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        | Vicino casa mia, ce sta ‘na famijola, si er pupo nun c’ha er giocherello,
 comincià a fa i nervetti poverello,
 la madre lo pija ‘n braccio e lo conzola.
 
 Invece de sta quieto er doppio strilla,
 la madre casca ‘n crisi poveretta,
 e nun je basta manco er latte co’ la tetta,
 e butta all’aria, ciuccio e camomilla.
 
 A quer punto er padre fa er maschietto,
 dice: “mo’ so’ botte, hai rotto co’ i nervetti”,
 così er pupo diventa ‘n diavoletto,
 
 allora escheno de casa a fa ‘n giretto,
 e je crompano pure du’ giocattoletti
 così de sera se riesce de annà ar letto.
 
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 Co’ sto’ gioco se vizzia er regazzino,
 basta che abbaja e ottiene l’osso,
 peccato che poi diventa grosso,
 e penza che ‘r monno 'ntero è cretino.
 
 C’ho idea che er capo è ‘n pupetto,
 che investe male, poi piagne e tira botte,
 co’ li buffi nun po’ più anna’ a mignotte,
 ar golfe o in barca, se stressa poveretto.
 
 Lo stato ja dato i sordi pe’ carmallo,
 ma lui c’ha avuto le pretese,
 la banca nu je frega de fermallo,
 
 e porta i sordi nostri fora dar paese.
 Ma nun è ‘r problema de ‘na famija sola,
 semio tanti e la notte nisuno ce conzola.
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