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L’urtimo giorno de li decembrini,
attizzamo ‘na guera a fine d’anno,
sparanno tanti bòtti che faranno,
morti e feriti vecchi e regazzini.
Annamo a spènne ‘n zacco de quatrini,
mentre che le famije manco sanno,
se puro pe’ domani magneranno,
co’ padri zii mariti burattini.
‘Sti sordi che co’ ‘n’ ora l’abbruciamo,
dovemo da sape’ che so’ mijoni,
e noi che troppi manco lavoramo,
annamo a ffa’ li fochi e da fregnoni,
s’appicciamo ‘na mano o se cecamo,
semo propo ‘na massa de cojoni. | 
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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«Ogni anno, il 31 dicembre, "bruciamo" milioni di euro per i bòtti. Il risultato è, come sempre, un certo numero di morti e di feriti. Quest'anno, in particolare, con la crisi che attanaglia le famiglie, spendere soldi per i bòtti, significa veramente togliere il pane di bocca ai propri figli. Ma quando cresceremo?» |
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