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        |  | Salgono nubi a far da coltre al sole,
 si rabbuia il cielo
 e incombe elettrica
 aria stantia,
 sentor d’evento.
 
 Radi prima,
 solcano spazi
 tra opposti orizzonti, lampi
 e brontolio di tuono
 s’ode lontano.
 
 Sale rapido, il mutar di luce
 simile a notte intorno
 buio diventa
 saette accecanti, infine
 a lacerare l’aere.
 
 Come indistinte salve di cannone
 d’ogni parte esplose,
 rimbomba il tuono,
 vibra l’aria, e
 nello smorzarsi di fragor
 l’odor d’umida terra, arriva.
 
 Timide prima
 quasi timorose
 rade gocce cadono
 ad assaggiar terreno
 o richiamar le altre,
 infin come nebbia
 si rincorrono, precipitando.
 
 Squassati dal vento gli alberi
 in un turbinio di moto
 nell’indistinto intorno,
 piegano braccia
 ad invocar ristoro.
 
 Indefiniti i contorni
 avvolti da grigior scrosciante
 scorre l’acqua, in tumultuosi rii
 finché tutto s’acqueta
 
 Fumano i tetti
 lavati della calura,
 e sale alta nel cielo
 tra il brontolio di tuono
 la vinta arsura.
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        | Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore. La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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