Spesso mi fermo
a scrutare il mare
e m’abbandono
al suo incessante
fluttuare.
Poi ascolto e,
richiamata la mia parte
più remota,
ne intendo le parole,
un gemito sommesso,
l’autenticità
dell’ esistenza,
presagi futuri.
Talvolta pare
m’inviti di notte
nel suo ventre
multiforme,
io tentenno
e poi rivedo
quel tempo
in cui l’estate
durava tutto l’anno
e il giorno dimenticava
di tramontare
e fra le dita
nutrivo bagliori
d’aspirazioni.
Il mare
mi sente ripensare
e mi sussurra
d'osservarmi
nel suo specchio
irrequieto:
riconosco
un arcobaleno
di boccioli,
passi avanzare,
mani raccogliere,
un immenso amore
inseguirmi,
occhi bendati
per non vedere,
le mie parole
distruggere
e ricostruire.
Il mare è adirato,
le sue onde
sono schiaffi
contro scogli sordi.
Il mio tempo
mi attende