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Le 6863 poesie in esclusiva dell'argomento "Fantasia"
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luogo di meritato riposo
fronde di alberi empirei l'orizzonte
divento vento
e mi lascio portare
dove nasce il mare
soffio i miei sogni alle nuvole
il cielo un eco che sa solo ascoltare
divento vento
il tempo una rete che non puo'
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Midesa |
15/07/2011 21:11 | 4469 |
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sentivo sulla pelle
dolce il richiamo demone
che da lontano offri i tuoi servigi
brividi scorrono nell'estasi
dell'abbandono e sono io
che chiedo perdono di queste
labbra rosse dure come il marmo
che mordono il silenzio dell'ardore
là
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Ritmato canto lacustre
proselito di dolcezza,
aspettativa d'amore
e nebbia che riveste
le mie spine.
Immersa nella voce del vento,
affondata nel bianco lunare
evoco scenari immaginari.
Il sogno mi avvolge
in un blu senza tempo
un finto
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Ispira il mio cuore
Calliope
regina dei poeti
donami una pioggia
di lucenti parole
che vestano
il papiro nudo
di versi,
cantando l'amore
ad estasiare l'anima
di chi poesia
- ama -
E tu
Euterpe
che della musica
sei Musa
guida le mani
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Per un punto esclamativo
alla tua sera
accogli un prologo
di scricchiolii di seta, di miscugli
a doppia reazione addensante
in un compatto incontro di sentori
e di divieti all'angolo
- epidermici impulsi ad assorbire
soffici e umide rese
in
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Lia |
12/07/2011 13:35 | 2888 |
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Vendo fiori di lacrime,
e mi guadagno da vivere,
come quei venditori sulla strada,
o lavavetri passeggeri.
Le vendo con steli di cuore,
e foglie filiformi d'opali,
ai lati di un falso viale,
identico al gioco che fa il baro.
Qui si scelgono i
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*
l'ultimo istante è quello decisivo
lo sa bene il paracadutista prima del lancio fatale
lo sa bene il manto stradale prima dell'asfaltatura
io non lo so se mi sotterreranno
o a discrezione mi bruceranno
non so se precipitando o
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Caduti gli dei
dal sacro Olimpo
rami spezzati
otri rovesciati
né Eolo, né Venere
né Mercurio, né Diana
solo nettare sparso
tra polvere e demenza
Popoli urlanti,
voci convulse
nitriti di cavalli imbizzarriti,
trema
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Nel regno senza tempo
via le lancette dagli orologi
le meridiane nell'ombra.
L'ora qual'era?
Di giorno la dava il Sole
secondo l'altezza nel cielo
quando non visitava la nube.
Il cuore comunque sapeva
trovar veste giusta
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Nel giardino dei semplici matura
m'aspettava grossa la fragola
col mirto, la lavanda e la menta
fino al fagiolo e alla zucca vicina.
Venivo dai locali della cucina
dell'opera gerosolimitana a Genova
a crociati e pellegrini in Terra
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Sono tue quelle fughe,
tue
a calare le tende
del sipario
in uno spettacolo durato fin troppo.
Ma è tardi e fuggo anch'io
poiché restando
consumerei i miei occhi
tra la vanità e il vano dell'effimero.
Nel
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| Saldan |
09/07/2011 18:06 | 1942 |
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 | Mare ad invocare il cuore
riposa svogliato sullo scoglio,
lascia il veleggiar di rondini
su bianca nave che corre
sugli orli del sole.
Si disperde il calore al suolo
ormai bagnato dalle ombre.
E l'orizzonte stanco s'immerge
a coprir lo sguardo.
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Sul palmo della mano
un Picasso veggente
(mettici una formica).
Piazza dai cinque
raggi lucenti
(mettici una ciliegia).
Piccolo caritatevole
mare ondulato
(mettici un gemello).
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C'eran le stelle
quella notte
e rubavan il chiarore
alla luna
che regina del buio
nell'immenso universo
splendeva.
C'eran nuvole rade
a volerla coprire
invidiose di sì tanta
bellezza
sospinte dal vento
leggero d'estate
pian
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*
distolto dal solito distico
che non m'avanza ma mi percorre
terzino una quartina sul pentagramma
che poi non vuol dire un cazzo
però
come la suoneresti tu questa strofa
in chiave di violino o contrabbasso
la seconda
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sul laboratorio
gallerie del vento
modelli in legno
dottori eccelsi
eppure il robottino fuggi
come pinocchio ricercava
il suo papà
ma invece trovò il fabbro
che lo fece diventare una statua
di ferro,
mentre l'aereo fuggi
i
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dolce
cade dal cielo
una splendida musica
cavalchi le onde
la giostra diventa divina
carillon parlano di bambini
e il loro primo sogno,
il mago accende poetico
colui che piccolo diventerà
grande
come l'amore che sento
nel mio
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una sola goccia
di buio nel tramonto
e poi la luna
Ora che mi è concesso un giorno e poi una notte
voglio parlarvi di quel crepuscolo a sud del mare,
nero di nubi all’orizzonte, caldo di pelle ambrata
e denso di tutte le scaglie di luce lasciate
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Forse la sua mano lasciò la mia
forse la mia mano lasciò la sua
Quando ci separammo
per linee diverse lungo i dolci fiumi
che acerbi alle sponde divise
passeggiando amareggiavamo
Forse il mio nome lasciò le sue
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 | Ninfa delle sorgenti
d'eterea bellezza il dono
d'ella s'invaghì il
pescator figlio della terra
ma ove regnò l'amor
infimo destin
s'intromise
per scelta voluta
d'un figlio partorito
del soave canto
si vide privar
laddove
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E' diventato grigio
l'azzurro del tuo principe
mia cara Biancaneve
ed anche le tue rose
risenton dell'inverno
cineree le tue gote.
Consolati al ricordo
del bacio che ti dava
destandoti per reggia!
Lo sai che la tua fiaba
è sogno
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La morte
infida e beffarda
sorrideva
e sulle sponde
del grande fiume
seduta
attendeva...
Nelle agitate
e torbide acque
le umane vite
impetuose
scorrevano...
Abile pescatrice
le sue reti buttava
e colme di morente
respiro di vita
sulle
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mi chiedo dove va la musica a morire
in bilico
nell'ignoto dell'anima
tra occhi di un mondo malfermo
a bucare
capita in un passaggio di lucciola
che mai se ne ha la distanza
melodia di ritorno tra mani
come scettro in una folgore
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Scriverò sulle tue dita
la mia rabbia più profonda
aspettando una farfalla
che trasformi la mia vita
Attraverserò illusioni
in compagnia di bianchi corvi
e vivrò senza paura
nella triste prigionia
Per credere che alla
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Accorto Ulisse che bisogno aveva
naufrago alla fanciulla rivolgeva
parole a lode della vaga forma
ed a modello scelse ben la palma
slanciata col ricamo della chioma
a nascondere il rossore della gota.
Nausica sì, tu dolce principessa
nel
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Portami, nei tuoi pensieri.
Entrerò nei tuoi sogni
quando ti vincerà la stanchezza
e cederanno gli occhi tuoi
al sonno.
Terrò con me gli acquerelli
e vestirò di colori trasparenti
i tuoi viaggi onirici,
sarò
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I sogni di un bambino, nascosti tra i colori,
che si alzano nel cielo, tra libere emozioni,
gli amori adolescenti, che cercano il domani,
nel segno di quel volo, leggero e silenzioso,
la fantasia che corre, su rotte in libertà,
seguendo
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*
t'uccido
così non potrai più tagliarmi ciocche di capelli
la notte quando dormo
per i tuoi stupidi souvenirs
ti elimino dal mondo
e non solo da quello che avevo immaginato
così la finisci di girar per casa con
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Perché non torni mamma a far la mamma?
Perché non riedi a noi addolorati
e ai piccoletti far la ninnananna?
Perché resti lontana dai tuoi amati?
Da quando ti partisti, o dolce mamma,
il focolare in casa è sempre
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Sopra gli scogli
come un verme
solco il cemento
di cubici blocchi.
Lo stupido uomo
ha erto le mura
protegge il denaro
dall'ondosa natura.
Iceberg insabbiati
in canonica fila
le coste basse
protette da furia.
Rocce inventate
il gioco
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come un'ombra
come una fiamma senza luce
cammino per il mondo
invisibile
ma voci nella testa mi guidano
per valli e laghi
dove usanze umane cavalcano illusioni,
ricordi
ricordi quando mi vedevi
ma non mi notavi
io uno come tanti danzavo
come
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6863 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 4171 al n° 4200.
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