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                    | «Questo testo nasce dall'intreccio di due elementi. Uno letterario, la lettura delle Argonautiche, grande classico di Apollonio Rodio di cui qui si ripropone un passo in chiave comica; e uno personale, il ricordo di una crociera in acque vicine a quelle solcate da Giasone e la sua ciurma. .» |  
                    | Inserita il 09/08/2017 |  
 
  
  
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        | Trilla l’oro dell’Ellesponto sotto il sole d’un felice
 piagnisteo per Euridice
 sulle note che non escono ...
 
 Consolandosi al vagito
 d’un poppante al suo plotone
 rese all’oro di Giasone
 versi degni del montone.
 
 “Idmone, Idmone,
 non ti crucciare!
 C’è l’Assiria che t’aspetta
 se la Tinia è terra stretta.
 Dopo il Bosforo e Minina
 siamo ancora in alto mare!
 
 Idmone, Idmone,
 non restartene laggiù!
 Ché mi prendi un’altra sbornia
 e mi muori in Paflagonia
 sotto il peso d’un cinghiale
 senza fartene ragù.
 Son due mesi o poco più,
 vaticini sul presente,
 vaticini sul futuro,
 vaticini il bene e il male,
 ci predici ciò che è assente,
 non ne posso proprio più ...
 lascia il gusto del finale!
 
 Dopo degno funerale
 tra i beoti in magna pompa
 tutti a bordo della nave
 a far tuffi dalla poppa.
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        | Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore. La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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            | «Episodio da Apollonio Rodio, Le Argonautiche, libro II, vv. 815- 850.» |      
     
 
                
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