dolci sorrisi
di bimbi e madri
al viver di Vita! | |
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| Scorrono inesorabili
colmi di nulla
giorni nel tempo del sempre,
che, mentre apro le mani
dissacrandomi,
dissacrato diviene mai.
Goffa in volo
la mia anima,
sobbalza al vento,
schiocca, rimbalza
contro i bastioni
invisibili del mio vivere.
Muta, attonita
anima che folle
scava le pagine
di questa vita
cercando se stessa
in laceri, antichi fogli.
Lacrime di fuoco
dai miei occhi
bruciano il mio viso
e mentre ancor grida,
la mia anima disprezza
folle le mie paure.
Dalle mie scarne mani
nulla può oramai,
non più corpo ha quest'anima,
che di perduti sogni
cibava le sue carni
cadute membra di questo volo.
Crollano parole
scivolano le mura
della mia mente
carezzate dai ricordi
perduta è la mia casa
nel rovo dei perchè.
Scarnifico di me
ogni mollezza,
perdute pagine
vissute di vento,
nel non vivere
è vivere il mio tempo. |
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Cullasti i miei giorni
fanciulli nell'altalena
ondeggiante della forza
dei tuoi rami
Sospirasti ai miei
gemiti d'innamorato
dove respiri,
speranze e carezze
s'impigliavano
fra le tue chiome,
come potrei mai
ora inascoltare
i tuoi lamenti?
Sarò albero
per te che sei
mia verde armonia di pace.
Sarò albero
sarò voce, la tua.
Sono rami protesi al cielo
ora queste mie
livide braccia
rotte dalla violenza
dei servi dei potenti.
In silenzio fermerò
il nero fumo di guerra,
distruzione di cemento
che avanza.
Sarò uno e sarò folla
contro l'iniquo,
violento, ceco potere
in queste notti
del male.
Sarò albero
che sgorga sangue
per un futuro
d’alberi di Pace | |
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Camminando nell'amata
fatica del vivere
giungono
a soavi visioni
Dapprima gole rossastre
a strapiombo sul fiume,
sino all'eremo
agognato Tempio
custode vivente di
memorie, pace,
promesse e passioni.
Nel luminoso
albeggiare
sovrasta
il pacato orizzonte.
Cercandolo,
si perde
nei suoi occhi,
oramai
orbi di lei!
Lo chiama
ed ancor ripete
il suo nome
nel nulla
di suoi moti silenti.
Distorta voce d'eco
risponde indifferente
nell'attonita alba
del di lei tramonto,
stanca e vuota voce
nell'infinita assenza
di Loro | |
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Sola,
lontana o vicina
ma sola.
mai facile
questo esistere.
Camminando la sua vita
incandescenti solitudini
si realizzavano
ad ogni nuovo bivio
divorando, bruciando
d'infernali fiamme,
i suoi domani.
Solitario il suo passo
ululati inutili
i suoi lamenti
vano il suo lottare,
agita braccia nel vento
come ali che
disperatamente
tentano
dispiegarsi in volo.
Forgia sue parole
in fugaci pianti
sempre più flebili,
eternamente
silenti nella sua
solitaria assenza | |
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D'Intorno t'involi e m'incanti.
Sapienti sguardi dal futuro,
osservano scavando
questo passato
oggi presente,
ridendo nella gioia
di questa sfuggita tristezza.
Nulla, nulla porterai al domani
di quest'oggi insipiente. |
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S'ode rumoreggiar
brusio di folle,
gente serpeggia,
mormora
in giù
della gran piazza
al son del Banditore.
ANNUNCIAZIONE
(del tambur rullio)
ANNUNCIAZIONE
ELLA
MORì
Ahi mi core
che
m'annunzi?
Morì!
Chi morì?
Ordunque fellone parla
Annunzia
t'imploro cotesto
tuo Annunzio!
Non oso dolce Poeta
Annunziar
si' triste cosa.
Ebbene?
Narra, coraggio!
Dhè che non sia mia colpa,
ambasciator
pena non porta seco,
eppur sì
devo annunciar
è Moruta Grammatica!
Aimè coraggio,
se n'appresti
il feretro,
s'avvii
suo
FUNERALE!
E qui
Ordunque Io primo,
Io Me medesimo,
Io poeta
chiedo venia,
a capo chino
di cenere cosparso,
a Grammatica. |
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Solo una volta
una volta sola.
Volta del cielo
ch'è Volta del mio Cielo.
Di volta in volta
m'inebri un'altra volta,
ancora, mi dici
ancora ti rispondo
ma già il passato
è oggi
ancora una volta.
E di nuovo
di volta in volta
chiedo alla vita
solo una volta,
come bimbi capricciosi
vogliamo sempre
un'altra volta
perdendo
il gusto d'ogni volta
in perse volontà
dall'altra volta. | |
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Nasco
batter di ciglia
ed eccomi
ignava
sbranata
dalla crudele deriva
degli anni
immota ma mutante,
sobbalza l'animo
nella percezione
lieve dell'Io
smarrito in lande
desolate e spoglie,
mani di vecchia
rammentano
risa di bimba
il tutto e il nulla
avvolto in nebbia
leggera.
China, disfatta
cedo al sardonico,
crudele riso
agghiacciante
del signor Tempo!
Nulla potei,
nulla volli,
preda oramai
di questo
beffardo, istrionico
Signore.
Ridi, si ridi
sulla pelle sento
le tue risa
vile mentitore,
promesse mai reali
fumo d'inganni
questo è il tuo gioco
io regina bianca
tu re nero
fai pure
beffardo e maligno
t'attendo dignitosa
a capo levato
in quel di
che verrai
per la mietitura
e non sarà
estate,
eppure sarai tu
il condannato
sarò io
condottiero
vincente
perché altro
di me
non troverai
che stanche,
vuote di memoria,
inutili polveri. | |
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Cumuli di rovi
e sassi sul mio
andare
fatica, periglio,
affanno al vivere.
Intrapresi
la salita
ricca di speme,
forza e verità,
era giovane,
spedito il mio passo
rasserenandomi
nella certezza
d'averti al fianco.
Ti confusi
e persi
nel percorrere
vita
e più greve
si fece il mio
respiro
in alto luce
nel vento
ogni istante
brancolai, pencolai,
incespicai
ma non cedetti al baratro
della resa!
Ecco vicina è la meta
là in alto
di limpida luce
avvinta,
ma ad ogni
nuovo passo
ancor pare
s'allontani
l'agognato
esserci!
Arriverò
appagando
gli occhi di mirabili
nuovi orizzonti! | |
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Mio Signore
ringraziar
ti vorrei
mentre chino,
col capo canuto
ti rivolgo
questo mio dire.
Ti sono grato
di questa vita,
dei campi arati,
nella lieve fatica
dei miei giorni dorati.
bel tempo di mia gioventù
nonostante gli eia eia alalà!
Scorre ai miei occhi stanchi
pare ieri che presi te
mia piccola sposa
nella romita chiesa,
ricordo con occhi
umidi gioii del tuo
dono dai piccoli vagiti.
Eccoli oggi
i nostri figli
uomini nel
e del mondo
assorti
grandi spalle
onesti cuori.
Mio Signore
or che il vento
m'ha solcato il volto,
or che il tempo
mi silenta parole
or leggo in quei doni
tua infinita bontà.
M'hai donato
oltre il tramonto
questa piccola compagna
è ancor dolce il suo
sguardo che rassicura
il mio cuore
accompagnandomi a Te. | |
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A sera fanciulla
di stanchezza giace
e nel sopir
di lui sogna
padrone del tempo
ispirata ispirazione
accarezza il suo essere
nel respiro del vivere
intenso volare
gioia del candore
che onesto s'accende
a vivida passione
eccolo come vento
si fa caldo brivido
nel scivolarle ai fianchi
lieve la raggiunge
come un dio greco
epica promessa
di voluttà
le si fa respiro
nell'ondeggiar
impalpabile
fra candidi lini. | |
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