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            | Motolese  CiroLe 14 poesie di Motolese  Ciro |  
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        | Ancora tu nei rintocchi
 di sandalo
 delle meretrici,
 nell'afa
 che sfiata
 dalle mie narici.
 
 E poi
 ancora
 tu,
 nelle ossa spezzate
 delle mie giornate
 e nell'ingombro
 di vie affollate
 si compie
 la tua venuta,
 apparizione muta,
 agli
leggi
  
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        | Sono di làda
 Giulia
 le calendule in fiore.
 Le bianche malinconie
 di borotalco
 da sublimare
 nell'incedere
 dell'ora
 cedua
 ed
 esiziale.
 
 Giulia è nelle sale d'attesa.
 Negli occhi delle case.
 Nell'ugola
 pendula
 che cola
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        | Sfonda e sfiataa folate
 deragliando
 l'ancestrale presenza,
 toccando
 nell'addosso di cumuli
 culmini di onnipotenza.
 
 La blatta esangue
 immemore del diurno
 con sè non si concilia
 rimuginando svaghita
 punto nero nottambulo
 dimentico
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        | Nel trambusto di mediocri pendolarieri il mio corrimano
 di raso,
 la vite sbagliata all'incavo
 adattata al caso.
 
 Ora
 che al tocco
 risuona vuota la vita
 mi riparo
 dal destino e i suoi soprusi
 annegando la mia stanza
 in un celeste d'occhi
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        | Come placenta molleil mio pensiero
 ti accoglie
 nel velluto di giornate
 malinconicamente
 spoglie.
 
 Solo tu
 non devi bussare
 alla mia porta
 per entrare,
 ma accarezzare,
 
 e come punte di spilli
 i minuti insistono
 sulle mie ferite
 e
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        | Cedi all'attimo
 con un pianto
 per averne
 poi
 mille in cambio
 di meraviglie anellanti
 anelate
 tra i risvolti
 delle noie
 consuete.
 
 Nell'incanto
 guance stanche
 come scogliere
 bianche
 frangono
 il mare caduco
 di occhi insonni
 nella
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        | Sillaba il tuo nomela pioggia
 nel cadere
 togliendo il senso
 al silenzio
 di un tiepido
 pomeridiano
 
 e divaricando
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        | Vale non aspetta,non usa virgole
 chi vuole vivere in fretta.
 
 Vale è sola,
 ma fa una piega e finge
 e quando
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  Invia un messaggio privato a Motolese  Ciro. 
 
 
 
 
  
  
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        | Fummo frammentidi esplosioni stellari,
 miniature d'infinito
 lanciate
 in uno spazio tempo
 occasionale.
 E diventammo
 l'uno per l'altra
 solo ricordanza
 con la stessa consistenza
 di aliti
 rappresi
 su vetri
 di finestre
 infinite.
 Le
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        | Siamo stessiin me
 stesso
 solo.
 Nel declinare,
 sei andata,
 lasciando
 una tua sembianza
 disossata,
 diventata mia chiesa.
 E vi entro
 in punta di piedi,
 da presenza lesa,
 attenzionando nello stare,
 perché Dio stesso,
 ad ogni passo
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        | Riluttante ti mostri al tentativo
 ma tu lo stesso sei
 il mio destino,
 anche se frapponi
 con le tue incostanze
 distanze immani
 da vicino
 e allontani.
 Tu lo stesso sei il mio destino.
 Anche se mi travesto da perdente
 nei nostri
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        | I tuoi silenzimiele amaro
 in cui ti abbandoni.
 Luoghi ovattati
 addobbati
 da principi sbiaditi.
 
 I tuoi silenzi
 come luminescenze
 di insegne al neon
 vanno e vengono
 in un continuo ritoccare cose
 che danno sofferenza
 a intermittenza
 in un
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        | Giorni in cui provammo
 a rimanere
 nel tempo,
 a condurre vite
 che bruciano l'attimo
 restando per sempre.
 
 Si ritorna nudi
 nel posto
 dove si è "cominciati",
 nudi,
 cosi come nudi
 si è arrivati.
 
 E mentre il
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        | Mani alle labbraquasi a trattenere
 la parola che non t'aspetti,
 venuta fuori
 come un singhiozzo dell'inconscio,
 un gesto dell'anima incarnato,
 un riflesso innato
 del se' più vero
 che riaffiora dentro
 nella distrazione di un
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