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 Poesia sul tema Guardandomi dentro 
  
  
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        | Guardannome drento io mo ce lo so’, ch’è ddura la vita, m’adesso però,
 sto aruvinato pe’ circa trent’anni,
 doppo ave’ fatto ‘n casino de danni.
 
 Mi madre me disse: ”fijo ‘n do’ vai,
 sta a ccasa, n’esci’, te ficchi nei guai,
 de notte se dorme, nun ze va ‘n giro,
 che po’ io sto qua, t’aspetto e sospiro”.
 
 Ma j’arisposi de nu’ rompe tanto,
 che nu’ zzo’ certo no stinco de santo,
 me posso vede li cavoli mia,
 e nun c’ho paura de chicchessia.
 
 Così me n’annai verzo er destino,
 già sott’er portone ce stava Gino,
 po’ venne puro ‘na machina bianca,
 che ce portò vecino a la banca.
 
 Appena inizziata l’operazzione,
 de corza ariva ‘n grosso furgone,
 tre poliziotti co’ la carabbina,
 mannati pe’ noi de la rapina.
 
 Io n’ c’ho ppiù visto e co’ la pistola,
 sparanno j’ho dato l’urtima sola,
 passato u’ mmese po’ c’hanno piato,
 è da quer giorno che sto carcerato.
 
 E mamma poraccia pe’ crepacore,
 nu’ je la fatta e co’ du’ tre ore,
 è pe’ corpa mia che sse n’è ita,
 lassanno tutto è morta stecchita.
 
 Ho tòrto la vita a quattro perzone,
 drento me strugge la disperazione,
 co’ ‘sta corda ar collo mo m’abbandono,
 speranno che Dio me da er perdono.
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    |  |  Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
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            | «L’autore è convinto che non si nasce buoni o cattivi, ma è il nostro vissuto che ci porta ad essere angeli o diavoli, però tutti abbiamo un’anima e una coscienza, che al momento opportuno ci chiedono il conto.» |      
     
 
                
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