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♦ Gian Franco Dandrea | |
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Marzia Sandri Berkana67
Le 18 poesie di Marzia Sandri Berkana67
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Adesso che sei il mio divenire
ti assorbo goccia a goccia
sulla mia pelle
Fluisce
di cristallina corrente
il desiderio
tracimando
dalla perplessità
dello sguardo
Confuso
quasi dimenticato
lungo il fremente susseguirsi
di un
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Sorvolo
con ali solitarie
di inusitata sfrontatezza
Panorami svuotati
di un sentire
lontano
Tiepidi di colori
distratti
di cangianti sorrisi
spogliati
E rincorro
eserciti di parole
di ritorno
da un ieri forse mai stato
per strappare a
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Non mi resta di te che questo dolore
Fiera rabbiosa
che mi sbrana a morsi le viscere
rapace in picchiata
che mi affonda il becco nel petto
e mi spolpa il cuore
risacca di nuvole e vento
che mi strappa l'anima
Non mi resta che questo
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Ora che sono colmi gli spazi
Fra le mie domande
Non so più
Cosa cercare
Sull'arenile
Delle tue distanze
Piana
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Danzerò per te
E intaglierò
Effimere farfalle
Nel riverbero di luna
Delle mie fantasie
Tessendo diafane visioni
Coi fili seduttivi
Della mia imprudenza
Danzerò per te
E comporrò melodie
Fluttuando le
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Toccami l’anima
come brezza
sommessa
carezzante boccioli
sconosciuti all’inverno
come raggi
radenti dell’alba
sulle spighe
incappucciate di sole
come sguardi
raminghi
di una luna incostante
vacillanti di luce
Toccami l’anima
e
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Non si offusca
Il riflesso
veritiero e puro
del tuo volto
di aurora acerba
con le lacrime
di pioggia
austere e inquiete
affollate
lungo il margine
frastagliato delle nubi
fervente simulacro
dei tuoi occhi
fanciulli
Sembianza svelata
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Sei tempesta dei sensi
impetuosa
profezia di proposte
sfrontate
Sei conquista di terre
perdute
sedimento di lusinga
orgogliosa
Sei il ricordo grondante
dagli occhi
quale gioco di arabeschi
intricati
Sei l’ardore dei
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Stringo fra le dita
le dolci parole
dimenticate
dalle tue labbra
sull’onda fuggitiva
del sole calante
Avvolgo nella seta
i gesti gentili
affidati
dalle tue mani
ai riflessi ammiccanti
dell’acqua incostante
E inavvertitamente
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Sognami
Dallo spazio dischiuso
Di due labbra vermiglie
Dai respiri di note silenti
Di un modulato rimpianto
Sognami
Dal fugace mostrarsi
Dell’arcobaleno
Dalle chiome
Vibranti al sospiro del cielo
Dall’eterno riecheggio
tra il pianto e
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Vola
Sull'orizzonte
Delle mie ciglia
Come piuma
Che annega
Nel candore inerme
Del mio ventre
E percorri
Passi dimenticati
Lungo le scogliere
Dei miei fianchi
Non lasciare
Che le praterie
Scolpite tra
I miei seni
Inaridiscano
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Non c'è lacrima
Che non riverserei
Per farne specchio
Perpetuo
Riverbero
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Hai occhi
Grandi
Da riempire di sogni
E riccioli
Ribelli
Da intrecciare nel vento
Intingi
Le tue labbra
Nel succo rosso
Dei lamponi
E tendi al cielo
Le braccia
Quali rami fioriti
Perché baciandoti
Possa illudermi
Di
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Spalancato
Come bocca affamata
Il libro che hai lasciato aperto
Sul mio letto
Senza leggerlo mai.
Danzano le parole
Nel disordine ritmato della prosa
Cercano significato
Nella prospettiva di uno sguardo
Evocano afflati
Ignoti e mai
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Il dorso del mare
s’offre al cielo
schiumando risacca
Mentre il ventre
cedevole e fluido
si strugge di stelle
Membra spumose protese
lambiscono la vastità
e un barbaglio spettrale di luna
ripete voci dimenticate
Incide il
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Un'immagine, un sogno
E l'amore di un attimo
Che fugge a nascondersi
Dietro la luna
E tu che mi tendi la mano
Di là dallo specchio
Di un incerto futuro
Ghermisce le mie orbite vuote
Un cielo di nuvole scure
Velato il mio sguardo ti
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Vorrei esserti
figlia
e poi madre
Prima ancora
che
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Vorrei avvolgere il tuo cuore
nel velluto di petalo dei miei baci
per riporlo nel cassetto dei miei sogni
Accarezzare col respiro le tue parole
per lenire la paura
e ricamare fiori sulle tue speranze deluse
Ma posso solo avvincerti
con
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