Non resta che un respiro insonne
quando affacciandomi
a un cielo stanco,
alla riva di un giorno qualunque,
mi ritorni nei vicoli della mente.

Avanti, indietro, passi incerti,
dispersi nei cortili dell’inquietudine,
mentre il tuo profumo sembra
ancora che parli fra le trine
di una giacca lasciata appesa
nell’armadio dei ricordi...

E mi addormento,
stonando fra le lacrime
una canzone dimenticata
di un vecchio carillon,
abbandonato alla furia
del tempo che passa,
che tutto consuma,
ma nulla cancella.

E nel rumore
fragile del vento,
chiudo gli occhi,
ed il sole ritorna.