Al riparo
nell’eremo dei sensi
persa era la razionale mente,
ammirando in lontananza
il sommo oggetto del desiderio,
compiacendosi segretamente
nel santuario dell’anima sua
per quelle sensuali fantasie.

La delicata mano
da uomo compiuto
si era adoperata
all’inevitabile fine,
guidato dal mitico Eros,
lucidi sogni prendevano forma
in quella rappresentazione virile
da mascolinità primordiale.

Oltrepassando la vivida realtà,
l’immatura immaginazione carnale
recitava un’altro lungometraggio
fatto di profonde pulsioni per lui,
caduto senza la maschera divina
dell’ azzurro celestiale.

Arrendendosi all’estasi che provava,
nell’eccitazione del soffocato corpo
il cuore si era liberato della ragione,
felicemente triste pulsava
per la schiavitù all’amore
da tempo sognata.