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Hai custodito il mio biglietto
come una reliquia,
non ho potuto scusarmi,
non avevo scelto di rientrare a casa
dalla nostra luna di miele,
sfiorando le tiepide acque di Phuket.
Ora un vento caldo
sbatte le lenzuola
contro la finestra dell'albergo
che si oscura,
il vetro trasale
sotto una grandine improvvisa
scagliata da irosi venti.
Le nostre foto tremolano
sulle mensole, rovesciandosi;
la pesante videocamera
è incustodita sul letto
l'obiettivo chiuso.
Mentre a quest'ora
le luci tra Messina e Milazzo
escono ad una ad una,
in punta di piedi,
passando veloci
per la nostra casa vuota.
Ho visto i cormorani tornare,
remigrando al tramonto
sui laghi di Ganzirri,
e il faro di Sezaki
dalla rupe dell'isola,
far danzare il suo raggio
sulle trincee del mare orientale.
Ma ancora su Bangkok, un'acqua torbida
penetra e mulinella ogni cosa
al mercato galleggiante
ove si ode ancora
l'eco dei tuoi sandali.
Non ho potuto dirti
che quella notte aperta
sbatteva come una porta
senza di te e
io, come una maniglia rotta,
ti osservavo impotente,
e tu eri la serratura, la chiave,
il respiro ansimante
dietro quell'uscio invalicabile. | 

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