Rêverie di Jeannine Gérard (Introspezione)

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Considerazione dell'autore

«Quand j’ouvre les yeux, que ce soit au printemps, en été, en automne ou en hiver, je pense à la phrase de Marc- Aurèle, Empereur romain, Philosophe stoïcien.- « En te levant le matin, rappelle- toi combien précieux est le privilège de vivre, de respirer, d'être heureux. » -Voilà donc les derniers vers de ma poésie…se soumettre à l’ordre des choses et jouir des moments précieux que la vie nous offre avec ou sans soleil… facile à dire beaucoup moins à faire, mais tenter ne nuit à personne.»

Inserita il 18/05/2012

Rêverie

Introspezione

~ * ~
Ce matin
j’ai été éveillée
par un bruit léger.

C’était le ciel qui pleurait.

Indifféremment
ensommeillée,

je ne sais pourquoi,

je me sens ballottée
sur une mer d’inquiétudes.

Suis- je malade?
Non!

Abandonnée du monde?
Moins encore.

Non!
Ce n’est qu’un accès
d’humeur morose

qui vient
me transpercer le cœur
avide d’heur.

La lune pâle
semble se hâter
tant elle a froid
dans ce grand ciel austère.

Riche de rumeurs lointaines
l'aube revient

et la terre
dans son dénuement,
me remplit de mélancolie.

Les souvenirs dérivent alors
en ma mémoire
et la rêverie devient profonde
et solennelle.

Seule dans mon lit,
j'aime à me réfugier
dans l’enfance

quand,
en plein hiver,

dans le fond de la cheminée,

je regardais
les hautes flammes
aux dents pointues

illuminer
ses noires profondeurs.

Je revois
à travers les vitres embuées,

les arbres
tendre leurs grands bras décharnés
sous un ciel sale de nuages gris
aux formes moutonneuses.

J’entends encore le vent chanter
sous mes fenêtres closes.

Et là, à contre jour,
dans le silence,

je revois
couché à mes pieds,

Sultan,
mon chien,

se laisser charmer
par mes tendres caresses

et ses yeux tout ronds
briller d’ivresse.

Je vois ma mère
me rembourrer les couvertures
me donner un long baiser
et sa voix douce chuchoter:

« bonne nuit ma chérie. »
Ô, la délicieuse extase…

Combien d'autres souvenirs
me captivent
et me laissent rêveuse.

Ô, tristesse
du temps qui s'écorche.

J'entends ici aussi
le vent déchirer l'air
et hurler en forme de menace.

La pluie se rebelle
et bat aux vitres maintenant.

Je songe
à ceux qui sont dehors,

« aux déshérités. »

À leurs pieds,
un brasier qui achève de brûler
sous l'allant des heures.

Je vois leur ombre
qui fait des grands tas noirs
quand la nuit tombe
brumeuse et grelottante

et que toute entière,
a l'air de prendre.

Mais la flamme
bondissante du brasier
reprend la forme
de leur être chétif et résigné.

Je vois alors leurs visages
et leurs mains reparaître
et dans leurs yeux
une étrange lueur:

« d’espoir peut-être. »

Et je sens monter en moi
une folle pitié.

Je regarde à travers les vitres
la tristesse d'une fin de journée
où déjà perce l'hiver

et je vois,
comme dans un rêve...

la folle mer qui se brise
là-bas,

dans les escarpements
entrecoupés de grottes intrigantes

et les vaguelettes affolées
que la foudre a renversées,

s’égarer
à travers les écueils.

La douce rumeur vient bercer
ma rêverie enfantine.

Que ne ferais- je
pour une moratoire des heures?

Survivre alors à la migration…

de la grive musicienne
au chant doux et mélodieux,

du soleil,
qui réchauffait mon cœur…

et la rêverie sensible et folle
ramène mon esprit à la soumission

devant l’immuable.
.
- - - - - - -
.

Fantasticheria
.

Questa mattina
sono stata svegliata
da un rumore leggero.

Era il cielo che piangeva.

Nel pigro
dormi veglio,

non so perché,

mi sento ballottata
su di un mare d’inquiétudini.

Sono malata?
No!

Abbandonata dal mondo?
Ancor meno.

No!
Non è che un accesso
di malumore

che viene a trafiggermi il cuore
avido d’amore.

La luna pallida
sembra affrettarsi
tant'ella ha freddo
in questo vasto cielo austero.

Ricca di rumori lontano...
l'alba ritorna

e la terra,
nella sua indigenza,
mi riempia di malinconia.

I ricordi derivano allora
nella memoria...

e la fantasticheria diventa
profonda e solenne.

Sola nel mio letto,
amo a rifugiarmi nell’infanzia

quando,
in pieno inverno,

in fondo al camino,

guardavo le alte fiamme
dai denti acuminati,

illuminare i suoi neri
alveoli.

Rivedo
attraverso i vetri appannati,
gli alberi tendere
le loro braccia scarnificati

sotto un cielo
sporco di nuvole grigie
dalle forme increspate.

Sento ancora il vento cantare
sotto le mie finestre chiuse.

E là, nella penombra
nel silenzio,

rivedo,
sdraiato ai piedi miei

Sultano,
il mio cane,

bearsi
delle mie tenere carezze
e i suoi occhi tondi tondi
brillar d'ebbrezza.

Vedo la mia mamma
rimboccarmi le coperte,
donarmi un lungo bacio
e la sua voce dolce sussurrarmi:

" buona notte piccola mia."
Oh, la deliziosa estasi...

Quanti altri ricordi m’accattivano
e mi lasciano sognante.

Oh, tristezza
del tempo che fugge.

Sento anche qui
il vento lacerar l'aria
e urlare minaccioso.

La pioggia si ribella
e picchia ai vetri adesso.

Penso a colori
che sono là fuori:

“ai diseredati.”

Ai loro piedi,
un braciere che finisce
di bruciare

sotto l'andare delle ore.

Vedo la loro ombra
che fa dei grandi mucchi neri
quando la notte cade
nebbiosa e tremante

e che tutta intera,
ha l'aria di agguantare.

Ma una fiammella
balzante dal braciere
riprende la forma del loro essere
gracile e rassegnato.

Vedo allora i loro visi
e le loro mani riapparire

e nei loro occhi
uno strano bagliore,

" di speranza forse."

E sento salire in me
una grande pietà.

Guardo attraverso le finestre
la tristezza di una fine giornata
dove già spunta l'inverno

e vedo,
come in un sogno...

il pazzo mare che s'infrange
laggiù,

nelle scarpate
intervallate di grotte inquietanti

e le piccole onde impazzite,
che il fulmine ha rovesciato

smarrirsi
attraverso gli scogli.

Il dolce rumore viene a cullar
le mie fantasticherie infantili.

cosa non farei
per una moratorio delle ore?

Sopravvivere allora
alla migrazione...

del tordo musicista
dal canto dolce e melodioso,

del sole
che riscaldava il mio cuori.

E la fantasticheria sensibile e folle
riporta il mio spirito alla sottomissione

davanti all’immutabile...

~ * ~

Jeannine Gérard

15/11/2011 12:20| 1945|

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