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Le 7798 poesie in esclusiva dell'argomento "Natura"
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Acqua nelle iridi
ed uno sguardo infuocato
dentro una coltre d'angosce
ad astrarre un coraggio innato;
respiri gelidi
sospesi in un aree inquinato
sotteso al nitido cielo di maggio
cosparso d'un buio stellato;
e siamo ancora qui,
siamo ancora
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 | Infuria pioggia e freddo,
premature son le nevi,
venti grecali e di bora
sulle coste ad ogni ora,
terremoti e tsunami
scuotono tra sismici sciami,
scivolano fango e frane
portano sventura e male,
più non torna al mondo
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 | Dolci rintocchi in lontananza
si mescolano ai miei passi
nell’incolta brughiera
ove silenzi ovattati e declivi
mitigano l’aria pungente.
L’erba alta sembra un’onda
mossa dal vento che s’avanza.
Nell’imminenza d’un evento,
altro tempo
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| Sei ancora ansiosa di un lampo di luce,
oscura espressione di lacrime chiare.
Mi prendi e mi lasci;
hai tempi e modi diversi da altri pianeti,
e solo rimango in sordina
a guardare il mio Sé sparire
nel tuo bagliore ancestrale.
Vorrei
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seme di terra
spenta ai neri veleni
di fiume antico (D)
Quando l'ultima ape sarà morta,
chi ascolterà il respiro della pioggia,
chi volerà nel vento del mattino
con il fiato dei giorni a far da seme?
La terra sarà
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Buongiorno, Aurora
che saluti il sole
nel primo mattino
dell’anno.
Ti ho vista nascere
dall’oscurità della notte,
mentre Elio, spandeva
i suoi raggi sulla fredda
terra.
Anche la luna, si è
nascosta al tuo arrivo
e le
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trema di terra
la bruna spina esangue
a velo rosso (D)
La terra trema perché ha timore
dei primi germogli, delle ultime viole,
di qualche profumo ormai dimenticato
che evapora il dolore fra le sere nere
Il cuore teme le piccole
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Il sole arrossa lo stagno mentre il vento stropiccia
come un drappo la pelle dell’acqua.
E’ quasi sera.
Le oche a ventaglio approdano lasciando scie sfolgoranti
spegnersi nel crepuscolo.
I versi si fanno rochi, quasi rantoli aggrovigliati tra le
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Limpida fonte nel salto canterino
di pagliuzze spruzzata, ribolli
saltando le antiche virtù
sulla roccia dagli spigoli muschiati.
Umida
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Al fumar di fronde
cala l’ovattata nebbia
e tutto travolge e inghiotte
Sopita resta la natura
al grigiore del bacio
ed immota sta
Un sibilar di rotti rami
s’avventa fra stantie foglie
e’l vento spinge
Or turbina il biancore
che preme ad
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In una mattina di dicembre
la campagna si accende di colori
tutto sembra come sempre
e allora mi affaccio fuori
All'improvviso un rumore assordante
cattura la mia mente
sembra quasi un fiume in piena
e un brivido percorre la mia schiena
Alzo
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 | Mi trafiggi gli occhi
immenso cielo
e calpestando il cervello
penetri dritto il cuore
Sono tuoi i miei occhi
tu ti tuffi nel lago
e io vengo con te
nel dondolio delle acque
dove riflesse
due lune siamesi
vagiscono insieme
- Immenso
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Elettrizzante scena di natura
in quel rosso fuoco intenso
a salutar il giorno nel suo declino,
prima d'invasi- ve tenebre
splendida presente meraviglia
in riflesso accecante che contrasta.
Ricca palla... di fuoco ardito,
culla del raggio
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Ci troveremo al ponticello bianco
minuto osservatorio per folaghe
quando il bosco ha le tinte non vaghe
di una calda euforia creatrice.
Sull’acqua scivoleranno financo
due cigni innamorati e regali
col portamento di ospiti casuali
in
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la mano ferma
segna antica ruggine
su lune nere (D)
Cento e cento aurore fuori tempo,
l'argento dei dolori ora sarà breve
e le tante sere arroventate piano
con il viso rivolto al lato oscuro
Buio convesso, semplice riparo
per i
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Iata ... straluceste
ca un crai vioi
in linistea de aur
transparenta s- a marit
in miezul verii
suflet de cos impletit
ciresul
priveste lung,
de roade plin,
boier de curte,
fum alb strabatand
albastrul departarii
cantecul lui se va
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Vivo dove il cielo nel mare si confonde
dove a tarda sera l’istante si perde
dentro a un ora ch’è rimasta ferma
vivo
oltre lo sguardo che
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Turan |
17/12/2013 21:23| 475 |
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Cangianti le
dune,
di vetro
si fanno dei
bracci.
Il vento a
portarle lontano
con i petali secchi
ch'aspettano
rivoli d'acqua
a ridare,
vita e respiro ai
gambi mai morti,
come desti a Maria
da Gerico nel sacro
cammino.
Nulla
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Tu, che non temi le stagioni
creato eretto secolare e forte
nelle tue vene scorre un dono
il verde oro gustoso e buono
Lavora l’uomo al tuo cospetto
una volta l’anno ti prende di petto
ti scuote, ti graffia
e tu, sempre lì a respirare
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 | I fiori variopinti
si volgono verso
il Sole,
tanto da poterci parlare.
Noi non possiam saperlo,
ma è come se fossero amici...
I fiori guardano il Sole
ed Egli ha cura di loro,
come una madre
con suo figlio.
Il Sole canta,
sia
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Brevemente si flettono raggi
sulla ancor sopita campagna
includendo in tepido abbraccio
i nudi pruni e la sfaldata rosa
che di rugiada ancor intrisa
langue
La coda al ciel drizzata,
punta un gatto maculato
l'ultima foglia accartocciata
in
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 | Il pettirosso
danza lento
al suo cercare:
dona colore
al bianco arrivo
di nuova
neve.
Inverno cresce
e ramo spoglio
in veste d'acqua:
del ghiaccio letto
è il suo
dormire.
Dalla finetra
rigata al vento,
respiro forte
il
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| Chi conosce la montagna
Ne rispetta la bellezza
E apprezza quella forma
Che la nube grigia e densa
Ne nasconde la sua testa.
Quando il vento in un
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 | Il vento soffia
impetuoso.
Tu non lo prendi,
però sei preso,
tu non lo vedi
però sai
che
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Sei tu crudele cocchiere
nei viali morenti, pigri e distesi
che sol tempo prima furon istigatori di amori lieti
e di cui or non ne rimane neppur il mestiere .
Nelle tue viscere si muore:
muoion il sole e le aiuole in cornice .
Come anime
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Sviluppo ecosistemi
sulle prossime correnti
mentre indago
a quale era glaciale
possa indirizzarmi.
Inconsapevoli equilibri
all'unisono si spezzano
e rubano memorie scritte
al cuore di un ghiacciaio.
Si sgretola e cede
la sua millenaria
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Nella vallata
tra grotte e miniere,
la sorgente
di Picculu Mau,
sgorga freschissima l'acqua.
Non lontano,
troneggia Corongiu Acca,
dove l’aquila
dimora .
Froixeddu è
ammantata di gigli.
A S’Ortu Mannu
Sa Reina fa da corona.
La
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Triste Parigi d'inverno!
Un untume di nebbia e acqua
deprime la città dei lumi,
che scompaiono
dentro un velo di gocce.
L'anima divora,
l'aria tetra e scura
e lascia nudi
come una riva arida,
ma se c'è luce d'incanto
tutto
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Mavec |
13/12/2013 18:28| 622 |
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Credemmo che fosse
un semplice grido di rabbia
invece era l'urlo
di chi soffocato moriva.
La notte lunare
mostrava profili di dune
Gli sguardi sgomenti
scrutavano strani bagliori
Sorgeva dal buio
stupenda una sfera azzurrina
Sembrava
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Zapada a- nceput sa cada
soarele in vale
pe furis
copiii cu sani in catena
pe covor moale
galagie
si florile albe in geam
in serile de iarna
vers limpede
in templu se desface
amintandu- ti de toate,
freamat lung si pace pe
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Arrampicato appari all'orizzonte
sul far del mattino,
tra canute rocce
che irte s'elevano
nel rigido chiarore d'inverno,
su immaginari fiumi
e riarsi sentieri
dell'assetata tua terra,
mentre tornanti illuminati
s'inerpicano
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7798 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 3451 al n° 3480.
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