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 | ♦  Salvatore Ambrosino   | 
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          | Poesia del concorso Filastrocca di Natale 
  
  
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        | Quand’ero ragazzino, mi ricordo scrivevo sempre a Babbo Natale
 e lui, perfettamente puntuale,
 ci raggiungeva col suo passo sordo.
 Me ne lasciava una stanza intera
 di regali, sistemati a schiera!
 
 Pure io, quand’ero ragazzina,
 aspettavo sognante i bei Natali,
 annotavo il nome dei regali
 in bella copia sulla letterina.
 Me li portava tutti, gentilmente,
 paletta, secchiello e salvagente!
 
 Io pure mi ricordo da bambino
 gli scrivevo e ne chiedevo tanti
 ma mi portava sempre sciarpe e guanti
 e mai una macchinetta o un bel trenino.
 - Come faccio ad avere quel che voglio?
 - Mio padre rispondeva: scrivi meglio!
 
 Invece io, che abitavo al quarto piano,
 pe’ quanto li aspettassi ansiosamente
 Babbo Natale ‘n me portava gnente,
 perciò ho pensato che aspettavo invano.
 Se avessi abitato in basso, se...
 l’avrebbe rigalati pure a me.
 
 Io invece, quann’ero piccolino,
 quell’anno li volevo proprio tanto,
 me dissi: chiudo l’occhi e m’addormento,
 e domattina guardo nel camino!...
 Appena giorno, l’incanto s’è infranto
 dentro al camino vuoto e tanto spento.
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