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 | Gigante paziente e silenzioso.
Coi tuoi rami noi scolari sostenevi,
quel dì che le tue braccia ci dettero riposo,
nel giorno che da scuola fummo alieni.
Quei fanciulli da tempo son svaniti;
sulle tue membra, più non cercano riparo.
Nuovi alunni tra i tuoi rami son saliti;
tu ancora, in quel prato, sei sovrano.
E ancor, ricordi del tempo in cui una ninfa
lì, ai tuoi piedi, intonava il suo bel canto,
nel mentre che intrecciava una ghirlanda
che di beltade le desse maggior vanto.
Di bellezza il cor ebbe rapito
un pastore, che da lungi rimirava;
il suo gregge, ormai dimenticato,
senza guida tra le selve allontanava.
Or, di armenti non odi più campane,
di gaie ninfe non ascolti più il certame,
in quel bosco, che solo ormai rimane
come un'isola in un mare di catrame. | 
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Questa poesia è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons: è possibile riprodurla, distribuirla, rappresentarla o recitarla in pubblico, a condizione che non venga modificata od in alcun modo alterata, che venga sempre data l'attribuzione all'autore/autrice, e che non vi sia alcuno scopo commerciale.
«Il ricordo dei giorni dell'infanzia si mischia sempre con la tristezza del presente, le immagini di un mondo arcadico rimandano al rimpianto del paradiso perduto.» |
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