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        | È lì che mi troverai, nelle mie parole
 nella tua memoria.
 Loro ti racconteranno
 dei battiti accelerati del mio cuore
 della paura che mi assaliva
 quando sentivo bussare alla porta
 della paura che mi imprigionò l’anima
 quando venni deportato.
 Io non ero un uomo, ero un ebreo.
 Sulla mia Stella di David erano gialli i triangoli.
 La pelle marchiata come animale da macello
 echeggiava nel vento il mio numero tatuato.
 Ricordo ogni parola ascoltata
 di quando venivo picchiato
 sputato
 umiliato...
 Sotto quel cielo di cenere
 vivevano spietati assassini di razza ariana.
 Era il tempo dello sterminio
 nel campo della morte:
 Genocidio
 Olocausto.
 Provo rabbia e rabbia ancora.
 Provo dolore e dolore ancora.
 Sono troppi i bambini morti.
 Ho visto orrori:
 neonati lanciati come palle
 chiusi in sacchetti
 come bersaglio di pistole e bastoni
 o soffocati in tinozze d’acqua
 e bruciati in stufe ardenti.
 Non dimentico i loro occhi
 i Corpicini denutriti
 le testoline rasate.
 Quelle vocine innocenti
 le sento nel cuore,
 le urla
 le odo nell’aria cupa della sera.
 Quel mucchio di scarpette invocano pietà.
 Non dimentico le donne
 che non erano più femmine
 tutte in fila, erano lì,
 a essere umiliate
 denudate
 lavate col petrolio
 sterilizzate.
 No, non posso dimenticare!
 Non puoi dimenticare!
 È lì che mi troverai,
 nelle mie parole
 nella tua memoria.
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        | Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore. La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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