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Chi con garbo e delizia
compone versi a iosa,
poesia come musica
che dolce e ridondante
alla gente appare
sì tanto appetitosa
perché assai forbita
e spesso con morale,
non si comprende
perché ripeter vada
che l'opra sua non vale,
che suo è decadente
non d'altri il verso
e par non darsi pace
per rime ricercate
dalla musa ben celate.
O falsa allor è la modestia
nel voler affermare
che il suo è un indicibile
inutile poetare,
o a me comune mortale
dell'autostima che resta,
se da tal confronto passa poi
la voglia di verseggiare? | 

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Opera pubblicata ai sensi della Legge 22 aprile 1941 n. 633, Capo IV, Sezione II, e sue modificazioni. Ne è vietata qualsiasi riproduzione, totale o parziale, nonché qualsiasi utilizzazione in qualunque forma, senza l'autorizzazione dell'Autore.
La riproduzione, anche parziale, senza l'autorizzazione dell'Autore è punita con le sanzioni previste dagli art. 171 e 171-ter della suddetta Legge.
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«Per non equivocare, è chiaro e neppur troppo latente il riconoscimento a chi ha indiscusso talento e di tal suo modo sa farsi ironicamente apprezzare ... tanto da ispirare anche questa "poesia", la cui essenza poi non è altro che l'autoironia descritta nella perdita della propria stima!» |
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