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Io mi portai a sedermi, tra le mentite spoglie
del vile che tradisce, che poi si muove a doglie;
un sordo che a vedersi nei seggi malandrini
rimuove ancor la sorte e beve e prende botte.
Sui prati della morte lo scontro si fa or forte
per chi da quelle rotte si abbarbica alla vita,
e fugge e poi ritorna per spendere i talenti
che spese da bambino tra i poveri perdenti.
La luna che sì tramonta d’argento lo colora,
e sposo allo divino tra mille poi si posa
da un dì riprese volo per bere e riposare;
agli angeli perduti preghiere vuol suonare | 

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«quando un uomo ha sperimentato ogni meschinità umana, ogni bene, e tutta la propria fragilità deve fare, a un certo punto, delle scelte ma, come diceva Kierkegaard, la libertà di scelta dell'uomo non ne fa la sua grandezza ma il suo perenne dramma. La fede forse può salvarlo dalla follia.» |
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