Dormo o son desto dinnanzi a maestosa femminea bellezza seducente
che a me si mostra sprezzante come una venere scolpita divinamente,
mio miraggio ineffabile di sinuose forme perfette come opera estrosa
dove ora scorre lento il fiume nato dalla mia linguea voglia viziosa
che percorre ogni tuo sentiero segnato da mia cupidigia più ardita
mentre le tue mani dilaniano la mia carne in perversa trama ordita.
Un angelo intrigante che ipnotizza ogni mio istinto nel sortilegio,
un'effigie lucifera che dannatamente mi si abbandona con privilegio.
Germoglia la rigogliosa primavera di enfatizzati stimoli in iperbole
che sottocute si annidano lungo prolifiche radici in tracce benevole
che lungo le silhouette squarciano ogni inclinazione in radi aneliti
e si comprimono in inevitabile frastuono causato da cuori sovvertiti.
Discinti riflessi sulla tua pelle imperlata da umori in voglie fitte
che si abbattono come un'eruzione sbizzarrita in moltitudini inflitte
lasciano i segni dell'armistizio concordato in sopraggiunta fruizione
a modo di una tempesta appena placata che ne vede contrarre l'azione.
Dolcemente le nostre labbra si sfiorano in ultime scabrose complicità
prima dell'abbraccio che mette il sigillo alla tanto bramata felicità.