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| O cittino, a me tu m'hai rotto
ma propio parecchio są.
Vulivi che t'amassi
anco se s'era tutti dua apaiati:
io un vulivo pe' principio
ma 'ppł, ala fine, ce so cascheta.
T'amo... m'ami...
te penso... me pensi...
se pariva quelli de la reclame de la telecomme
ma s'era propio billini, noi du' strulli
(ma me są che ala fine de' salmi s'era solo du' stronzi) .
Ce semo innamorati,
pu' ce semo pomiciati per benino,
te n'accordi sģ, eppł?
'Pł, de punto 'n bianco 'n te s'č pił arfatto
vedere e manco sentire
e m'č lasciato qui da me
-brutto stronzo d'un burino-
a aspetta' che 'sto telefanino
'ncuminci a sonare
(ma pł come farą a andare senza 'l filo
ullo mica capito ancora... mah)
o che son giochini da fasse alla tua etą...
Ovia... un siamo mica pił picinini są...
A me me pari propio un bel bischero,
o un t'emporta njente de me
o č finito i guadrini per compratte
quelle pasticchine blu'...
e č paura de fa 'na figuraccia.
(a me me sembra pił la prima peroe)
Mah... comunque sai che te dico?
Ma va'n culo va, che de stronzi come
e peggio de te č pieno 'l mondo
basta che un se presentan
tutti a l'uscio de casa mia
perché al prossimo giro
piglio lo schiuppino... |
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«Questo č il seguito dell'altra mia dialettale...» |
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