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Ieri pubblicate 23 poesie e scritti 35 commenti.
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♦ Salvatore Ambrosino | |
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Maggio 2024 |
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Le 1272 poesie pubblicate in licenza Creative Commons in Natura
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Mi sembra quasi
di parlare con l’azzurro,
di respirare lentamente
il suo fresco alito,
stendo leggeri passi
dove mucche
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| Non voglio fiori
sulla mia pelle
o nuova terra
da calpestare
ne’ calde brezze
da respirare.
Restituitemi
il bianco
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| Avevo un prato per fratello
ed io gli cantavo:
"Bello, bello mio."
Ridevo con gli occhi chiari
e vedevo la luna
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| Aria della mia valle
invisibile, leggera e profumata,
dimmi chi ti ha sciolto
le catene e ti ha aperto le porte?
Dove eri ieri che ti cercavo?
Eppure erano sbocciati
tutti i fiore e le rose,
ma di te non sentivo il sussurro,
insistevo nel
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| Della mia terra canto il vino,
il mio spirito si eleva e sale
dove l’anima della valle
è stesa sui rotondi colli,
là,
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In quel safari
d’ abnormi cianfrusaglie
mischiate a brandelli umani
mostra l’arte muta e devastante
un roboante
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Di fiori adorna arriva Primavera
e Zefiro l’ultima brina scioglie,
più dolce pur divien l’aura di sera
e gli alberi si veston di lor foglie.
La rondine ritorna mattiniera
lasciando in altro loco le sue spoglie,
è stanca ma felice, e poi
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Nel prato tutto giallo
seguo un’alito di vento
uniti noi andiamo
a caricarci di profumi
e là dove la strada
da una si fa quatto
salgo su l’onda che carica
folate di odori
arrivano forti dal bosco
che fermo non lui sta,
per arrivare fino a
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C’è una luce splendente oggi nell’aria
e un caldo fremito ad allentar la morsa
di malinconico torpore invernale.
E già un concerto d’intensi colori esplode
negli occhi di un cielo vibrante di passione
mentre ridenti fresie, bianchi
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Come il cielo che si muove,
una Notte Stellata
dalle finestre bianche del pensiero
da dove i giochi e i bimbi
ridono, suoni gialli
esplodono nell’udito
dei partigiani muri mentali,
suoni blu che seguono il vento
delle mani ferme sul
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E’ di primo mattino
che s’alza il profumo di gelsomino
nella campagna assolata
da Primavera appena iniziata
germogli di fiori
fan capolino
nei campi e nei cuori
odore fino
di zagara e menta
riempie il giardino
di fragrante essenza
ed io
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S’apre
ostentata
una frizzante geografia
sull’azzurrarsi
d’un battito infinito di cielo
Soffici e intriganti
velluti di
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Da sotto la gonna potente la natura.
Profumo di te, mentre la primavera...
Si sniffano odori d’erba e fieno
cavalli, asini e anime in subbuglio.
Il babbo dal fienile stupra le ore
non volendo intervenire...
fatale il mantello che hai dimenticato.
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Son nudi i rami del giardino
ove timidi volano gli augelli,
ora tra coriandoli di neve
ed ora tra canti d’azzurro cielo.
Ed io dalla mia finestra opaca
il tutto ammiro e resto lì,
a guardare fino a sera,
quando un lamento d’usignolo
il silenzio
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| Collina a me cara che segni
l’orizzonte dal mio affaccio,
dove miro vestire stagioni
sul dolce declivio di coccio
Trafitta da tre croci di vento,
spettri su un Golgota spento,
impalate a corrompere il cielo.
Solo la nebbia col pietoso velo,
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| Verde il prato di fiordalisi pieno
in distesa infinita d’intenso ciano,
laggiù si perde tra dolci colline
nel quieto paesaggio senza confine
ed io in silenzio basito ammiro
si tanta beltà con profondo respiro,
m’illumina l’anima tale
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Esordiscono
occhi mandorlati di volpe
sullo stupore
d’un ideogramma di neve
Un soffice assaggio
di candidi e minuscoli
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Mossa dal vento novembrino
d’un pomeriggio assolato
ondeggi sull’acquitrino
che ricopre fango screpolato
attendi che si faccia sera
quando la luna s’accende
sull’acqua non più nera
che ai suoi raggi s’arrende
libera nell’aria oscilli
sotto
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Novembre giunge a consumare
ogni istante di cadute di foglie
che lasciano le piante spoglie
nell’attesa di un’onda di mare
o di un tocco di pura magia
che
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Travolgente danza di nubi
su d’un cielo asfittico e cupo
e giù acqua mista a grandine
che sconquassa ogni vita
si rivolta l’essenza naturale
laddove emerge il dolore
fuggente sensazione inerme
che scuote pensieri sopiti
nessun arcobaleno
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Fischiava il vento,
ed era una venta,
così diceva il nono,
e continuava,
mai fidarsi delle vente,
per tre giorni sono dispettose,
poi si calmano
e vanno a dormire,
ritorneranno,
fra un’anno circa.
Oggi invece il sapere,
buono e tanto
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Dei vini di Sardegna sei l’emblema
tu, Cannonau, vincente, troneggiante
su tanti altri vitigni, nel sistema
vinicolo italiano ben trionfante.
Risolve un tuo bicchiere anche un problema
che il bevitor credeva assai angustiante,
sono le rosse gocce
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Le acque serene
del lago velato
da bruma sottile
celano l’ignoto
aleggia un senso
di cupo mistero
che la tenue luce
in paura traduce
si ha il sentore
d’oscure energie
che vibrano lievi
tra stille sospese
la zattera liscia
avanza silente
si
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L’ulivo verdeggia tra i secchi arbusti
e le macchie di profumati rosmarini
dai resti della masseria echeggian gesti
di sudore e fatica di poveri contadini
mi pare di sentire i suoni della vita
d’un tempo che mai più ritornerà
e m’assale una
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Fantascientifico messaggio, mitologica credenza
una luna... la più bella celeste creatura
ad offrir aneddoti, un viaggio, spettacolo in natura
tra le fasi descritte nella simbologica iridescenza.
Fregiata da antiche divinità
la sua leggenda
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La palma adombra scirocco
e miraggi creati dal sole
e dalle gialle dune ondulate
da illusi occhi asciutti,
il serraglio avanza di profilo
nel silenzio che ascolta la sera,
quando ancora un po’ di luce
riflette lunghe ombre buie,
intanto, di là, la
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| Il neonato albore
partorito dal cielo,
volteggia sopra i cipressi.
Cauto svela la rugiada
sul mare verde del campo
lasciato a
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Danzan leggere su prati dorati di spighe
sciamando tra tulipani dai petali sottili
all’alzarsi del vento tentano vane fughe
fuggendo dalle intemperie a loro ostili
basta poco a spezzarne la tenue fragilità
a rubarle l’effimera beltà tanto
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Si tace l’aer in questi giorni afosi
e il mare un manto di velluto appare,
pur le cicale han smesso di cantare
sui rami dei vicini boschi ombrosi.
Coi suoi lamenti fiochi lacrimosi
l’estate l’usignol vuol salutare,
e pago ormai del dolce suo
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| Con mute e sodali radici
montagne ben salde reggenti altri monti
le cime ed ovunque pien d’alberi infitti.
Dei ciuffi con barbe traciman le vette
ombrosi ed oscuri i suoi fianchi
o al sole lucenti e perfetti.
Remota sorgente nel medio di un
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1272 poesie pubblicate in Creative Commons in questa categoria. In questa pagina dal n° 61 al n° 90.
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