Con il fruscio notturno
delle tende beduine
ti effondo
un'altalena di capelli
sopra al ventre
e sulle cosce.

Seta di mirto e angostura
Tenebra di gelsomino e laudano
Spirale dannata
che vuole la resa!

Il tuo cervello apolide
è già altrove.
Perché tremi.
Come una corda d'arco.

E mentre inghiotti
rantoli scomposti,
le tue dita annaspano
intrecciandosi
all'ebano fruttato
dei miei crini.

Le raccolgo.
Come cuccioli di cerva
nel folto del fogliame.

Dentro alle tue viscere
la dissolvenza rapida
di litanie canore
nel delirio.

Ed io
ti stringo piano i polsi
perché il tuo cuore
possa esplodere
senza paura.