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♦ Pierfrancesco Roberti | |
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Le 2914 poesie in esclusiva dell'argomento "Uomini"
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 | Vorrei poterti dire quel che sono
un germe malcreato e interattivo
che vola in questo cielo percettivo
con ali sempre nuove e sempre tese
dalla sua mente fata indifferente
che adora intavolare con la gente
il desco della vita e all’occasione
non
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| Dalle feritoie della mia torre di guardia,
guardo in silenzio lacrime di affannata pioviggine,
moria di foglie vizze di uno stracciato autunno,
bagnare come polvere di strade avite
il solcare corrivo del restante inverno.
Scendono gocce stridule in
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 | Io certamente pazza
non lo sono
seguita dal tormento
e del frastuono
di questa testa molle
inadeguata
coi verbi manomessi
dall’andata
e i miei difetti
sono vari e tanti
che te li stendo
ai fili degli istanti
che passo insieme a te
e in
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 | Io non so se le parole
sono pronte a catturarmi
se non sono tra le viole
io col fiore a trastullarmi
ma l’ardente desiderio
di mostrare il mondo mio
forse è figlio di un criterio
col suo cupo borbottio.
E sono solamente quel che vedi
un
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Ramingo
in un arzigogolare
di forbiti versi
come un lampo
cattura l’attenzione
del
vanesio cantore
un rilucente
raggio di sole
che
con talento
da pittore
decora una ragnatela
a diamanti di rugiada.
Al laborioso ragno
abbaglia
tal
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 | Sono una mela marcia
a stare in mezzo a tanti
amara e riservata
acerba non mi pare
ma a maturarmi basta
girare coi viandanti
di questo mio abbandono
difetto appena nato
col gioco delle carte
da che mi son legato.
Sono una mela marcia
un
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| Chiedo pietà
mia nobile signora
ho molto peccato
da quando sono nato
e mi chiedo spesso
la ragione del mio sesso
son malato
e andrei curato
ma come fare
non so trovare
belle e brutte
le ho provate tutte
ma comunque faccio
sempre vi
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| Coloro e scrivo le verità dei suoli
inciampando spesso in qualche sasso
Nella bruma del cammino
fino alla sera del giorno
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 | Così diceva il tempo alla mia vita
“Tu parli all’infinito e non hai soste.
Mi sembri un prontuario di risposte
il calendario senza via d’uscita”.
Così mi son svegliata margherita
coi petali inzuppati di proposte
con cento porte
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Oscillava in sé, raccolta come se stesse
opprimendo un dolore, un canto silente
si elevava al cielo in quel corpo piegato,
dava le spalle al sole e dondolava.
Esistono ancora le ombre, ciglia che
chiamano inganni, ma una brezza di
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Io son per te il grande farabutto
spergiuro inconcludente e mangiatutto
il povero clochard senza un passato
dal tempo e dalla vita consumato
in questa piccolissima sentina
che si lamenta e brucia ogni mattina
l’amore le passioni e i sentimenti
il
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Ascoltare tutti gli uccelli del mattino
che inneggiano festanti il sole
non ancora altissimo,
senza accorgersi che il padrone chiama
o ignorandolo forse,
quanto basta per rispondere un sorriso
alla sua rabbia.
Poi il pensiero alla terra
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Si tace al mare
per soffiare nel vento.
Biondi di grano. Profondi
nel bel mezzo di una falla emotiva. Così
in papaveri bianchi al tramonto.
Si tace
di vele in assenza di fiato
gonfiate a sorpresa dai mari in rivolta.
Sprovveduti e innocenti.
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Cantano i marinai
in pieno mare aperto
la prua volgendo all’orizzonte,
cantano sognando
ognuno la propria Shangrilà.
Cantano i marinai
nel viaggio che dipana
tra marosi tempeste e traversie
pregando con fervore
tra una bestemmia e l’altra
che
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Siam divenuti uomini del giorno
oratori valenti di filippiche
razziste e menzognere.
Fomentatori di discordie
ed impostori con la vena
d'idealismo prosciugata
affatto inclini all'impeto morale.
Sfuggenti ed infidi malevoli
col fiato e con la
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Brucia il sole, storpia la strada
mistiche visioni e miraggi di montagna,
quando si avvicina il cielo
l'arrivo è solo un varco tra le nuvole...
Dallo stormo lo stacco
dopo uno scatto ancora un altro
via dallo sciame d'api
fino a sfiancar
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Condottieri di giochi
fratellanza e morte
cingevate l’alloro in fronte
partiste un dì ed il destino vi fermò
nel nome dello sport
siete vivi nel cielo immenso
divertimento tristezza
fu la vostra vita
ragazzi in maglia granata
eravate giovani
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Dimmi cantaor
delle grotte scavate nella nuda roccia,
le piante scalze della gitana
inebriata dal tuo lamento esausto.
Il fuoco avvampa da Guadix a Triana
nello schioccar di dita
e lo zapateado sensuale di piacere
dalla tua bocca di stagno e
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L’art de boucher les trous
en les confinant
comme un vulgaire détail...
de l’Histoire
Ils osent l’ignominie
dans leurs frasques populaires
pour grossir leurs rangs
sous leur drapeau qui plane
comme un funeste ancrage
Cordes cinglantes
qui
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Nelle faglie dell'assenza
s'annida la scintilla
della catastrofe.
Automi incatenati
alla socialità, alienati
dalla distrazione.
Corpi esiliati dall'essere,
dall'essere umani.
Genocidio afono:
la parola è rumore.
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Quante pietre tra i solchi
tante... da riempire un fiume
tante ... e tutte spigolose
ad attender i passi tuoi.
Tristezza che attraversa l'iter
polvere come oblio
ed in quell'oblio tutti i sogni
i tuoi, i miei... e quelli di tanti altri.
Ma
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Siamo stelle e poi stelle
disseminate nel cielo.
Siamo sogni e poi sogni. Tessuti intrecciati
nudi intorno ai capelli. Incantati e dannati
con la fede nel cuore.
Dove, senza sole o coperte
neghiamo la terra: mancando, perdendo.
Senza fine. C’è
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Un ballo truce
s'alza dal mare
violento ritmo,
di passi e alzate.
S'intrecciano
tumultuose l'onde
ad arginar barconi
di speranze.
L'acqua invade corpi
e spegne la vita, mentre
continua la sua danza
sulle ali del vento.
Non si
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Le sorti analoghe
delle continue
onde del mare
intensamente vivo
accalappiano
le viste
di menomati di cuore
propiziate dalle sponde
al veder quel finire
dentro loro simili
quel continuare
insistere
suonare
il rivoltare
a susseguire
il
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Sete su un vocabolo amaro,
pellicola persa
su un colore svanito
Un papavero si offre alla prima luce,
sarà il chiodo di quel bersaglio
poco più di tre minuti
(un sorriso di un soldato)
Il buio scivola leggero
dal diario della mente
tornerò
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Abbiamo idee originali che fugano le vie
da altri percorse - sparpagliate come sulla tela -
sicuri che chi è più sapiente potrà comprenderle
Siamo perle serrate dentro scrigni per chi la mente ha ottusa
non parliamo di noi -
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 | Nati d’aprile
fratelli del glicine e del vento
con quei sorrisi dolcissimi
fioriture improvvise di parole sussurrate
folgori
temporali covati nei cumuli di cieli
limpidi
e poi ancora a spiovere, sorrisi
disorientanti
le bussole e il cuore
nelle
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Dimmi, adesso dimmi uomo
se mai potessi aver la forza...
essere un essere che non dà perdono
essere uomo duro, di me, dura scorza.
Dimmi mio Dio, tu la tua croce
ed il tuo spasimo finale...
lo raccogliemmo in pochi,
molti di più
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Per il potere di altri,
per il profitto di altri.
Per aver posto l’umanità
seconda al danaro.
Ecco l’inganno che li ha portati
ad essere qui,
ora ricordati solamente
da una data sul calendario
Scempio, raggiro,
narrato
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Strane strade di periferia
due carte di un biscotto
scatola di latte intero
quattro cicche consumate.
Strane vie accanto ai palazzi
dove il poliziotto sta con il matto
il matto con la figlia di vita
e il violinista sta con un cieco.
Lui
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 | Incontro di storie
tempi ridesti,
dove la vita colora
cammini diversi.
Parlar di percorsi
mutevoli momenti,
lungo il sentiero
ognuno porta il suo peso.
Flash che filmano
essenze e momenti,
di lunghi viaggi
o percorsi corti.
Visi belli e
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2914 poesie pubblicate su questo argomento. In questa pagina dal n° 451 al n° 480.
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