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Suonami,
sciogli la mia schiena di faggio e avorio,
la luce bella di una foglia
l’adorna come un quadro di betulle.
L’arco dove danzano i tuoi mali
stira i fili d’oro della testa
che un po’ si piega un po’ fa guerra
come il soldato stanco della morte.
Lì tra le radici dei nostri ricordi
trova pace il muschio bianco,
piroette di rumorosi sogni pennellano
astratti baci appassiti.
Il telo cremisi profumato dal tabacco
e applausi d’oro fondente,
scopre i brividi in catene
ricopre in vortici di sole l’arte alata.
Tormente di passioni
affogano i confini tra sangue e santi
il Paradiso graffia il volto dell’Inferno,
la tua nota è un colpo di balestra.
Stringimi,
come la neve d’inverno i giardini addormentati
così l’ombra al crepuscolo le gambe tremolanti
ed un pugno le dita di burrasca infuocata.
Posa i tuoi semi eleganti
su queste labbra di terra incolta
schiuderanno prati di brani al gelsomino
viole di pensieri appuntiti.
I nostri riflessi su un pianoforte s’abbracceranno
ho qui la chiave delle tue prigioni!
Scuotimi mentre i tuoi occhi rubano
il colore alla notte.
Scultura di vene bagnate di mora
e legno screziato di sabbia,
nei grappoli appoggiati ad un pentagramma
sazia il mio affamato stridulo grido.
In Do maggiore,
culla questo sbilenco cuore di violino
mentre il cielo offre spremuta di nuvole. |
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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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