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 | ♦  Pierfrancesco Roberti   | 
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        | Lascia che t’ innalzi, o donna malefica, questi versi sporchi dalla rima crudele.
 Lascia che ti scriva una preghiera infedele,
 oscura e dolorosamente poetica:
 
 Gloria dunque a te, alla tua solenne lussuria,
 a quell’ incantevole ardore di una notte
 che cade dalle mani o concedi più volte
 per destar il pigro o placare chi si infuria.
 
 Gloria a te! Al tuo corpo sinuoso e vivace,
 alla tua titubante bocca che sanguina
 parole in una inutile pagina bianca;
 scritte per non essere dette e poi bruciate.
 
 Gloria a te, e agli occhi tuoi dolci e delicati,
 che del poeta il cuor frantumi e poi abbandoni.
 Celando, nel beato Amore dei Bei giorni,
 l’infido istinto ardente dei brevi amanti.
 
 Malgrado tutto, ho ancora il disio di vivere
 questa tua anima sempre ambigua e misteriosa
 che può illudere e uccidere, ed imperiosa
 sopravvive, laddove io adoro morire.
 
 Gloria a te donna! Inseparabile Satana!
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        | Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore. La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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            | «Questa opera non vuole essere un offesa alle donne anzi! Con questi versi tengo a sottolineare il rispetto che ogni uomo debba dare alla donna in quanto essa è in grado di essere al di sopra di tutto. Siccome, poeticamente parlando, penso la donna creatura umana più vicina al divino, penso che, se fosse così, sia essa più vicina al diavolo che a Dio in quanto possiede tutte le sue virtù tra cui la bellezza, l’inganno, la seduzione, l’ambiguità. Grazie» |      
     
 
                
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  Potente, quasi baudelairiana. (Antonio Terracciano) 
 
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