Dolce mattino che risvegli
la natura
mentre la Parca fila
tu raccogli il miele
che in Venere
tiene nel petto cielo e verità.
La Grazia della poesia
distratta e bistrattata
sulle bianche vesti lacere
ondeggianti nella notte passata
di cui le stelle sembravano
targhette d'onore affisse ai muri
di croci e crocette
d'afflosciate scie e stelle morte.
La Grazia della bellezza
superata oramai dagli anni di una perla nera
affondata dentro limo stagnante
senza più riflessi
senza spessore ed armonia.
La Grazia della gentilezza
sperduta nei deserti
dove la iena e lo sciacallo
le hanno fatto dimenticare
la dolcezza dei fiori più teneri
e la brezza marina
dei pacifici venti di di fiacca.
Grazie,
fanciulle o vecchie di coscienza
logore megere restituite dalla risacca
su spiagge disseccate da sale
e implacabile tempo
sui cui visi segnati
ha lasciato sterile
la non più fervida giovinezza.
Femminee rughe di albe sfiorite
rugiadose o bavose
labbra di corteccia
l'incanto è perduto sopra inutili pose
non mi rimane altro che dirvi
ma Graaaaazie, Grazie al palmas ...e grazie al Picius.