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        | Pioggia e luce si contendono l'Immenso- e così
 l'anima mia d'algida consistenza,
 s'agita e si libra bassa nell'angosciosa disputa
 per la sua sorte;
 
 mentre generose comete riflesse
 cingono l'altare d'edera,
 separano i ricordi e poi creste
 e vetri brillanti
 imperlati di sangue.
 
 No madre, non tornare
 quando i venti arroventati fischiano
 tra i seggi alati degli orti;
 quanta pena e quante ferite
 a ridosso di quei festanti inquilini
 
 e bastardi scavati dalla fame.
 Le pietre rosa, i cristalli vomitati dall'Africa:
 adornano le loro fronti cornute
 godendo d'una qualche superiorità
 atavica e triste - ciò che è legge
 
 Oh Madre, Madre vera
 taci! Seno mio:
 questo è il tempo dichiarato al lutto
 che gli angeli rifiutano e sbeffeggiano
 dietro nuvole di cotone madido.
 
 Una disperazione tacita mai sorta
 - e mai udite sono state:
 le mie grida stridenti, rovesciate
 indolenti al giglio sfarzoso
 come al galoppo della civiltà assordante;
 
 le perle nella bufera non vedo,
 il sestiere rosso si allaga compiacente
 divorando le ultime scialuppe incrostate:
 tutte le aborrite mostruosità degli oceani
 fluttuano invisibili agli altri nell'incubo,
 
 conducendomi nudo ad un igienica pazzia
 - una tacita e costante allucinazione
 di ballerine monche, squali imbrattati...
 e Madre ancora ritorni con le mani aperte
 nell'interminabile affondo:
 
 a turbare queste giornate.
 Affinché io ne sia liberato
 mi sia dato altro veleno!
 che la sobrietà uccise tutte quelle dolcezze
 soffocando le distese vermiglie della mia Indole sincera.
 
 Io corrotto e corruzione
 vado implorando all'amore sporco un'altro corpo:
 di quei petti unici e quelle Lune gemelle
 che fanno ribollire il lago ombroso
 nelle litanie dei chiostri ammiccanti,
 
 abbiate fede nei Vostri usi
 essi vi salvano dagli orrori zelanti
 di una coscienza troppo vispa
 e un occhio nervoso
 che non ricordano neppure i sapori - di ieri, di oggi
 
 Un lapidario lamento definito arte,
 così affascinante per la "bella società"
 - non v'ingannate Signori, io vi cederei tutto volentieri
 per le vertebre argentate di quella collina
 e una sola notte di pace.
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            | «Cosa rimane di noi, di quei tempi... a F. C.» |      
     
 
                
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